L’errore del medico? Spesso frutto di corruzione o conflitto di interessi

L’errore del medico? Spesso frutto di corruzione o conflitto di interessi

di Don Gian Maria Comolli

I CASI DI CORRUZIONE E CONFLITTO DI INTERESSE NELLA SANITÀ ITALIANA SONO IN AUMENTO. OLTRE CHE A NUOVE ASSUNZIONI, INVESTIMENTI E FORMAZIONE PROFESSIONALE, IL SETTORE NECESSITA QUINDI ANCHE DI PIÙ TRASPARENZA E DIFESA DEI PROFESSIONISTI E DEGLI OSPEDALI DALLE LOBBY

Errare humanum est (Commettere errori è umano). Questa massima latina, molto realista, ci ricorda che ogni uomo commette degli errori anche nell’esercizio della sua professione, compresa quella sanitaria. Esaminiamo dunque gli sbagli del medico e la sua responsabilità.

L’Institute Of Medicine (oggi National Academy of Medicine-NAM) definisce errore medico quella «mancanza di completare un’azione come pianificata o l’uso di una strategia inadatta a raggiungere un obiettivo». Di conseguenza, ogni danno in materia «è causato dalle cure mediche piuttosto che dalla malattia di base o dalle condizioni del paziente».

Tre sono le tipologie di errori in medicina: conoscitivi, applicativi e operativi.

L’errore conoscitivo è perpetrato indipendentemente dalla professionalità del sanitario, in quanto i progressi scientifici e i farmaci, soprattutto quelli innovativi, devono sempre confrontarsi con dubbi e incertezze. Da ciò, scaturisce l’esortazione alla umiltà intellettuale del medico che, dominato a volte dall’ebbrezza d’onnipotenza nell’esercizio della sua originale professione, si sente autorizzato all’accesso al corpo altrui per mettere in atto sentenze di vita o di morte. Per esaminare correttamente l’errore conoscitivo di cui il medico non ha colpe, anche il paziente deve saper distinguere tra “medicina dei diritti” e “medicina dei desideri”, sfatando il mito dell’infallibilità della clinica e dell’illusoria onnipotenza della medicina, come pure quello della salute perenne in ogni fase della vita. Alcuni percepiscono infatti le patologie come croniche e invalidanti ed i connessi percorsi di vita come scalfiti dalla fragilità, come un diritto negato ad una felicità promessa. Per questo si procede spesso, nei nostri tempi, all’investigazione del presunto errore medico al fine di ottenere punizioni e/o risarcimenti.

Il secondo errore medico è quello applicativo, che si verifica quando una conoscenza di per sé adeguata e sufficiente, ma non del tutto consolidata, produce un danno alla salute. Un errore, questo, riferibile prevalentemente alla comunità scientifica più che al singolo professionista. L’unico parametro per evitarlo è porre attenzione ai risultati delle sperimentazioni cliniche, liberi dai condizionamenti che potrebbero indurre a sovrastimare o sottostimare i dati in possesso.

L’errore operativo, infine, è lo sbaglio del medico, che può essere intenzionale o doloso, quando un’azione è commessa consapevolmente, oppure preterintenzionale o involontario quando, non voluto, si verifica per negligenza non osservando  comportamenti di prassi, per imprudenza agendo senza cautela e non assumendo misure precauzionali o per imperizia poiché è carente la competenza tecnica. Per evitare questa tipologia di errore risulta primaria la formazione sia di base che permanente. L’errore operativo, infatti, legittima il paziente a richiedere il risarcimento del danno e, per il medico, questo comporta anche il rischio di una sanzione penale per il reato di lesioni personali colpose (v. Codice penale, art. 590), oppure, in caso di decesso del paziente, per quello di omicidio colposo (Codice penale, art. 589).

Da ultimo, non possiamo negare, che alcuni errori sono causati da situazioni contingenti: turni prolungati e stressanti del personale sanitario, apparecchiature difettose per carenza di manutenzione o non standardizzate, pazienti dimessi in situazioni cliniche critiche.

Negli ultimi decenni, i conflitti tra pazienti e medici nel nostro Paese sono molto incrementati e, riteniamo, questo dipenda non poco dall’elevato tasso di corruzione e/o conflitti di interesse riscontrati nel settore della sanità. Stando alla più recente mappatura in questione effettuata dall’associazione Transparency International, basata sul numero di casi di corruzione riportati dalle principali testate giornalistiche nazionali nel 2020, il settore della sanità si posiziona al secondo posto con 117 casi di corruzione/conflitto riscontrati, il 17,33% del totale. Osservando il vertiginoso aumento delle denunce e, di conseguenza, delle richieste di indennizzo, sorge comunque anche il dubbio che, a volte, si sfrutti la presunzione del danno per motivi meramente speculativi.

Come superare questa situazione? Con un maggiore impegno dei medici a livello relazionale e una loro formazione universitaria e professionale che eviti l’iper-specializzazione. La mancanza di un approccio generalista alla cura connessa alla estrema frammentazione dei settori d’intervento, stanno annullando oltretutto la figura e il ruolo indispensabile del medico di fiducia, cardine di quella che viene definita la “medicina di prossimità”. Di conseguenza, dovendo passare da uno specialista all’altro che non conosce e dal quale non è conosciuto, il paziente specie se anziano finisce per essere disorientato nel totale anonimato e privato di riferimenti. Inoltre, la carenza del rapporto fiduciario e dialogico medico-paziente preclude di pervenire a decisioni condivise che, non di rado, sono la vera e propria “chiave” per l’efficacia della cura.

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