Tanti preti s’imboscano, non vanno a pescare anime: come mai?
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OGGI LE VOCAZIONI SONO SCARSE
Paolo prega per i fedeli di Colossi, venuti di recente al Vangelo, perché abbia no una “piena conoscenza della volontà” di Dio (Col 1,9) e potersi comportare “in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto” (v.10).
Per portare frutti di opere buone, occorre avere una più profonda conoscenza del mistero di Dio, che non si acquista se non con la sapienza e la fedeltà a Dio. Crescendo nella fede, si diventa “forti e pazienti in tutto” (v.11).
Paolo rivela che diventare cristiani è una grande grazia di Dio. È il Padre che “ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei Santi nella luce” (v.12). Per questo va ringraziato. “È lui che ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore, per mezzo del quale abbiamo la redenzione, il perdono dei peccati” (vv.13-14).
C’è dunque, un regno, dove regna Gesù Cristo; di esso fanno parte i redenti col suo Sangue. Ma è vitale conoscere la volontà di Dio, come Gesù ci insegnò nella preghiera del Padre nostro. Molti, a loro danno, non fanno più questa preghiera.
Lavorare è un dovere sacrosanto: sia per mantenere la famiglia, che per la propria dignità. Ma c’è un lavoro particolare che è quello di “pescatori di uomini”, come fu per S. Pietro e i primi discepoli.
È una vocazione santa data da Dio ad alcuni, che lasciano tutto per seguire Gesù. Oggi le vocazioni sono scarse e tanti preti s’imboscano: non vanno a pescare anime. Come mai?
Lo diceva Santa Teresa si Calcutta: Non si puó dare ció che non si ha!