Ecco chi è san Serafino di Sarov, monaco russo
di Mariella Lentini*
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“I SANTI MANIFESTANO IN DIVERSI MODI LA PRESENZA POTENTE E TRASFORMANTE DEL RISORTO” (BENEDETTO XVI)
Nato a Kursk, in Russia, nel 1759 da una famiglia di mercanti, Prokhor Moshnin a dieci anni rischia di morire di malattia. Ha una visione della Madonna che lo fa guarire. Da allora prega, frequenta la chiesa e legge la vita dei santi. A diciotto anni, con il nuovo nome di Serafino (in ebraico significa “colui che infonde calore”) entra nel Monastero di Sarov. Mangia poco e digiuna il mercoledì e il venerdì. Serafino desidera vivere come i monaci del deserto, eremiti in Egitto nel IV secolo. Il santo si rifugia nella foresta e costruisce una baracca di legno dove va a vivere tutto solo. Sta a stretto contatto con gli animali e diventa loro amico. Coltiva le verdure per potersi nutrire, abbatte gli alberi per riscaldarsi. Legge e studia la Bibbia. Prega tantissimo. Un giorno alcuni uomini malvagi lo bastonano per derubarlo. Nella sua misera baracca, però, trovano solo l’immagine della Madonna e le Sacre Scritture. Il santo non oppone resistenza e per le bastonate ricevute deve essere curato per molti mesi. Rimane menomato e claudicante per tutta la vita. Quando i briganti vengono acciuffati il buon Serafino chiede per loro clemenza. Tornato nella sua foresta il monaco prega sempre.
Si narra di sue visioni della Madre di Gesù e di alcuni santi. Poi comincia ad accogliere folle di persone, ricchi e poveri, che accorrono per un consiglio, un conforto morale. «Mia gioia, Cristo è risorto», così il santo saluta tutti con un inchino. Si racconta che il suo volto fosse gioioso e luminosissimo. Non serve raccontargli i propri problemi poiché Serafino legge nei cuori e sa tutto. Uno dei suoi consigli è di essere allegri per combattere la noia e la depressione. A Serafino, poi, cominciano a mancare le forze per potersi recare ogni domenica al monastero, partecipare alla Messa e fare la comunione. Così i monaci lo accolgono in una stanzetta isolata dove il santo può pregare e aiutare chi si rivolge a lui. Quanti miracoli raccontano i fedeli! Guarigioni del fisico e dell’anima: chi ritrova la salute, chi da litigioso diventa amante della pace, altri non credono e poi si ritrovano buoni cristiani. Il santo, uno dei più venerati in Russia, canonizzato dalla Chiesa ortodossa russa e amato anche dai cattolici, muore a Sarov nel 1833, nella sua stanzetta.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”