Mons. Moscone: «è un grande errore, oggi, pensare a un’Europa senza la Russia»
di Annamaria Salvemini*
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L’APPELLO DELL’ARCIVESCOVO DI MANFREDONIA-VIESTE-SAN GIOVANNI ROTONDO MONS. FRANCO MOSCONE IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE DELL’ULTIMO LIBRO DI PAPA FRANCESCO: “CONTRO LA GUERRA. IL CORAGGIO DI COSTRUIRE LA PACE” [CATTEDRALE DI MANFREDONIA (FOGGIA) 10 MAGGIO 2022]
In linea con Papa Francesco, e senza usare mezzi termini, anche mons. Franco Moscone, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, in dialogo con il prof. Michele Illiceto, docente alla Facoltà Teologica Pugliese, nella serata in cui è stato presentato l’ultimo libro del Pontefice dal titolo “Contro la guerra. Il coraggio di costruire la pace”, usa parole forti contro chi questa guerra non solo l’ha provocata, invadendo un Paese libero, ma anche contro chi la sta alimentando, ovvero «l’ipocrisia dell’Occidente, l’ipocrisia della Nato, l’ipocrisia dell’Unione Europea».
Consapevole di non essere un esperto di geopolitica, mons. Moscone considera già «un errore aver voltato le spalle alla Turchia, nei primi anni del 2000, da parte dell’Unione Europea, affidandola ad un uomo, fino a qualche giorno fa definito “dittatore”, ora diventato “mediatore di pace”. Così come è un grande errore, oggi, pensare un’Europa senza la Russia, senza l’Ucraina, senza la Polonia, senza la Bielorussia, senza tutti».
L’arcivescovo cita il Papa quando, già il 7 luglio del 2018 a Bari, disse: «Alla pace non c’è alternativa». Aggiungendo: «oggi non abbiamo altre alternative che la pace, perché diversamente i rischi sono troppi».
Mons. Moscone ricorda del Santo Padre l’idea di voler modificare in merito il Catechismo della Chiesa Cattolica (cfr n. 2264-2265), nel senso che «non esistono più “guerre giuste” neppure di difesa, con gli strumenti che ci sono oggi. Noi dobbiamo cercare di dividere i belligeranti, non mantenerli in equilibrio, non rendere uno più forte dell’altro. Questa è una mentalità criminale, a mio giudizio, perché aumentare la forza di uno per agevolare l’altro vuol dire alimentare la guerra». L’arcivescovo afferma ancora: «sono convinto che in guerra la prima cosa che si uccide è la verità e noi siamo pieni di falsità che fomentano la guerra. Dobbiamo disarmarla!»
Nel corso del dibattito è emersa la piena condivisione con ciò che Papa Francesco riporta nella quarta di copertina del suo ultimo libro: «la guerra è il fallimento della politica. Se la geopolitica costruita in questi anni ha portato alla guerra, questa geopolitica allora ha fallito».
Se mons. Moscone alla fine è “caduto” nella visione geopolitica è perché ha confratelli su quei confini [l’arcivescovo è un religioso dei Padri Somaschi, ndr], confini dove la guerra rischierebbe di far perdere la speranza ma, «da cristiani, da cattolici, non si può essere pessimisti poiché esserlo vorrebbe dire dare ragione all’anti-Vangelo. Come l’apostolo Pietro dobbiamo rendere ragione della speranza che è in noi, combattere il pessimismo, perché è il pessimismo ad alimentare la paura e le guerre. Le fa apparire come condizioni naturali, normali, come l’esito di tutto. Dobbiamo invece far accrescere in noi la virtù della speranza che non è banalmente ottimismo, ma uno stile d’essere, di agire, in qualche modo, da artigiani, portando fieno alla fattoria della pace».
* Articolo pubblicato per gentile concessione di VOCI e VOLTI. Periodico dell’Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, anno XII – n. 116 del 17 maggio 2022, p. 7)