La pace? A questo punto anche domani. Basterebbe volerlo

La pace? A questo punto anche domani. Basterebbe volerlo

di Pietro Licciardi

STATI UNITI E NATO RICONOSCANO DI AVER TIRATO TROPPO LA CORDA E ASSICURINO UNA UCRAINA NEUTRALE. SOLO COSÌ EVITEREMO GUAI BEN PEGGIORI

Nonostante le assicurazioni date alla Russia dopo caduta del Muro di Berlino che né gli Stati Uniti né l’Europa avrebbero mirato aduna espansione della Nato e dell’Unione europea ad est; nonostante l’entrata dei paesi baltici nell’Alleanza atlantica con la conseguente istallazione di basi militari l’Europa; nonostante gli avvertimenti della Russia di Putin che non sarebbero stati tollerati ulteriori allargamenti verso i suoi confini, Stati Uniti ed Europa non si sono fermati e hanno messo il naso negli affari interni dell’Ucraina istigando un colpo di stato che ha allontanato il presidente filorusso Viktor Janukovyč.

Oggi al suo posto c’è l’ex comico e filo europeo Volodymyr Zelensky il quale dopo essersi illuso di avere il pieno appoggio dell’Occidente è andato incontro ad una guerra che non può vincere. Non può farlo perché il suo esercito non può reggere in confronto con quello russo, nonostante la forniture militari dell’ultima ora; inoltre è rimasto solo. L’Ucraina non è un partner Nato e quindi non può contare, per nostra fortuna, sull’intervento militare dell’Alleanza mentre gli Stati Uniti sembra proprio non abbiano alcuna intenzione di muovere le proprie truppe. L’Europa, poi, militarmente e politicamente insignificante senza la Nato e l’America, non può che fare altro che stare a guardare e obbedire in tutto e per tutto alla casa Bianca.

Detto questo e costatato tutto ciò l’attuale conflitto potrebbe, probabilmente finire domani stesso se Ucraina e Stati Uniti accettassero il fatto di aver tirato troppo la corda dando assicurazioni a Putin che l’Ucraina diventerà un paese neutrale e che mai entrerà a far parte dell’Alleanza e della Ue, cosa del resto scontata non avendo a tutt’oggi i requisiti. L’Ucraina infatti non può essere certo definita un paese democratico e la corruzione vi dilaga.

Certo, qualcuno, dopo aver fatto la voce grossa per mesi perderebbe la faccia ma non scorrerebbe più il sangue di civili innocenti e di soldati costretti a combattere una guerra che molti considerano fratricida. A questo proposito è vergognoso come i media occidentali e italiani stiano sobillando gli animi suscitando una tifoseria antirussa – come se il popolo russo possa essere identificato con Putin – spacciando immagini false di devastazioni e bombardamenti indiscriminati su Kiev e altre città ucraine tratte dagli archivi o addirittura da videogiochi. Evidentemente due anni di manipolazione dell’informazione sotto la pandemia non hanno insegnato nulla e le persone col loro stupido tifo da stadio contribuiscono a tenere alta una tensione che potrebbe sfuggire di mano in qualsiasi momento. Tuttavia se l’Occidente e Zelensky gettassero adesso la spugna, forse, potrebbero evitare conseguenze sul piano economico e politico che si preannunciano ancor più catastrofiche.

Scartata l’eventualità di una terza guerra mondiale – sia che venga combattuta con armi convenzionali e a maggior ragione con missili nucleari – che nessuno vuole, se non altro perché lascerebbe dietro di se un continente devastato e in ginocchio con grave danno per il portafoglio degli oligarchi globalisti, una conseguenza certa del protrarsi del conflitto è il costo economico pesante per gli americani e devastante per noi europei, Italia in primis, di sanzioni economiche che deprimerebbero i commerci e farebbero schizzare alle stelle il costo di gas e petrolio.

Probabilmente questa sarebbe una conseguenza non sgradita a quelle lobby industrial-ambientaliste che sperano di fare affari d’oro con la conversione al green, verso la quale ci stanno spingendo da decenni strumentalizzando anche ragazzine affette dalla sindrome di Aspenger. E di certo a queste lobby e a certi invasati ecologisti non importa un fico secco se milioni di persone saranno ridotte in povertà a causa degli aumenti dei prezzi causati dal costo dell’energia necessaria alla produzione e al trasporto delle merci. Tuttavia se ne ricorderebbero gli elettori, specialmente americani ed europei e i milioni di disoccupati con la possibilità che si apra una stagione di forti tensioni e di instabilità sociale.

Altra conseguenza, ancora peggiore se possibile, sarebbe la posizione di maggior forza che in tutto questo acquisterebbe la Cina, il vero nemico dell’Occidente, sul piano politico, culturale ed economico. La Russia infatti non potrebbe che compensare le sanzioni, soprattutto quelle finanziarie, inflitte da Usa e Ue spostando i suoi commerci e transazioni sul mercato Cinese, ricavandone un vantaggio a breve termine ma a medio e lungo termine si troverebbe legata mani e piedi al dragone rosso, che a quel punto diventerebbe forse l’unica incontrastata potenza mondiale.

Inoltre gli Stati Uniti dopo l’ignominiosa fuga dall’Afghanistan stanno incassando un altro duro colpo, tanto da farci chiedere se sono ancora in grado di essere una guida per il mondo occidentale. Di questo potrebbe approfittare ancora una volta la Cina, che come abbiamo scritto nei giorni scorsi è un pezzo che aspetta di annettersi Taiwan, e anche Putin, per portare avanti il suo sogno imperiale riallargando i confini della Federazione aprendo altre crisi.

La cosa che al momento preoccupa di più tuttavia è che al momento nessuno sulle due sponde dell’Atlantico sembra essere all’altezza della delicata situazione e in grado di tener testa in modo razionale e responsabile ad un Putin determinato e fortemente intenzionato a portare avanti il suo disegno geopolitico. Non certo il rimbambito Biden e la cricca “democratica”, molto più ferrata in tema di “diritti” gay e gender che in questioni di politica estera, e neppure i leader europei, che nel complesso sembrano più dei Di Maio che degli Adenauer.

 

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