Il vero volontariato continua a cavalcare i moti più nobili dell’animo umano
MA LE DOMANDE PIÙ RICORRENTI DI UNA PARTE DEI VOLONTARI TENDONO A CONOSCERE LE VARIE PROSPETTIVE DI OCCUPAZIONE CHE UN “CERTIFICATO DI VOLONTARIATO” PUO’ ASSICURARE!
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Di Nicola Sajeva
Nel paniere che contiene tutto ciò che caratterizza la civiltà di un popolo, il volontariato occupa un posto di prestigio perché è espressione spirituale purissima che ci permette di raggiungere posizione di altruismo da tenere sempre in grande considerazione.
Nel cammino faticoso della storia dell’uomo, il volontariato è riuscito a scrivere stupende pagine segnando momenti partecipativi esemplari dove la gratuità, la completa donazione e le varie sfumature di eroismo hanno rappresentato le note dominanti.
Sin dalla scuola elementare, la valenza educativa delle prime letture, molto spesso, emergeva dal racconto di imprese suscitate dallo slancio altruistico di personaggi che, superando le siepi dei mille calcoli, avevano messo in gioco tutta la loro esistenza. Ignorando le strette curve della razionalità, la volontà può seguire percorsi inimmaginabili quando sceglie come guida solo la legge dell’amore.
Ciò che ho tentato di esprimere con queste poche note, stenta a trovare riscontro sufficientemente visibile nella realtà del nostro quotidiano. Non desidero generalizzare né procedere a stilare giudizi sommari. Sottolineo solo una tendenza che, penso, richieda la benefica e rigenerante spruzzatura di alcune gocce di chiarezza.
Intanto è utile puntualizzare che una competenza specifica permette all’attività del volontariato di raggiungere i migliori risultati. Avere l’umiltà di imparare delle norme, attrezzare al massimo lo slancio del cuore, agire seguendo dei percorsi già sperimentati sono momenti ineludibili per quanti desiderano valorizzare la loro disponibilità.
Durante la frequenza di un corso che era diretto appunto a dare gli aiuti di cui accennavo, grande è stata la mia delusione quando andavo notando che le domande più ricorrenti di gran parte dei partecipanti tendevano a conoscere le varie prospettive di occupazione che il certificato di frequenza poteva assicurare. Rimasi alquanto disorientato dalla venalità che attraversava il cuore di molti partecipanti.
Purtroppo, in seguito ho avuto modo di constatare che gran parte delle associazioni, che si definivano di volontariato, godevano di una legislazione che prevedeva l’erogazione di regolari contributi comunali, regionali, statali. Notavo che non percepivano grandi somme ma senz’altro veniva elusa quella che, nell’immaginario collettivo, ieri era la perla più preziosa del volontariato: la gratuità.
Oggi forse non più perché tutto partecipa a costruire una cultura impostata sul ritorno economico e il meschino “do ut des” condiziona e diventa motivo ispiratore di tutte le attività umane. Questo fenomeno culturale travolge tutto, invade tutte le aree e determina la convinzione che è molto opinabile, che si debba fare qualcosa quando non si riesce ad intravedere, nel tempo, un vero vantaggio economico.
Il denaro, come sempre, riesce a rovinare tutto: entrando nel cuore dell’uomo non rende possibile una concettualità oblativa. La ricaduta economica condiziona il libero volteggio della nostra volontà e la dirige, inesorabilmente, verso le acque stagnanti e putride del tornacontismo.
Fuori da questa logica, per fortuna, abbiamo un volontariato che, andando controcorrente, riesce ancora a far brillare al massimo il valore della gratuità. Per tentare di arricchire questa riflessione è doveroso soffermarsi a ricercare le aree dove la gratuità del volontariato riesce a trovare gli umori per svilupparsi nelle migliori condizioni.
L’area laica e quella cristiana offrono differenziazioni non indifferenti: per il laico il conteggio delle entrate e delle uscite si conclude con l’esperienza terrena; per il cristiano lo stesso calcolo supera la soglia della vita e si proietta nell’eternità. La prospettiva di un’esperienza ultraterrena dovrebbe condizionare il valore da assegnare ad ogni nostra azione. Se non lo fa, la fede non riesce a trovare nessuna espressione accettabile.
Per questi motivi, appena accennati il volontariato riesce a non tradire la sua vera identità se affonda le radici tra le pagine del Vangelo dove l’amore, nella donazione totale gratuita, trova la sua più perfetta definizione.
Nonostante tutto, il vero volontariato continua a cavalcare i moti più nobili dell’animo umano. Fanno vero volontariato i ragazzi e le ragazze che si onorano di andare a lavare le latrine nei centri di accoglienza organizzati dalle varie Caritas. Fanno vero volontariato tutte le persone che offrono il loro tempo libero per sostenere le persone in difficoltà e, indossando i panni del buon samaritano, mettono in campo le loro forze per costruire una civiltà che abbia nell’umanizzazione dei rapporti interpersonali la sua punta di diamante.