Il sociologo Guzzo: “la Santa Sede è la sola forza che, da subito, si è spesa per la pace”

Il sociologo Guzzo: “la Santa Sede è la sola forza che, da subito, si è spesa per la pace”

di Matteo Orlando

GRAZIE A DIO. COME LA FEDE PROMUOVE LA CIVILTÀ, IL PROGRESSO, LA PACE, LA FAMIGLIA E LA SALUTE“, IL NUOVO SAGGIO DEL GIORNALISTA E SOCIOLOGO CATTOLICO GIULIANO GUZZO

Grazie a Dio – Come la fede promuove la civiltà, il progresso, la pace, la famiglia e la salute”  (Edizioni Lindau, Milano 2022, pp. 544, € 32), è il nuovo libro del giovane sociologo Giuliano Guzzo. Collaboratore dei quotidiani La Verità e La Nuova Bussola, dei mensili Il Timone e Notizie Pro Vita & Famiglia, Guzzo si occupa spesso di temi legati alla famiglia, alle differenze tra uomini e donne, ai grandi quesiti della bioetica e alle manipolazioni dei mass media. Lo abbiamo intervistato.

Nel 2022 come può, a suo giudizio, la fede cattolica rilanciare la civiltà, in un mondo che sembra più ateo o, almeno, agnostico?

«Una delle sfide del mio nuovo libro, Grazie a Dio, consiste proprio nel confutare questa diffusa ma infondata credenza: non è affatto vero che il mondo è sempre più ateo, tutto il contrario. Anzitutto perché da decenni quasi una persona su cinque, nel pianeta, è di fede cattolica – quota che non è mai scesa -, e poi perché la religiosità in senso lato sta tenendo, anzi avanzando. Le statistiche più recenti ci dicono infatti che dal 2000 al 2022, la quota di popolazione globale che si dice religiosa è cresciuta, ogni anno, dell’1,3%, quella che si dice atea di appena di meno dello 0,2%. Il mondo non è agnostico o ateo, insomma, ma religioso e sempre più religioso e credente. Il fatto è che viviamo in Europa e nella bolla dei mass media, che in effetti non sono certo simpatizzanti della fede, tanto meno di quella cristiana. Ma la realtà è ben diversa».

Quale forma di progresso può promuovere la fede cattolica oggi se, erroneamente, da molto viene definita anti-scientifica?

«La rivoluzione scientifica è storicamente avvenuta nell’Europa cristiana, non altrove, e per opera di scienziati non semplicemente credenti ma, lo dicono le loro biografie, straordinariamente devoti, specie se rapportati a quella a com’è spesso vissuta la fede ai giorni nostri. Basterebbe questo indiscutibile dato di fatto a confutare la tesi – anch’essa in fondata – della Chiesa come contraria alla scienza. Ma, come scrivo in Grazie a Dio, la fede cristiana anche oggi può essere alleata del progresso, da una parte perché ripone molta fiducia nella ragione, dall’altra perché tiene sempre ancorata la ricerca scientifica a quei valori antropologici, in primis il rispetto della persona umana, senza i quali il progresso degenera. Mi pare che sugli orrori di un progresso a tutti i costi, anche contro l’uomo, la lezione del Novecento e dei totalitarismi sia ancora molto attuale». 

Soffiano venti di guerra continentale, se non mondiale. Come può il cattolicesimo operare per la pace anche in Russia e Ucraina?

«Può e deve, secondo me. Infatti la Santa Sede è la sola forza che, da subito, si è spesa per la pace. Ma non è una novità. Sempre nel mio libro, ricordo come l’impegno della Chiesa in favore della pace sia sempre stato concreto anche in epoca contemporanea. Papa Benedetto XV e il suo Segretario di Stato, il cardinale Gasparri, tentarono in tutti i modi prima di evitare la prima guerra mondiale e poi di arginarne gli effetti; Pio XII fece lo stesso con la seconda guerra mondiale nel corso della quale, secondo un noto diplomatico israeliano, la Chiesa salvò quasi 860.000 ebrei; Giovanni XXIII svolse un ruolo significativo nella risoluzione della crisi missilistica di Cuba; Paolo VI si spese per far cessare le ostilità in Vietnam; Giovanni Paolo II fece accorati appelli sia per scongiurare la guerra del Golfo sia per la pace nei Balcani. La Chiesa è sempre stata per la pace». 

La famiglia è sempre più progressivamente scardinata dall’ideologia gender. Come può replicare la Chiesa Cattolica?

«Denunciando le derive ideologiche gender e ricordando che la famiglia composta da uomo e donna, banalmente, non è un valore cattolico. Al contrario, è il pilastro di ogni civiltà, dato che non c’è civiltà – l’esperienza storica è molto netta al riguardo – che sia sopravvissuta marginalizzando la “cellula fondamentale della società”. Non a caso, l’importanza della famiglia è stata riconosciuta, storicamente, anche da tanti autori non cattolici né cristiani; penso ad Aristotele – che visse secoli prima di Cristo – e che la definì come «associazione istituita dalla natura», e non si soffermò sul fatto che questa sia tra uomo e donna solo per un motivo: lo dava per scontato. Cicerone, anch’egli non cristiano, definì il matrimonio «la prima forma di società» e persino Karl Marx, il grande fustigatore della civiltà borghese, in uno dei suoi testi, si lasciò scappare che “il rapporto immediato naturale […] è il rapporto dell’uomo con la donna”. Oggi credo passerebbe per omofobo pure Marx». 

Veniamo da due anni di pan/infodemia. Come si è comportato la Chiesa dal punto di vista sanitario e come potrebbe migliorare l’aspetto sanitario il cattolicesimo?

«La pandemia è stata motivo di scontro e divisioni molto laceranti e, in parte, ancora aperte. Tutti avrebbero potuto fare di più e meglio, a partire dal governo italiano. Quanto alla Chiesa, non posso dimenticare due cose. La prima è che cosa è accaduto a Roma il 27 marzo 2020, in un piovoso pomeriggio destinato a restare memoria collettiva  a lungo. Papa Francesco, in una piazza San Pietro spettrale, ha pregato davanti al Crocifisso di San Marcello − lo stesso crocifisso cui è attribuito il merito di aver fermato la peste a Roma nel XVI secolo − implorando Dio di bloccare la pandemia. Una supplica forse non rimasta inascoltata dato che, se quel giorno causa Covid 19 sono morte 919 persone, quel dato ha poi iniziato a decrescere regolarmente senza quasi più interruzioni. La seconda cosa che vorrei ricordare, e che dimostra come si è comportata la Chiesa, sono i tanti sacerdoti ammalatisi e poi morti perché rimasti vicino ai fedeli. Già nell’aprile 2020 erano un centinaio. Non dobbiamo e non possiamo dimenticare la loro testimonianza».

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