Daniele Comboni prese San Giuseppe come economo generale

Daniele Comboni prese San Giuseppe come economo generale

di don Giuseppe Tomaselli*

UNA RIFLESSIONE QUOTIDIANA SUL PADRE PUTATIVO DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO

Undicesimo giorno

Pater noster – San Giuseppe, prega per noi!

Fuggi in Egitto!

La strage degl’innocenti era prossima; già i soldati si disponevano ad eseguire l’ordine del re.
San Giuseppe, ignaro del pericolo, quella notte riposava serenamente, quand’ecco apparirgli un Angelo del Signore e dirgli: Alzati, prendi il Bambino e la sua Madre e fuggi in Egitto; rimani là finché io non te ne dia avviso, poiché Erode cercherà del Bambino per farlo morire. (S. Matteo 11-13).

San Giuseppe avrebbe potuto presentare all’Angelo le sue difficoltà: Perché Dio non impedisce ad Erode di fare il male? Perché andare lontano e non nascondersi invece li stesso, in un luogo sicuro?… Non basterebbe allontanarsi alquanto da Betlem?… Perché andare proprio in Egitto?… – Niente di tutto ciò. Conosciuta la volontà di Dio, San Giuseppe non tardò ad eseguirla; si alzò da letto, svegliò la Madonna, preparò l’occorrente e mentre era ancora notte partì da Betlem.

Con i mezzi di allora il viaggio non poté durare meno di una settimana.
La Sacra Famiglia si stabilì vicino al Cairo e precisamente nel villaggio di Matarich, poco distante dal pozzo, che ancora oggi è chiamato il « pozzo di Maria ». La tradizione dice che qui la Madonna veniva ad attingere acqua ed a lavare i panni.

In Egitto San Giuseppe attendeva al lavoro di falegname, rassegnato al volere di Dio in tutti i disagi, che suole apportare la vita in terra straniera.
Intanto Gesù cresceva ed era il più dolce conforto di Maria e di Giuseppe. Passato qualche tempo, quando ormai si erano acclimatati in Africa, l’Angela del Signore apparve nuovamente di notte a S. Giuseppe e gli disse: Sorgi, prendi il Bambino e la Madre e ritorna nella terra d’Israele, poiché sono morti coloro che volevano uccidere il Bambino. (San Matteo II – 20).

Non discusse l’ordine divino e s’accinse a partire. Giunto al confine della Palestina, s’informò chi fosse il re della Giudea e seppe che regnava Archelao, figlio del defunto Erode.
Questa notizia lo turbò e lo lasciò perplesso sulla scelta della dimora: E’ prudente stabilirmi in Giudea? Ovvero è meglio ritornare in Galilea a Nazareth?…

Illuminato da Dio, decise di andare a Nazareth, sia perché città natia e sia perché lontana dai grandi centri; in tal modo Gesù sarebbe sfuggito al controllo del re Archelao.
Nella fuga in Egitto, come del resto in ogni triste circostanza, rifulsero in San Giuseppe l’abbandono in Dio, la pronta ubbidienza ai cenni dell’Angelo, la fortezza nel superare le avversità e la grande prudenza.

Esempio

Il Vescovo Monsignor Comboni intraprese molte opere di bene; la principale fu quella delle Missioni. Riconoscendo che gli sarebbe occorso molto denaro, ebbe l’idea di costituire San Giuseppe Economo Generale delle sue opere. Nelle necessità si rivolgeva a lui. Per essere più animato alla fiducia, teneva sul tavolo la statua del Santo.
Un giorno il fornaio gli disse: Eccellenza, sono venuto per avere il denaro del pane fornito ai suoi Missionari.
– Abbia un po’ di pazienza! Oggi sono al verde.
– Non posso più attendere! – Ritorni domani e l’avrà.
Il Vescovo non voleva mancare di parola. Non sapendo a chi rivolgersi per aiuto, pregò San Giuseppe: Se non mi mandate il denaro necessario, vi metto con la faccia al muro! – e voltò la statua del Patriarca. Non fu questo un gesto di disprezzo, ma di grande fiducia.
Da lì a poco ricevette la visita di un signore. – Eccellenza, non mi chieda chi io sia e chi mi mandi qui. Ho soltanto da consegnarle questa busta.
Il Vescovo l’aprì e trovò il denaro necessario per pagare il pane; subito mandò a chiamare il fornaio.
– Eccellenza, esclamò questi, come ha fatto a trovare subito questo denaro? – Ci ha pensato San Giuseppe.
– Sono meravigliato! Per esserle grato che mi salda tutto il debito, le lascio una offerta per le sue Missioni.
– Meglio così, soggiunse il Vescovo. Sono doppiamente grato a San Giuseppe, il quale è un banchiere che non fallisce mai.

Fioretto – Ubbidire nelle cose spiacevoli, senza lamentarsi.

Giaculatoria – San Giuseppe, aiutami ad essere ubbidiente!

 

 

Il testo che vi abbiamo proposto è stato tratto da libro Don Giuseppe Tomaselli, San Giuseppe – Mese in suo onore (1962), di proprietà dell’Istituto Teologico “San Tommaso“, Via del Pozzo, 43 – 98121 Messina, al quale il libro può essere chiesto, oppure scrivendo alla mail: dongiuseppetomaselli@gmail.com.

 

* Don Giuseppe Tomaselli, nato a Biancavilla (Catania) il 26 gennaio del 1902 e morto a Messina nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1989, entrò nel 1916 nella Congregazione Salesiana, venne ordinato sacerdote nel 1926 e, lungo il suo ministero, durato quasi 63 anni, fu parroco, insegnante, cappellano presso comunità religiose, esorcista, taumaturgo ed apostolo della buona stampa cattolica. Proprio in quest’ultima veste diffuse ben 10 milioni di copie dei suoi 120 libri, testi che ancora sono molto richiesti e letti.

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