“Ite ad Ioseph!” (“Andate a Giuseppe!”)

“Ite ad Ioseph!” (“Andate a Giuseppe!”)

di don Giuseppe Tomaselli*

UNA RIFLESSIONE QUOTIDIANA SUL PADRE PUTATIVO DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO

Il 26 Gennaio 1918, compiendo il sedicesimo anno d’età, mi recai alla Chiesa Parrocchiale. Il Tempio era deserto. Entrai nel Battistero e lì m’inginocchiai presso il Fonte Battesimale. Pregai e meditai: In questo luogo, sedici anni or sono, fui battezzato e rigenerato alla grazia di Dio. Fui messo allora sotto la protezione di San Giuseppe. In quel giorno, fui scritto nel libro dei vivi; un altro giorno sarò scritto in quello dei morti.

Sono ormai passati tanti anni da quel giorno. La giovinezza e la virilità sono trascorse nell’esercizio diretto del Ministero Sacerdotale. Quest’ultimo periodo della vita l’ho destinato all’apostolato della stampa. Ho potuto mettere in circolazione un discreto numero di libretti religiosi, ma mi sono accorto di una lacuna: a S. Giuseppe, di cui porto il nome, non ho dedicato alcuno scritto. E’ doveroso scrivere qualche cosa in suo onore, per ringraziarlo dell’assistenza datami sin dalla nascita e per ottenere la sua assistenza nell’ora della morte. Non intendo narrare la vita di San Giuseppe, bensì fare pie riflessioni per santificare il mese che precede la sua festa.

Primo giorno

Pater noster – San Giuseppe, prega per noi!

 

ANDATE A GIUSEPPE!

L’Antico Testamento fu immagine del Nuovo; così, ad esempio, il Sommo Sacerdote Melchisedech fu immagine di Gesù, Sommo ed Eterno Sacerdote; Giuditta ed Ester furono immagini di Maria Santissima, Vergine Potente. Anche San Giuseppe fu raffigurato in uno dei figli del Patriarca Giacobbe, portante il nome di Giuseppe. Giacobbe ebbe dodici figli; prediligeva Giuseppe, avendolo avuto nella vecchiaia. I fratelli, presi da gelosia, stabilirono di ucciderlo; ma per non macchiare le mani di sangue, lo vendettero come schiavo ad un egiziano, di nome Putifarre.

Giuseppe, giusto, timorato di Dio, trovandosi a servizio in casa del padrone, fu invitato a commettere un peccato. Rispose: – Come posso offendere Dio, stando alla sua presenza? – Cosi dicendo, fuggì. Venne raggiunto e per punizione fu messo in prigione. Il Signore vegliava sopra di lui; gli diede il dono della profezia, cosicché il giovane poté spiegare i misteriosi sogni al Faraone, re dell’Egitto.

Giuseppe predisse al re sette anni di abbondanza di grano, seguiti da sette anni di carestia. Faraone per premiarlo lo liberò dalla prigione e lo costituì viceré d’Egitto, dicendogli: – Io ti dò autorità su tutta questa nazione. Nessuno senza tuo ordine muoverà mano o piede in tutto l’Egitto. Il re si tolse l’anello dal dito e lo consegnò a Giuseppe, mutandogli il nome, che in lingua egiziana significava «Salvatore del mondo».

Vennero gli anni dell’abbondante raccolto e Giuseppe fece riempire tutti i granai; sopraggiunsero gli anni di carestia ed il popolo fu sfamato. Anche da altre nazioni si accorreva a Faraone per avere frumento ed il re rispondeva: – Andate a Giuseppe; fate tutto quello ch’egli vi dirà! – Giuseppe, figlio di Giacobbe, fu la salvezza dell’Egitto. Per divina disposizione anche il padre di San Giuseppe si chiamava Giacobbe.

Chi rese grande il nostro Santo Patriarca non fu un re terreno, come Faraone, ma fu il Re dei re, Gesù Cristo, il quale, eleggendolo a Padre Putativo, lo arricchì di tali tesori, da renderlo il vero dispensiere dei beni divini. La Chiesa invita a rivolgersi alla sua intercessione per ottenere grazie ed ha fatto suo il detto di Faraone: – Andate a Giuseppe! «Ite ad Ioseph!». I fedeli ne hanno esperimentata da secoli la potenza e per questo i devoti di San Giuseppe aumentano sempre più.

Esempio

Al principio del secolo XVIII si moltiplicavano le lotte e le stragi nel dominio sabaudo. Il Piemonte era in grande pericolo. Viveva allora in Torino Santa Maria degli Angeli, Carmelitana Scalza. Costei pregava il Signore che liberasse la sua città da qualunque strage. Gesù rispose – Torino avrà pace e fortuna, se prenderà a Protettore San Giuseppe. La Santa ne informò l’Autorità Ecclesiastica e così si tenne un triduo solennissimo ad onore di San Giuseppe nella Chiesa di Santa Cristina. Dopo pochi mesi ritornò la pace, con il Trattato di Vigevano. Torino rimase riconoscente ed innalzò nella Chiesa di Santa Chiara un magnifico Altare a perpetuo ricordo.

FiorettoRendere omaggio a San Giuseppe, ponendo davanti alla sua immagine qualche lampada o qualche fiore.

GiaculatoriaSan Giuseppe, prega per me!

 

 

Il testo che vi abbiamo proposto è stato tratto da libro Don Giuseppe Tomaselli, San Giuseppe – Mese in suo onore (1962), di proprietà dell’Istituto Teologico “San Tommaso“, Via del Pozzo, 43 – 98121 Messina, al quale il libro può essere chiesto, oppure scrivendo alla mail: dongiuseppetomaselli@gmail.com.

 

* Don Giuseppe Tomaselli, nato a Biancavilla (Catania) il 26 gennaio del 1902 e morto a Messina nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1989, entrò nel 1916 nella Congregazione Salesiana, venne ordinato sacerdote nel 1926 e, lungo il suo ministero, durato quasi 63 anni, fu parroco, insegnante, cappellano presso comunità religiose, esorcista, taumaturgo ed apostolo della buona stampa cattolica. Proprio in quest’ultima veste diffuse ben 10 milioni di copie dei suoi 120 libri, testi che ancora sono molto richiesti e letti.

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