Contro l’eutanasia per non rinunciare ad amare
di Giuseppe Brienza
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IMPORTANTE CONVEGNO STASERA A SAN GIOVANNI ROTONDO (FOGGIA): “CONTRO L’EUTANASIA PER NON RINUNCIARE AD AMARE“
Domenica prossima si celebrerà in Italia la XXI Giornata nazionale del sollievo, iniziativa istituita nel 2001 con direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuliano Amato per «promuovere e testimoniare, attraverso idonea informazione e tramite iniziative di sensibilizzazione e solidarietà, la cultura del sollievo dalla sofferenza fisica e morale in favore di tutti coloro che stanno ultimando il loro percorso vitale, non potendo giovarsi di cure destinate alla guarigione».
Un importante convegno scientifico in vista della Giornata si terrà stasera a San Giovanni Rotondo (Foggia) sul tema: “Contro l’eutanasia per non rinunciare ad amare”.
I lavori, che saranno ospitati a partire dalle ore 18.15 dal Centro di accoglienza “S. Maria delle Grazie”, complesso alberghiero situato a poche decine di metri dal Santuario di San Pio e dall’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, saranno aperti dal dott. Michele Giuliani, direttore generale dell’Irccs Casa Sollievo della sofferenza.
Diversi poi sono gli interventi in programma, moderati da Giuseppe Grasso e Antonio Facciorusso. Dopo il messaggio “Nel segno dell’umanità” dell’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo mons. Franco Moscone, sarà l’avv. Michele Ruggiero, Pubblico ministero a Bari, a parlare di “Fine vita: lo stato della legislazione e possibili profili di incostituzionalità”.
“Dal dolore alla speranza … per continuare ad amare la vita” sarà invece il tema della riflessione proposta dal prof. Francesco Napolitano, presidente dell’associazione Risveglio di Roma. Seguirà l’intervento del prof. Filippo M. Boscia, presidente nazionale dell’Associazione medici cattolici italiani su “Il fine vita: cruciale bivio tra la lettera della legge e la coscienza del medico”.
L’ultimo contributo sarà quello del medico palliativista Daniela Cagnazzi dal titolo: “Il fine vita tra vita e morte”. Si tratta di un tema fondamentale perché, come noto, le cure palliative, previste dalla legge n. 38 del 2010 come diritto del paziente sono rimaste ampiamente sulla carta ma, ad avviso di molti specialisti, costituirebbero sia per il malato sia per i familiari che se lo assistono un vero sollievo per prendersi cura del dolore fisico. Ben diversamente dalla scorciatoia dell’eutanasia, il palliativista offre invece oltre a un sostegno medico, un supporto emotivo ed umano grazie al suo staff che risulta indispensabile per condividere e far condividere veramente il peso della malattia. Accompagnare e non “terminare” quindi il paziente, compreso quello “terminale”. Infatti, come giustamente ricordato di recente anche da Papa Francesco, “l’eutanasia è un crimine contro la vita. Inguaribile non significa incurabile”.