Conosciamo Marcello Candia

Conosciamo Marcello Candia

di Mariella Lentini*

OGGI NON RICORDIAMO UN SANTO O UN BEATO MA UN VENERABILE NAPOLETANO

Per “Marcello dei lebbrosi”, come lo chiamava San Giovanni Paolo II, papa Karol Wojtyla, «chi ha ricevuto tanto, tanto deve donare». E lui ha ricevuto davvero molto. Marcello Candia nasce nel 1916 a Portici (Napoli). Il padre Camillo è un ricco industriale chimico milanese e in Campania sorge una delle sue numerose filiali. La madre Luigia Mussato insegna al figlio ad avere fede e a fare la carità ai poveri. Spesso lo porta con sé a svolgere volontariato tra i diseredati di Milano. A diciassette anni Marcello viene colpito da un grande dolore, la morte della madre a soli quarantadue anni. Riesce a trovare una ragione di vita frequentando il Convento dei cappuccini di Viale Piave a Milano. Il ragazzo promette a se stesso di non sposarsi e di aiutare l’umanità sofferente. Si laurea in chimica, farmacia e biologia.

Finita la Seconda guerra mondiale, dopo aver aiutato gruppi di ebrei ad espatriare, accoglie i reduci che arrivano alla stazione di Milano affamati, portando cibo, indumenti e scarpe. Organizza anche il ricovero per un centinaio di ragazze madri. Nel 1950 muore il padre e Marcello si ritrova alla guida dell’industria. Compito che svolge brillantemente fino al 1965, quando decide di vendere tutto e di trasferirsi in Brasile. Qui trova una realtà drammatica. L’ex ricco e affermato industriale impegna tutte le sue ricchezze e tutte le sue energie per costruire un ospedale sul Rio delle Amazzoni, a Macapà e, soprattutto, il lebbrosario a Marituba, in mezzo alla foresta amazzonica. Al suo arrivo la situazione è indescrivibile. I mille lebbrosi, che nessuno va a visitare, vivono in totale stato di abbandono. Le case, fatiscenti e putride, sono infestate dai topi. Marcello porta una ventata di umanità, dando dignità a esseri umani dimenticati da tutti, ma non da Dio che opera attraverso il cuore generoso di Marcello.

Il benefattore italiano non si lascia scoraggiare dalla mancanza di fondi. Il suo patrimonio, per quanto cospicuo, si estingue e per finanziare le sue opere servono altre entrate. Grazie alla generosità di alcuni benefattori che decidono di aiutare l’infaticabile Marcello, in Brasile sorgono altri ospedali, lebbrosari, conventi, una scuola per infermieri, un centro per disabili, centri sociali nelle favelas (“baraccopoli brulicanti di miseria e degrado”). Marcello Candia muore di malattia nel 1983 a Milano dove oggi riposa, nella Chiesa degli Angeli Custodi.

 

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