Il Papa: “teoria e prassi – unite – conducono alla verità”
a cura di Angelica La Rosa
–
PAPA FRANCESCO AI MEMBRI DEL PONTIFICIO COMITATO DI SCIENZE STORICHE: “L’ADESIONE ALLA REALTÀ SALDAMENTE DOCUMENTATA RESTA INDISPENSABILE ALLO STORICO, SENZA FUGHE IDEALISTICHE IN UN PASSATO CHE SI SUPPONE CONSOLATORIO“
“Cento anni fa, il 6 febbraio 1922, Pio XI, Papa bibliotecario e diplomatico, diede alla Chiesa e alla società civile un orientamento decisivo attraverso un segno certamente sorprendente all’epoca. Subito dopo l’elezione, Papa Ratti volle inaugurare il suo pontificato affacciandosi alla loggia esterna della Basilica Vaticana, anziché a quella interna, come avevano fatto i suoi tre predecessori. Dicono che si sono spesi quasi 40 minuti per aprire quella finestra, che il tempo aveva arrugginito perché non si usava mai. Con quel gesto Pio XI ci invitava ad affacciarci sul mondo e a metterci in ascolto e al servizio della società del nostro tempo“.
Così comincia il discorso che Papa Francesco ha indirizzato ai Membri del Pontificio Comitato di Scienze Storiche in occasione della Sessione Plenaria e che ha ricevuto in Udienza lo scorso 28 maggio. Secondo il Pontefice, “l’adesione alla realtà saldamente documentata resta indispensabile allo storico, senza fughe idealistiche in un passato che si suppone consolatorio. Lo storico del cristianesimo dovrebbe essere attento a cogliere la ricchezza delle diverse realtà nelle quali, attraverso i secoli, il Vangelo si è incarnato e continua a incarnarsi, regalando capolavori che rivelano l’azione feconda dello Spirito Santo nella storia. La storia della Chiesa è luogo di incontro e di confronto in cui si sviluppa il dialogo tra Dio e l’umanità; e ad essa è predisposto chi sa unire il pensiero alla concretezza“.
Papa Francesco ritiene che “teoria e prassi – unite – conducono alla verità” ed ha citato il grande storico Cesare Baronio. “Sul fronte della cappa del camino lasciò questa scritta:Baronius coquus perpetuus. Studioso di mirabile dottrina nonché uomo di grande virtù, continuava a ritenersi il cuoco della comunità, l’incarico che in gioventù gli era stato dato da San Filippo Neri. Non di rado illustri personaggi, che si recavano da lui per riceverne consiglio, lo trovavano col grembiule di lavoro, impegnato a lavare le scodelle“.
Il Santo Padre ha ricordato di ritenere la promozione dello studio della storia indispensabile al laboratorio della pace, “quale via di dialogo e di ricerca di soluzioni concrete e pacifiche per risolvere i dissidi, e per conoscere più a fondo le persone e le società“.
“Mi auguro – ha auspicato il Pontefice – che gli storici contribuiscano con le loro ricerche, con le loro analisi delle dinamiche che segnano le vicende umane, all’avvio coraggioso di processi di confronto nel concreto della storia dei popoli e degli Stati. L’attuale situazione in Europa orientale non vi consente, per il momento, di incontrare alcuni dei vostri interlocutori abituali nell’ambito dei convegni che, da decenni, vi vedono collaborare sia con l’Accademia Russa delle Scienze di Mosca, sia con gli storici del Patriarcato Ortodosso di Mosca. Ma sono sicuro che saprete cogliere le occasioni giuste per riprendere e intensificare questo lavoro comune, che sarà un contributo prezioso volto a favorire la pace. Se la storia è spesso pervasa da eventi bellici, da conflitti, lo studio della storia mi fa pensare all’ingegneria dei ponti, che rende possibili rapporti fruttuosi tra le persone, tra credenti e non credenti, tra cristiani di differenti confessioni. La vostra esperienza è ricca di insegnamenti. Ne abbiamo bisogno, perché è portatrice della memoria storica necessaria per cogliere la posta in gioco nel fare storia della Chiesa e dell’umanità: quella di offrire un’apertura verso la riconciliazione dei fratelli, la guarigione delle ferite, la reintegrazione dei nemici di ieri nel concerto delle nazioni, come seppero fare, dopo la seconda guerra mondiale, i Padri fondatori dell’Europa unita“.
Dopo aver ricordato che il Pontificio Comitato di Scienze Storiche attualmente consta di Membri provenienti da 14 Paesi e da tre continenti, il Papa si è rallegrato di questa diversità che esprime “una dinamica multiculturale, internazionale e pluridisciplinare” ed ha rilevato che la missione dello storico è un “servizio alla ricerca della verità attraverso la metodologia propria delle scienze storiche […] sempre aperti all’orizzonte della storia della salvezza“, perché questo orizzonte “è come l’atmosfera in cui le vicende umane, per così dire, ‘respirano’, prendono luce, rivelando un senso più ampio: quello che viene da Cristo“.
Nel prossimo mese di agosto i Membri del Comitato parteciperanno al XXIII Congresso del Comitato Internazionale delle Scienze Storiche a Poznan (una città sul fiume Warta, in Polonia occidentale), con una Tavola rotonda sul tema “La Santa Sede e le Rivoluzioni del XIX e XX secolo“.
Teoria e prassi nella Chiesa hanno sempre avuto altri nomi: DOTTRINA e PASTORALE e il passato non credo proprio sia il ” luogo” consolatorio dove fuggire ma il ” luogo della memoria e delle radici” dove si trovano forza e certezze per prendere la rincorsa verso il futuro