Il governo Draghi va in fumo e la Meloni sarà premier ad ottobre
di Matteo Orlando
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DOPO 17 MESI DI DISASTRI E DI VIOLAZIONI DELLA COSTITUZIONE, IL GOVERNO DEL “VENERABILE” MARIO DRAGHI SI È SCIOLTO COME NEVE AL SOLE DI QUESTO CALDO MESE DI LUGLIO, MENTRE DECINE DI MILIONI DI ITALIANI ESULTANO…
È stato un dramma di potere simil-teatrale, e in più atti, quello che è andato in onda ieri al Senato. Dopo le prime dimissioni di Mario Draghi, annunciate una settimana fa e rifiutate dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che poi gli ha chiesto di andare a spiegarsi davanti al Parlamento, nella mattinata le cose sembravano mettersi bene per il Premier. Sembrava infatti che fosse stato raggiunto un accordo tra i partiti di maggioranza per il mantenimento del loro impegno nel governo Draghi, senza il Movimento Cinque Stelle (M5S), responsabile della crisi.
Ma l’imprevedibile giornata è stata l’occasione per una nuova svolta: i partiti del centrodestra, che sciaguratamente erano entrati nel governo (Forza Italia e Lega), offesi dalla durezza del discorso del presidente del Consiglio, hanno deciso, come il M5S, di uscire dall’aula al momento del voto e così Draghi ha ricevuto in serata 95 voti a favore del mantenimento del suo governo, 38 contrari e una maggioranza di astensioni.
È finito così il governo eterodiretto di Mario Draghi, 17 mesi disastrosi che hanno portato l’Italia sull’orlo del disastro.
Il “Governo dei Migliori” di “Supermario” doveva traghettare l’Italia fuori dall’emergenza Covid-19 e mai come oggi siamo con persone positive. La ripresa economica, poi, non è arrivata ma, addirittura, sta arrivando la stagflazione.
Tanti altri capitoli dell’agenda del governo sono rimasti in sospeso o mal gestiti, dalla riforma del catasto alla scuola, dal caro bollette al Pil in ribasso, dalla Riforma fiscale, rimasta al palo, alla finta transizione Green, dal disastro trasporti (pubblici e privati) alla legge per la concorrenza che svende l’Italia alle multinazionali e alla finanza.
Ma, tutto questo è nulla rispetto a ciò che di ancora più grave ha operato il governo del banchiere ex Goldman Sachs: la ripetuta violazione di diversi articoli della Costituzione, avallati dal colpevole silenzio di chi è deputato alla difesa della nostra Carta, come anche dai partiti che lo hanno sostenuto e dagli scandalosi sindacati che con Draghi sono andati a braccetto.
Sappiamo quanta gente è stata sospesa per non essersi sottoposta ai diktat sanitari, coperti dal segreto militare, del ministro della salute Roberto Speranza.
Adesso, dopo che il governo del “venerabile” (per mesi canonizzato dai mass media mainstream, giornalisti oggi in cerca di un nuovo padrone…) si è sciolto come neve al sole di questo caldo mese di luglio, milioni di italiani si augurano che qualche giudice si cominci a svegliare per portare, perlomeno Draghi e Speranza, a rispondere per le varie violazioni costituzionali perpetrate.
Ma è più probabile che una parte dei magistrati, al servizio della Sinistra, comincino delle “indagini” su Giorgia Meloni, perché adesso la leader di Fratelli d’Italia è il loro spauracchio.
Già, la deputata romana, con il suo partito avanti nei sondaggi rispetto agli altri del centro destra, è la più accredita alla premiership in caso di vittoria elettorale del centro-destra alle prossime elezioni del 25 settembre e quindi potrebbe trovarsi premier designata il 2 ottobre, festa degli angeli custodi, che avranno un significato doppio per la Meloni (vista la sua grande devozione per gli angeli, che colleziona anche, in varie forme e materiali, a centinaia…).
In attesa di ciò, se mai accadrà, la cronaca parlamentare spicciola di giovedì 21 luglio registra un breve discorso alla Camera di Mario Draghi che ha annunciato, eufemisticamente, di andare al Quirinale “per comunicare” le sue “determinazioni” (adesso la parola “dimissioni” è diventata un macigno?).
Draghi, dopo il colloquio con il Presidente della Repubblica si è effettivamente dimesso.
Nel pomeriggio di giovedì 21 luglio il Presidente Mattarella ha sciolto le Camere mentre Draghi, che nel pomeriggio ha convocato il Consiglio dei ministri, ha annunciato che le elezioni per il rinnovo della Camera e del Senato si svolgeranno il prossimo 25 settembre.
Finalmente gli italiani ritorneranno a votare, dopo una prevedibile campagna elettorale infuocata.