Il pericolo sottovalutato della New Age

Il pericolo sottovalutato della New Age

di Pietro Licciardi

TRENT’ANNI FA LA CEI AVEVA MESSO IN GUARDIA SUL FENOMENONEW AGE, UNA RETE INFORMALE DI FALSA SPIRITUALITÀ CHE NEL FRATTEMPO HA CONQUISTATO LA SOCIETÀ, COMPRESI VIDEOGIOCHI…

La nota pastorale del Segretariato per l’Ecumenismo e il Dialogo della Conferenza Episcopale Italiana L’impegno pastorale della Chiesa di fronte a nuovi movimenti religiosi e alle sette, del 30 maggio 1993, ha segnalato come fenomeno nei confronti del quale si doveva esercitare, in Italia, una particolare vigilanza, assieme ai testimoni di Geova, il movimento New Age, per le sue caratteristiche qualitative di realtà fluida, sfuggente e, quindi, atta a infiltrarsi anche negli ambienti cattolici.

Il New Age non è facilmente inquadrabile, essendo più uno stato d’animo che una convinzione e dal punto di vista sociologico non è inquadrabile in nessuna delle categorie normalmente utilizzate per i fenomeni della nuova religiosità contemporanea: nuove religioni, nuovi movimenti religiosi e nuovi movimenti magici. Si tratta piuttosto di una “rete” di gruppi informali che hanno interessi e idee in comune, pur non sentendosi vincolati da gerarchie e strutture, e creano spazi di incontro, di discussione o offerta di consulenze.

Semplificando un quadro molto più complesso si può parlare di tre network principali il cui punto di incontro è il New Age: le spiritualità alternative, le terapie alternative e le politiche alternative.

Interessante per comprendere questo mondo, in voga negli anni Novanta del secolo scorso ma che ancora ha la meglio nel mondo dei media in senso lato (v. ad esempio il gioco d’azione per PS5, Xbox Series X|S e PC The Chant, che uscirà ad autunno e vi si ispira esplicitamente), la Storia del New Age.1962-1992 di Massimo Introvigne pubblicata per i tipi di Cristianità. Il noto sociologo delle religioni comprende nelle spiritualità alternative tutti coloro che hanno un interesse per il sacro, ma che sono alla ricerca di qualche cosa di diverso dalla tradizione cristiana, rivolgendosi ad esempio alle religioni dell’Oriente, celtiche, lo spiritismo che – rivestito di panni “scientifici” – il New Age ripropone con il nome di channeling; e dell’esoterismo; l’interesse per messaggi religiosi che verrebbero trasmessi dai dischi volanti; le credenze – diffusissime, anche se formulate in modi diversi – nella reincarnazione e nell’astrologia moderna.

Il secondo grande network è costituito dalle persone interessate alle terapie alternative, a forme di ricerca della guarigione e del benessere psico-fisico diverse sia dalla medicina ufficiale sia dalla “preghiera di guarigione” praticata da numerosi gruppi cristiani, particolarmente pentecostali. Le porte per accedere a questo network sono innumerevoli: dalle numerosissime medicine “olistiche”, che vorrebbero curare insieme il corpo e lo spirito o che gettano un ponte fra Oriente e Occidente come il reiki; agli stili di vita vegetariani o vegani, ai movimenti di recovery, che estendono lo schema dei “dodici passi” – originariamente sviluppato dagli Alcolisti Anonimi – al tentativo di liberarsi da “dipendenze” così diverse fra loro come la dipendenza dalla droga, la dipendenza da un familiare autoritario e la dipendenza dall’abitudine a contrarre debiti.

Il terzo network, che fa da porta d’accesso al New Age – informa sempre Introvigne – è costituito dalle politiche alternative, tutte variamente derivate dalle teorie ecologiche elaborate a partire dal 1972 dal filosofo norvegese Arne Naëss, il fondatore dell’”ecologia profonda“, che ha ispirato popolari scienziati del New Age come Fritjof Capra e insieme tutta la “nuova politica” che si è espressa soprattutto negli Stati Uniti nel cosiddetto “movimento dell’arcobaleno“. Arne Naëss distingue fra ecologia di superficie ed ecologia profonda. L’ecologia di superficie è quella che si interessa di singoli interventi, ad esempio salvare le foreste o certe specie animali in via di estinzione. Secondo il filosofo norvegese queste modeste riforme ambientalistiche non vanno all’autentica sostanza dei problemi. Il vero avversario, secondo Arne Naëss, è l’antropocentrismo, la visione che risale alla Bibbia e che mette l’uomo al centro del mondo considerandolo qualitativamente superiore alle altre forme della natura, mentre l’uomo, in realtà, sarebbe soltanto una delle tante forme della realtà vivente, senza un valore intrinseco particolare e superiore — per esempio — a quello degli animali; a queste tesi si sono alimentati i vari movimenti “animalisti” nati negli anni 1970 e 1980.

Come si vede, se negli anni Novanta il New Age poteva sembrare una moda, roba da fricchettoni e da “alternativi”, ma pian piano si è insinuato in profondità riuscendo a cambiare la mentalità delle masse, man mano che hanno fatto sempre più breccia le medicine alternative, l’astrologia, l’ecologismo. Tanto è vero che neppure si riesce più a capire, in ambito cattolico, quanto sia inopportuno e fuorviante l’adesione acritica di tanti cattolici, parrocchie e persino vescovi alle attuali battaglie di certo ambientalismo che considera appunto l’uomo un cancro per il pianeta, magari in nome di una male interpretata e male intesa Laudato si’ (24 maggio 2015) di Papa Francesco.

Altro segnale è il numero di persone che, pur frequentando parrocchie e santuari, si dichiarano vegetariani o addirittura vegani. Insomma i timori a suo tempo espressi dal Segretariato per l’Ecumenismo e il Dialogo della Cei erano più che giustificati.

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