Soltanto il 20% dei battezzati fa parte di parrocchie, movimenti ecclesiali e associazionismo cattolico
di Mons. Paolo Selvadagi*
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LA PARROCCHIA OGGI È MESSA DI FRONTE A UNA SCELTA…
La parrocchia oggi è messa di fronte a una scelta. Può rimanere in posizione comoda entro il proprio ambito di relazioni, circoscritte per lo più agli atti sacramentali, oppure abbandonare il recinto rassicurante e andare a gettare il seme della Parola negli ambiti dove la gente vive, perché il Vangelo li irradi di luce e in essi si possa dare di nuovo corpo e sangue al Vangelo annunziato. La preparazione, la celebrazione dei sacramenti, la formazione continua dei cattolici ne trarranno l’indubbio vantaggio di verificare pubblicamente l’autenticità di ciò che si crede e la credibilità di ciò che si annuncia.
Insomma, la comunità cristiana è sollecitata a compiere l’opera che gli è propria: innescare il processo capace da un lato di rendere il Vangelo cultura e dall’altro di animare la cultura di oggi con la forza dei valori cristiani. Si tratta di immettere di nuovo nella società il senso del vivere secondo la visione cristiana, in forme che tengano presenti i mutamenti già avvenuti e quelli in corso. Inoltre, lo shock pandemico del 2020, che ha sconvolto anche gli assetti ordinari e tradizionali della vita ecclesiale, rende non più rinviabile un ripensamento della comunità parrocchiale alla luce dei cambiamenti culturali, sociali, economici.
È da tempo avviato un processo di nuova evangelizzazione (o ri-evangelizzazione), secondo un’espressione usata da Giovanni Paolo II (cfr. Redemptoris missio, n. 32), cioè di un rinnovato annuncio di Gesù Signore e del Regno di Dio; da intendere non già soltanto come un’attività affidata a singoli cristiani specialisti in evangelizzazione, ma piuttosto come un’azione comunitaria che mette in gioco l’attitudine di ogni cristiano all’evangelizzazione, come ha insegnato Paolo VI nell’Evangelii nuntiandi: «Chi è stato evangelizzato a sua volta evangelizza. Qui è la prova della verità, la pietra di paragone dell’evangelizzazione: è impensabile che un uomo abbia accolto la Parola e si sia dato al Regno, senza diventare uno che a sua volta testimonia e annunzia» (n. 24).
La protagonista dell’evangelizzazione è la Chiesa, la comunità cristiana; intesa non soltanto come un comune sentire di natura interiore e spirituale tra credenti in Cristo, ma come realtà concreta di Chiesa locale, testimone della presenza del Signore nella storia ordinaria degli uomini. Il singolo credente in Cristo sarà autentico testimone del Signore, annunciatore del suo Vangelo nella misura del legame con la comunità cristiana; altrimenti rischia di proporre un messaggio insidiato dalla visione ristretta e riduttiva della soggettività personale o del gruppo di appartenenza. Soprattutto le parrocchie sono coinvolte in questo impegno, che comporta la comprensione rinnovata della comunità cristiana.
È a tutti noto che, nel panorama della Chiesa italiana, le parrocchie presentano una varia tipologia, secondo le differenti situazioni sociali e culturali. C’è differenza infatti tra parrocchie di grandi città, di città di provincia, di grandi paesi di campagna, di zone turistiche. L’attenzione dei capitoli di questo libro è rivolta prevalentemente alle comunità parrocchiali nel contesto delle grandi città, anche se le constatazioni, le criticità e le prospettive che le riguardano costituiscono i sintomi di una situazione diffusa nel cattolicesimo italiano, per quanto molto diversificata nelle varie aree del Paese.
Papa Francesco ha detto, rivolto al Congresso internazionale della pastorale delle grandi città, il 27 novembre del 2014: Veniamo da una pratica pastorale secolare, in cui la Chiesa era l’unica referente della cultura. È vero, è la nostra eredità. Come autentica maestra, essa ha sentito la responsabilità di delineare e di imporre non solo forme culturali, ma anche i valori, e più profondamente di tracciare l’immaginario personale collettivo, vale a dire le storie, i cardini a cui le persone si appoggiano per trovare i significati ultimi e le risposte alle loro domande vitali. Ma non siamo più in quell’epoca. È passata. Non siamo nella cristianità, non più. Oggi non siamo più gli unici che producono cultura, né i primi, né i più ascoltati. Abbiamo pertanto bisogno di un cambiamento di mentalità pastorale, ma non di una “pastorale relativista” […]. Questo non si potrebbe chiamare pastorale! Chi fa così non ha vero interesse per l’uomo, ma lo lascia in balia di due pericoli egualmente gravi: gli nascondono Gesù e la verità sull’uomo stesso. E nascondere Gesù e la verità sull’uomo sono pericoli gravi! L’esigenza della rimodulazione pastorale della Chiesa, nel luogo in cui vive e nel contesto ampio dell’età secolare, attraversa tutto il mondo parrocchiale. E pertanto ogni forma di comunità parrocchiale ne rimane in qualche misura coinvolta.
