Tasse e burocrazia, ecco le emergenze da risolvere nell’Italia in agonia

Tasse e burocrazia, ecco le emergenze da risolvere nell’Italia in agonia

di Pietro Licciardi

IL FISCO VORACE E LA BUROCRAZIA PARALIZZANO OGNI ATTIVITA’, NON SOLO ECONOMICA. QUESTA E’ LA “CONTRORIVOLUZIONE” CHE ASPETTIAMO DAL CENTRODESTRA CHE ASPIRA AL GOVERNO…

Nei suoi appunti per un governo conservatore Fratelli d’Italia, il partito che sembrerebbe in grado di riscuotere i maggiori successi elettorali ponendosi alla guida della coalizione di centrodestra, tocca tutta una serie di temi sicuramente “sensibili”. Il partito di Giorgia Meloni avanza proposte per lo più condivisibili, anche se talvolta “inquinate” da un certo sinistro retro-pensiero, come ad esempio il fatto che la donna si senta realizzata o valorizzata solo se lavora per il mercato – da qui una serie di misure per facilitare lo smart working o il bonus fiscale per la baby sitter -. Niente a che vedere comunque con le proposte del Pd e della sinistra in genere, che continua a vivere nel suo iperuranio di diritti immaginari, ambientalismo, “inclusione”, jus scholae; tutte cose distanti anni luce dai problemi veri che ciascuno di noi deve affrontare nel quotidiano.

Eppure basterebbe che la destra realizzasse due sole cose per avviare in Italia una controrivoluzione veramente epocale e passare alla storia come la coalizione che più di ogni altra è riuscita a fare qualcosa di buono per questa martoriata nazione: una sostanziosa e generalizzata riduzione dell’oppressione fiscale e una razionalizzazione e sfoltimento della inestricabile foresta burocratica che avviluppa e paralizza ogni ambito della società.

Ormai dovrebbe essere chiaro come il sole che lo Stato non è in grado di ridistribuire un bel niente, tantomeno la ricchezza, come sogna la sinistra e certo cattocomunismo, ma semmai crea povertà privando imprese e famiglie di risorse che anziché venir utilizzate con profitto sono disperse e sprecate anche solo per riallocarle mediante un apparato amministrativo inefficiente ed elefantiaco.

Tutte le scuole economiche liberali, hanno messo in luce numerosi argomenti a favore della bassa tassazione. Per prima cosa, la riduzione delle tasse stimola fortemente la crescita economica, trasferendo risorse dal settore pubblico al settore privato, più produttivo. La riduzione delle tasse riduce fortemente l’evasione fiscale, l’elusione e l’economia sommersa, poiché quando le imposte sono eccessivamente alte i contribuenti cercano in ogni modo di mettere al sicuro guadagni e risparmi mentre una bassa pressione fiscale rende l’evasione poco attraente e accresce l’adesione spontanea dei contribuenti alle richieste del fisco. Inoltre il taglio delle tasse aumenta e non diminuisce le entrate dello Stato.

Da tempo infatti molti economisti, a partire da Adam Smith, hanno mostrato che le riduzioni fiscali producono un forte stimolo alla produzione e al commercio e quando l’economia è in forte crescita crescono parallelamente anche le entrate fiscali. In quarto luogo, sempre secondo gli economisti liberali, l’alta tassazione distorce fortemente gli incentivi a lavorare, a produrre, a investire e ad assumersi rischi di natura economica. Il taglio delle tasse infine lascerebbe nelle mani della sinistra meno risorse con le quali foraggiare l’estesa rete clientelare fatta di enti, associazioni, coop che campano di contributi statali i quali a loro volta creano lavoro spesso fittizio e improduttivo.

Altro cancro che affligge l’Italia è l’ipertrofia normativa che ormai rende impossibile qualsiasi attività economica, massacrando quelle esistenti ed impedendo a chiunque di intraprendere una qualsiasi attività, non solo economica, rispettando tutte le regole. La burocrazia regna ovunque sovrana, anche perché la classe politica ha rinunciato, per convenienza o per insipienza, al suo ruolo diventando mera portavoce dei burocrati i quali sembra non abbiano altro scopo – in concorrenza con la magistratura – di riunire in sé il potere legislativo, esecutivo e giudiziario.

Sono stati scritti libri sul ginepraio amministrativo che ci strangola, come ben sanno i malcapitati sbattuti da un ufficio all’altro, con impiegati che davano loro interpretazioni diametralmente opposte del medesimo regolamento o decreto. Ma il top l’abbiamo forse avuto in occasione della recente pandemia, in cui nei primi due mesi di “emergenza” sono state redatte più di 300 pagine di decreti legge, decreti del Presidente del consiglio dei ministri, decreti ministeriali, ordinanze della protezione civile, in un corto circuito di norme, rimandi, modifiche a decreti precedenti con utilizzo di terminologie che paiono provenienti più da Wikipedia che da giuristi.

Soltanto per chiedere la cassa integrazione durante e dopo il lockdown i datori di lavoro hanno dovuto affrontare procedure diverse a seconda dell’impresa, venti regioni con le proprie delibere e con enti bilaterali, casse edili, associazioni di categoria, sindacati, decine di software da scaricare, elenchi da allegare, autocertificazioni, carte di identità e liberatorie, foraggiando organizzazioni che non creano alcun valore ma solo poltrone per mantenere il consenso e retribuire una inutile classe politica.

Invece di blaterare a vanvera di democrazia e libertà, si cominci una buona volta a fare qualcosa di destra; si inizi la lotta di librazione contro le tasse e la burocrazia. Dopo saremo veramente tutti più liberi.

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