Pretendere che la guerra finisca, senza convertirsi, è inutile!

Pretendere che la guerra finisca, senza convertirsi, è inutile!

di Diego Torre

LA CONSACRAZIONE DELLA RUSSIA E DELL’UCRAINA NON È UNA PRATICA MAGICA…

Il 25 marzo Papa Francesco, raccogliendo l’invito dei vescovi ucraini, ha compiuto nella basilica di San Pietro un atto molto importante. Nel corso di una liturgia penitenziale, dopo avere invitato i vescovi del mondo ad unirsi a lui, ha così pregato la Madonna: “Madre, desideriamo adesso accoglierti nella nostra vita e nella nostra storia. In quest’ora l’umanità, sfinita e stravolta, sta sotto la croce con te. E ha bisogno di affidarsi a te, di consacrarsi a Cristo attraverso di te. Il popolo ucraino e il popolo russo, che ti venerano con amore, ricorrono a te, mentre il tuo Cuore palpita per loro e per tutti i popoli falcidiati dalla guerra, dalla fame, dall’ingiustizia e dalla miseria. Noi, dunque, Madre di Dio e nostra, solennemente affidiamo e consacriamo al tuo Cuore immacolato noi stessi, la Chiesa e l’umanità intera, in modo speciale la Russia e l’Ucraina”.

Preso atto che l’umanità è “sfinita e stravolta”, e non soltanto per la guerra in Ucraina, dopo troppo minimalismo mariano all’interno della stessa chiesa cattolica, è stata “solennemente” rimessa la speranza della pace soprattutto nella protezione della Madre di Dio, riconoscendoLe ancora una volta il ruolo di Mediatrice di tutte le grazie. Ma la consacrazione non è una pratica magica. Essa vuole anche il nostro profondo pentimento, l’abbandono del peccato che ha invaso le vite dei singoli, delle nostre nazioni con le loro leggi inique (contro Dio e contro l’uomo), e la stessa Chiesa, dai pastori ai semplici fedeli. Il triplice “penitenza, penitenza, penitenza!” che l’Angelo “con voce forte disse” nella visione della terza parte del Segreto di Fatima sta lì a ricordarcelo. Pretendere che la guerra finisca, senza convertirsi, è inutile, perché essa è conseguenza del peccato.

E’ bene allora ricordare che l’essenza della consacrazione è la totale rinuncia al peccato e alle seduzioni del male, nonchè l’affidamento al Cuore Immacolato di Maria e mediante il Suo al Sacro Cuore di Gesù. Certamente, nel suo pieno significato del termine, consacrare è qualcosa che si può fare soltanto a Dio, ma il termine viene usato per l’Immacolata nello spirito di S. Giovanni Paolo II, sulla cui insegna campeggiava la scritta Totus tuus e la M ai piedi della croce. La pratica, da sempre incoraggiata dalla Chiesa, costituisce un rafforzamento ed un approfondimento di quanto avvenuto nel battesimo. Tale  appartenenza va continuamente confermata in spirito di autentica conversione (e quindi preparata e vissuta nel miglior modo possibile), dai singoli come dalle comunità a tutti i livelli, familiare, locale, nazionale, universale.

Il Cielo, a conferma dell’intima unione dei due Sacri Cuori, nelle apparizioni a S. Caterina Labourè del 1830, volle che nel retro della medaglia miracolosa essi fossero raffigurati accanto, uniti nella sofferenza; a sinistra quello di Gesù squarciato per il colpo di lancia e coronato di spine, e a destra quello Immacolato di Maria trafitto da una spada, sormontati da una croce e con le fiamme del Loro amore che fuoriescono da entrambi. Tale unione è ribadita nella medaglia dalla I, iniziale di Iesus contenuta all’interno della M, iniziale di Maria, quasi a raffigurare la Madonna incinta; entrambi sormontati da un’unica croce, chiaro segno della profonda comunione fra i Due, anche per la comune missione redentrice.

Insegna il ven. Pio XII: “Affinché poi il culto verso il Cuore augustissimo di Gesù porti più copiosi frutti di bene nella famiglia cristiana e in tutta l’umana società, si facciano un dovere i fedeli di associarvi intimamente la devozione al Cuore Immacolato della Genitrice di Dio. È infatti sommamente conveniente che, come Dio ha voluto associare indissolubilmente la Beatissima Vergine Maria a Cristo nel compimento dell’opera dell’umana Redenzione, in guisa che la nostra salvezza può ben dirsi frutto della carità e delle sofferenze di Gesù Cristo, cui erano strettamente congiunti l’amore e i dolori della Madre sua; così il popolo cristiano, che da Cristo e da Maria ha ricevuto la vita divina, dopo aver tributato i dovuti omaggi al Cuore Sacratissimo di Gesù, presti anche al Cuore amantissimo della celeste Madre consimili ossequi di pietà, di amore, di gratitudine e di riparazione. È in armonia con questo sapientissimo e soavissimo disegno della Provvidenza divina che Noi stessi volemmo solennemente dedicare e consacrare la santa Chiesa ed il mondo intero al Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria” (Hauretis Aquas, 15.5.1956).

Sono tanti i pronunciamenti dei pontefici e gli inviti dei santi che hanno spiegato la giustizia e l’opportunità di tale pratica. Circa la sua efficacia, valga la preghiera di San Giovanni Paolo II del 13.5.1982, ad un anno dall’attentato di cui fu vittima, con cui consacrava il mondo: “La potenza di questa consacrazione dura per tutti i tempi ed abbraccia tutti gli uomini, i popoli e le nazioni, e supera ogni male, che lo spirito delle tenebre è capace di ridestare nel cuore dell’uomo e nella sua storia e che, di fatto, ha ridestato nei nostri tempi”.

 

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