Oggi, la via sinodale, decisamente proposta da papa Francesco, appare la strada da percorrere per la riconfigurazione delle nostre comunità in chiave di annuncio. Va però chiarito sempre meglio che la via sinodale non si può ridurre semplicemente a una questione di metodo, ma viene a coinvolgere il contenuto, l’identità stessa della comunità, come un camminare comune al quale tutti sentono di partecipare.
Come ha affermato Joseph Ratzinger: «Ci devono quindi essere forme diverse di coinvolgimento e partecipazione, la Chiesa deve aprirsi interiormente a coloro che stanno ai margini delle sue comunità» (J. Ratzinger, Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio. In colloquio con Peter Seewald, San Paolo, Cinisello Balsamo 2002, p. 405).
Si profilano nuovi scenari pastorali che sollecitano le parrocchie di città a guardare e a operare fuori di sé stesse. Segnalerei, innanzitutto, la numerosa fascia di popolazione, praticamente simbiotica con la vita ordinaria della comunità cristiana, ma a essa marginale, che è rappresentata dai tanti fedeli saltuari, praticanti irregolari, richiedenti servizi religiosi e sacramentali, detti più in generale “credenti non praticanti”, verso i quali si indirizza la pastorale della “soglia”.
Già da anni, e anche recentemente, le indagini sulla religiosità in Italia rilevano che il 65% degli italiani si dichiara cattolico: in maggioranza hanno ricevuto i sacramenti dell’Iniziazione cristiana a cominciare dal Battesimo, mentre soltanto il 20% di essi fa parte delle parrocchie, dei movimenti ecclesiali e del tessuto associativo cattolico. Se ne evince che esiste un esteso universo di battezzati, poco o non praticanti, sui quali la Chiesa non fa più presa. A loro le parrocchie, le comunità cristiane possono comunque offrire, con lo spirito del dono: incontro, dialogo, relazione, percorsi comuni di fraternità, di preghiera e di approfondimento della fede. «Ciò richiede di immaginare spazi di preghiera e di comunione con caratteristiche innovative, più attraenti e significative per le popolazioni urbane» (Evangelii gaudium, n. 73).
Un altro scenario è legato all’impegno che unisce i cristiani a quanti operano per migliorare la società, guidati dai valori della giustizia, del rispetto della dignità umana, della libertà, della solidarietà con i più deboli, e che si ispirano ad altre visioni culturali. La collaborazione con loro non è determinata soltanto dall’istanza morale della convivenza pacifica ma, soprattutto, dalla ricerca dei segni dell’azione del Signore fuori della Chiesa, per la realizzazione del suo Regno allo scopo di valorizzarli.
A tal proposito è opportuno ricordare che l’azione universale dello Spirito non va poi separata dall’azione peculiare, che egli svolge nel corpo di Cristo ch’è la Chiesa. Infatti, è sempre lo Spirito che agisce sia quando vivifica la Chiesa e la spinge ad annunziare il Cristo, sia quando semina e sviluppa i suoi doni in tutti gli uomini e i popoli, guidando la Chiesa a scoprirli, promuoverli e recepirli mediante il dialogo. Qualsiasi presenza dello Spirito va accolta con stima e gratitudine, ma il discernerla spetta alla Chiesa, alla quale Cristo ha dato il suo Spirito per guidarla alla verità tutta intera (Gv 16,13) (Redemptoris missio, n. 29).
La prima parte di questo libro, «Pensare la parrocchia», propone dei suggerimenti per ripensare la parrocchia oggi. La seconda parte, «L’azione ecclesiale», contiene contributi per rimodellare, nell’orizzonte dell’evangelizzazione, il profilo della comunità cristiana nella città.
*Vescovo ausiliare di Roma
Introduzione al libro “La Chiesa nella città. Un profilo di parrocchia”
(Edizioni San Paolo 2021, pp. 192, euro 16, in uscita oggi)