La Cina e la lunga lista di vescovi e sacerdoti imprigionati e deceduti “per cause naturali” nelle prigioni comuniste
di Pietro Licciardi
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IL CARDINALE ZEN STA VIVENDO IN PRIMA PERSONA LA DUREZZA DEL REGIME COMUNISTA CINESE E LE PERSECUZIONI CONTRO I CATTOLICI, CHE HANNO PORTATO PERSINO ALLA CREAZIONE DI UNA “CHIESA PATRIOTTICA” ALLO SCOPO DI ASSERVIRE LE GERARCHIE E I FEDELI AL PARTITO STACCANDOLI DAL PAPA DI ROMA…
In Cina non si arresta la repressione dei cattolici fedeli alla Chiesa di Roma. L’agenzia Adnkronos ha infatti reso noto che il novantenne cardinale Joseph Zen è stato arrestato dalle autorità filo-cinesi di Hong Kong perché amministratore dell’Humanitarian Relief Fund, un ente che fino ad alcuni mesi fa pagava ai manifestanti arrestati le spese legali. Il fondo è stato istituito nel 2019 ed è stato sciolto l’anno scorso. In realtà il vescovo emerito di Hong Kong è da anni nel mirino di Pechino per le battaglie contro le persecuzioni dei cattolici non controllati dal regime comunista.
Il card. Zen ha lasciato l’incarico di vescovo di Hong Kong nel 2009 ed è sempre stato al fianco del movimento pro-democrazia diventando un riferimento non solo per i manifestanti ma anche per i cattolici fedeli a Roma e al Papa. Di lui si ricordano le ferme critiche agli accordi stipulati tra la Santa Sede e la Cina nel 2018 che avrebbero dovuto portare ad un concordato e all’instaurazione di relazioni diplomatiche ufficiali tra Roma e Pechino. Accordi che il cardinale definì «una tragedia» e un «tradimento della fede».
Il prelato infatti ha vissuto in prima persona durante la sua lunga vita la durezza del regime comunista cinese e le persecuzioni contro la Chiesa, che hanno portato perfino alla creazione di una “chiesa patriottica” al solo scopo di asservire le gerarchie e i fedeli al partito staccandoli dal papa di Roma, e quindi si è reso conto delle trappole insite nell’accordo.
Una accorata messa in guardia quella del cardinale che però non è stata ascoltata dalla diplomazia vaticana, che sembra essere ricaduta negli stessi errori della ostpolitik avviata con i governi comunisti dell’Europa dell’Est e che tanto dolore causò ai cattolici in quei regimi, senza portare sostanziali miglioramenti alla loro condizione.
Monsignor Joseph Zen è stato comunque rilasciato su cauzione e non ha rilasciato alcuna dichiarazione.
Come ha osservato padre Bernardo Cervellera, missionario del Pime ora ad Hong Kong dopo essere stato per tanti anni direttore di AsiaNews, l’arresto è stato un atto di intimidazione da parte della polizia, la quale ha ritenuto che le proteste ad Hong Kong fossero finanziate con denaro straniero attraverso il fondo di cui il cardinale è stato amministratore. Ma, ha detto ancora padre Cervellera, l’Humanitarian Relief Fund è aperto alle donazioni di tutti e anche se non è escluso che qualche cittadino straniero possa aver fatto donazioni in conseguenza dell’eco che le proteste hanno avuto in tutto il mondo il denaro era di residenti di Hong Kong, famosi per la loro generosità.
Quindi l’ipotesi più probabile sembra essere quella di un avvertimento ad una personalità come quella del cardinale, che ha educato in maniera esplicita le persone alla democrazia. Ricordiamo che in Cina vi è una lunga lista di vescovi e sacerdoti imprigionati e deceduti “per cause naturali” nelle prigioni comuniste.