Per i medici maltesi finché batte il cuore di aborto non se ne parla!
di Claudio Iacono
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È STATA TRASFERITA IN SPAGNA PER ABORTIRE ANDREA PRUDENTE, LA DONNA STATUNITENSE INCINTA CHE HA AVUTO UN’EMORRAGIA E IL DISTACCO DELLA PLACENTA MENTRE ERA IN VACANZA A MALTA, PAESE NEL QUALE L’ABORTO È VIETATO IN OGNI SUA FORMA. FINO A QUANDO CONTINUA AD ESSERCI BATTITO CARDIACO LA LEGGE PROLIFE DELLA VALLETTA VIETA DI INTERVENIRE CON L’IVG, SALVO IN CASI DI PERICOLO IMMINENTE DELLA MADRE
Abbiamo letto ieri su quasi tutti i grandi media internazionali il caso – molto particolare se non unico – della turista statunitense che, durante la sua vacanza a Malta, a causa di un’emorragia ha visto fortemente compromessa la gravidanza in corso ma i medici le hanno negato l’aborto perché, fino a quando il cuore del bambino batte, la legge nazionale non permette l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG).
Senza soffermarsi sul caso specifico (per giudicarlo occorrerebbe disporre di tutti gli elementi informativi medico-sanitari), è incredibile come il solerte giornalista del Corriere della sera si aggiunga nella conclusione del suo pezzo di commento alla campagna montata per strumentalizzare la vicenda: «Anche in Italia – dove l’aborto dovrebbe essere garantito – la percentuale dei cosiddetti “obiettori di coscienza” rende ormai difficilissimo l’accesso all’interruzione di gravidanza nelle strutture pubbliche».
Vorrei sapere a quali fonti fa riferimento. L’ultimo report del Ministero della salute ufficializza che in Italia ci sono stati nel 2020 n. 67.638 aborti con una tendenza in calo del circa il 7% rispetto al 2019. Non risulta nessun caso in cui, per “colpa” di medici obiettori, sia stata rifiutata una IVG. Inoltre, sono in commercio “farmaci”, alcuni addirittura considerati da banco, per poter accedere all’aborto “fai da te”.
Invece è ormai assodato che fin dall’ingresso della legge n. 194 del 1978, i primi 3 articoli della stessa sono stati completamente disattesi. Legge che già nel suo titolo espliciterebbe in teoria la volontà del legislatore: “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”.
Ci domandiamo perché si sia tenuto tanto alla interruzione volontaria della gravidanza e tanto poco alla tutela sociale della maternità.
L’art. 1 recita: «Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio».
Lo 194 dovrebbe quindi garantire e tutelare la vita umana ma oramai siamo di fronte ad una deriva antropologica che alcuni già prevedevano nel 1978. Oggi si parla di diritto all’aborto, all’eutanasia, al suicidio assistito, una quantità inaudita di leggi e proposte che non tutelano proprio nessuno. Anzi, sembrano avere in odio la vita umana in quanto tale.
Malta, così come la Polonia, sono Paesi che tutelano la vita umana fin dal concepimento e, per questo, essendo controcorrente rispetto al Pensiero Unico, sono continuamente presi ad esempio di inciviltà (come se fosse “civile” eliminare i bambini dal grembo materno).
Ma è di ieri anche la notizia del pronunciamento della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha annullato la celebre sentenza “Roe vs Wade” che aprì nel 1973 all’aborto. Questa scelta della Corte federale confidiamo comporti un cambio di passo in favore della tutela della vita oltre oceano.
Certo, le multinazionali della morte come la Planned Parenthood sono preoccupate perché così il loro business si ridurrebbe di molto.
Quello che veramente inquieta, infatti, è che dietro tutte queste pratiche di morte – chiamate diritti – c’è solo un grande mercato dove girano tanti soldi sulla pelle di piccoli esseri umani che, come unico desiderio, avrebbero quello di vedere la luce e, con essa, il volto di mamma e papà.
A loro dedichiamo quanto scriveva san Giovanni Paolo II nella sua celebre preghiera per la vita:
«Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata…/
Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita/
Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l’autorità di distruggere la vita non nata… e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto».