Più puliti e verdi: anche questo è nel DNA del politicamente corretto

Più puliti e verdi: anche questo è nel DNA del politicamente corretto

di Diego Torre

IL PARADISO VERDE A PORTATA DI MANO: NIENTE PIÙ EMISSIONI DA AUTOMOBILI (DICONO) DAL 2035!

Finalmente! Basta con l’inquinamento da gas di scarico! Fra 13 anni saremo tutti più puliti e più verdi. Anche questo è nel dna del politicamente corretto.

L’Europa passa il Rubicone (inquinato) dell’arcaica società industriale e procede a passi spediti verso il paradiso terrestre dell’energia pulita: cioè elettrica. Il Consiglio europeo approva lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel dal 2035. Combatteremo così il cambiamento climatico riducendo decisamente le emissioni di anidride carbonica.

Così ci dicono e in tale direzione procedono, ma come in tutte le scelte  fatte all’unanimità (dei poteri europei) e tanto entusiasmo, c’è anche il rischio di tanta avventatezza.

Eppure qualche interrogativo è lecito e doveroso.

Oggi le auto elettriche costituiscono nemmeno il 10% del mercato europeo, anche perché il loro costo di costruzione è molto più alto. Ovviamente il governo presente e quelli futuri sono pronti a sostenere le spese di acquisto e quindi il mercato dell’auto: al debito pubblico non c’è mai fine, soprattutto a quello italiano. Un bel giorno verranno i cinesi a comprarsi il Colosseo o l’aeroporto di Fiumicino e noi glielo svenderemo. 

L’autonomia delle batterie è appena superiore ai 300 km ed il tempo di ricarica è di almeno mezz’ora. Per chi usa spesso l’auto non sarà un piacere fare continuamente il “pieno”. E questo sempre a condizione di trovare tante colonnine di rifornimento con facilità e senza tanti clienti già in fila da un bel lasso di tempo. Oggi poche macchine e poche code. E quando saranno tutte elettriche? La tecnologia ci verrà in soccorso? Come ? A che costi?

Circa le ricadute occupazionali, così scrive il presidente del nostro Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati: “costruire un’auto elettrica richiede il 30% di manodopera in meno rispetto a un’auto tradizionale e questo significa che in Italia si perderebbero quasi 60.000 posti di lavoro” (Formiche, 29.6.2022). Ma questo forse non preoccupa il governo Draghi: in Italia posti di lavoro ne abbiamo tantissimi eli troveremo grazie alla frenetica attività dei navigator. E conclude il presidente del Senato: “fare scelte sostenibili sul piano ambientale e insieme su quello economico. Avere visione e difendere le proprie eccellenze. Diversamente, qualsiasi opzione è condannata a essere irrealizzabile o, peggio ancora, dannosa”.

Ma, soprattutto per l’Italia, il problema più serio è quello della energia elettrica. No a gas e petrolio, no all’energia atomica, poco affidabili le energie rinnovabili per la loro incostanza legata alla natura; arriva la siccità e fermiamo le centrali idroelettriche …. per produrre energia elettrica dovremmo mettere gli schiavi a spingere una ruota? Ma non abbiamo nemmeno quelli. Conosciamo in estate i blackout dovuti all’aumentato uso dei condizionatori e … quando avremo milioni di macchine elettriche sotto carico?

Ma un’altra seria ragione è che dobbiamo svincolarci dalla dipendenza energetica dell’orso russo. Riduciamo così drasticamente gas e petrolio a vantaggio di milioni di batterie da caricare. Chi le produrrà? Non è un mistero. La Cina controlla oggi i ¾ delle “terre rare” , necessarie a produrre le batterie in Asia come in Africa; un regime prossimo al monopolio. Essa produce il 60% delle batterie mondiali e controlla l’80% del relativo commercio. La Cina è già molto più avanti nella produzione delle auto elettriche. Farà affaroni sul mercato europeo? Vuol dire che dall’orso russo passeremo al dragone cinese.

E chi e con quale danno ambientale smaltirà le batterie fuori uso? Litio, nichel, manganese, cobalto, rame, …. Tutti prodotti che non giovano alla salute, soprattutto dei bambini che vengono impiegati, e muoiono in Congo, per estrarli dalle miniere. Questo rimane un mistero per i più. Si potrebbe dare l’appalto alla camorra.

Sono valutazioni che sfuggono o vengono volontariamente ignorate dalla nostra classe politica, così insipiente o in malafede da abbassare sempre la testa alla narrazione del politicamente corretto. Il parlamento europeo è sempre più ridotto ad un’assemblea di fanciulli creduloni o complici delle parole d’ordine del potere globalizzatore che controlla l’occidente. Per la pochezza dei suoi componenti o la complicità dei suoi capi sponsorizza aborto, armi per la guerra in Ucraina, cultura e unioni LGBTQI+ … e chi più ne ha più ne metta. 

L’Europa dall’Atlantico agli Urali, innervata nelle sue radici cristiane, promotrice di un’antropologia naturale, rispettosa delle identità dei suoi popoli, protagonista della storia e decisiva nelle scelte mondiali, rimane il sogno irrealizzato di S. Giovanni Paolo II.

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