Il 31 dicembre si canterà il “Te Deum” in tutte le chiese. E voi, per cosa ringrazierete Dio quest’anno?

Il 31 dicembre si canterà il “Te Deum” in tutte le chiese. E voi, per cosa ringrazierete Dio quest’anno?

di Gianmaria Spagnoletti

ALLA FINE DI QUEST’ANNO PER COSA RINGRAZIEREMO DIO?

Ogni anno è tradizione che, nella Messa del 31 dicembre, si canti il “Te Deum” di ringraziamento per l’anno appena trascorso.

Sono sicuro che qualcuno avrà un’obiezione: “E di cosa dovremmo ringraziare?”. In effetti, il 2021 non è stato uno degli anni più esaltanti della nostra vita (come del resto il suo predecessore…). Tuttavia ho voluto fare lo stesso un sondaggio, chiedendo ad alcuni amici: “Alla fine di quest’anno, per che cosa ringraziereste Dio?”.

Anche quando ho fatto la domanda a bruciapelo la risposta non si è fatta attendere: chi ringrazia per il dono della fede, chi per il dono della vita, chi per la speranza. Ovviamente sono stati elencati anche eventi più concreti, come delle nuove amicizie, oppure un nuovo lavoro (e di questi tempi è straordinario). Poi c’è chi ringrazia per il dono della famiglia, sia per quella di origine che per la propria; infatti qualcuno si è sposato, qualcun altro ha avuto un figlio, o lo avrà a breve. Non poche sono state le guarigioni, e non parlo solo riferendomi al virus, ma anche a malattie un po’ “snobbate” in questo periodo, seppure gravi.

Insomma, anche se le negatività ci sono di di sicuro e si prendono gran parte delle “luci della ribalta”, sono andato in cerca del bene e ne ho trovato tantissimo, da restare stupefatto. Sono cose che non meritano di finire nel dimenticatoio, ma di essere portate alla luce affinché tanti possano “tirare un po’ il fiato”, insomma, essere risollevati.

E voi per cosa ringrazierete Dio? Io tengo sempre a mente una frase che Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) scrisse nel suo libro Ortodossia del 1908: “la misura della felicità è la riconoscenza”. Interpretandola a mio modo, posso dire che nonostante tutta la fatica, la stanchezza, i dubbi, le giornate “no”, l’apatia che a volte viene, trovo sempre qualcosa per cui cantare il “Te Deum”. Anche perché ho imparato (poco alla volta) che la riconoscenza verso Dio è tutto.

Anche chi ha perso una persona cara o è malato, ha perso il lavoro, oppure sembra affogare nell’ansia, nell’incertezza e in mille problemi, sicuramente, qualche cosa di buono gli rimane sempre, a partire dalla vita. Tutto è perduto, fuorché l’onore e la vita, che è salva, come disse Francesco I re di Francia (1494-1547): la vita è la base di tutto. Ringraziare Dio è un atto di fede, di riconoscenza, di coraggio e di speranza, doti che non dovete perdere. Non tiratevi indietro, e vedrete che saremo in tanti a cantare: “In Te, Signore, ho sperato / Non sarò confuso in eterno”.

 

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