Gesù e la donna colta in adulterio
di Pietro Madeo
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PER L’ADULTERA GESÙ AVEVA CONFERMATO LA PENA DI MORTE MA NON CI FURONO ACCUSATORI
Durante il corso della nostra analisi della legge, sono stati fatti ripetuti riferimenti alla conferma della legge nei vangeli. Un evento, merita grande attenzione: la storia della donna colta in adulterio in Giovanni 8,1-11.
«Gli Scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero nel mezzo, bene in vista, e gli dissero: Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio. Ora Mosè ci ha ordinato nella legge che tali donne siano lapidate: Tu che ne pensi? Parlarono così per tendergli un’insidia e aver poi un pretesto per accusarlo. Ma Gesù si chinò e col dito si mise a scrivere in terra. E poiché quelli insistevano, egli alzò il capo e rispose: Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei. Poi si chinò di nuovo e continuò a scrivere in terra. Udite queste parole, se ne andarono tutti, uno dopo l’altro, cominciando dai più vecchi. Rimasero soltanto Gesù e la donna che continuava a stare lì, in piedi. Allora Gesù, alzatosi, le chiese: Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata? Rispose: Nessuno, Signore. Le disse Gesù: Neppure io ti condanno, va e non peccare più».
Questo particolare incidente viene citato come un caso che prova l’accantonamento della legge, di fatto come il caso per eccellenza, che necessita di ulteriore attenzione perché nei fatti è una conferma della legge. L’accusa di Gesù contro gli scribi e i farisei fu precisamente il loro antinomismo; egli li aveva duramente denunciati pubblicamente per la loro negligenza della legge in favore della tradizione (Mt 15,1-10).
Contro quest’accusa non era possibile rispondere, i capi del popolo avevano accantonato la legge per mezzo delle loro tradizioni giuridiche umanistiche. L’intero scopo dell’attacco di questi capi era cercare di dimostrare che Gesù, quando posto davanti al solido fatto di un caso concreto, non sarebbe stato un rigido difensore della legge più di loro. L’esempio culminante di questo tentativo d’imbarazzare Gesù fu questo incidente della donna colta in adulterio.
“‘Ora, nella legge Mosè ci ha comandato di lapidare tali donne; ma tu, che ne dici?’ Or dicevano questo per metterlo alla prova e per aver di che accusarlo” (Gv 8,5-6). Quando Gesù disse: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei” (Gv 8,7), non si stava riferendo ai peccati in generale ma al peccato d’adulterio. Una dichiarazione generale avrebbe significato che non è possibile avere nessuna corte di giustizia; il riferimento specifico significava che uomini colpevoli di un crimine non erano moralmente liberi di condannare quel crimine in altri a meno che non lo condannassero anche in loro stessi. Ci è detto che tutti gli scribi e i farisei furono a quel punto “convinti dalla coscienza”. Inoltre, Gesù aveva confermato la pena di morte; aveva semplicemente domandato che dei testimoni onesti si facessero avanti e la eseguissero, che “scagliassero la prima pietra” (v.7).
Rimanere come testimoni contro di lei era invitare la testimonianza contro se stessi; testificare su di un fatto testimoniato e confermare la pena di morte contro la donna era invitare una testimonianza a morte contro loro stessi. Se ne andarono. Gesù dunque, alzatosi e non vedendo altri che la donna, le disse: “Donna dove sono quelli che ti accusavano? Nessuno ti ha condannata?”. Ed ella rispose: “Nessuno, Signore”. Gesù allora le disse: “Neppure io ti condanno; va’ e non peccare più” (Gv 8,10-11). A questo punto è necessario distinguere il perdono civile o giuridico [penale].
Il perdono civile avviene quando una persona condannata paga la pena per il proprio crimine, quando la restituzione è stata fatta e i requisiti morali della legge sono soddisfatti. Un ladro che avesse rubato ad un uomo un bue e avesse restituito cinque volte sarebbe stato con ciò perdonato. Il perdono religioso richiede come condizione sine qua non la restituzione, ovvero il perdono civile. Un ladro non può essere perdonato religiosamente se non ha fatto restituzione.
C’è una distinzione simile tra la condanna civile e quella religiosa. La condanna civile è per reati contro la legge civile; la condanna religiosa è per ambedue i reati contro la legge civile e per la miscredenza nei confronti di Dio e della sua parola-legge. I due tipi di perdono e di condanna sono distinti ma correlati. Dunque, esaminato quel taglio che vi è tra l’Antico e il Nuovo Testamento, notiamo come, con l’avvento del Nuovo Testamento, si instrada un processo di cambiamento che andrà via via delineando una vera e propria opposizione tra la Legge, da un lato, e la fede e la grazia, dall’altro.