Crolla l’Afghanistan e con esso tante illusioni

Crolla l’Afghanistan e con esso tante illusioni

KABUL COME SAIGON

Di Diego Torre

Crolla l’Afghanistan e con esso tante illusioni. Parte la ridda delle responsabilità e dei commenti. Biden scarica sul passato e i suoi predecessori; Trump dice che è colpa di Biden. Certo è che l’orgogliosa Stars and Stripes viene ancora ammainata di corsa e portata ingloriosamente  a casa dopo aver versato invano fiumi di sangue (anche di 53 italiani) e di denaro in una “sporca” guerra.

Già qualcuno di questo occidente vigliacco comincia a chiedere se si sia fatto abbastanza per “capire” i talebani. Forse era meglio pensarci prima. 

Si è ripetuto un errore tante volte commesso. Quello di pensare alla dea democrazia come ad un modello universalmente valido da esportare/imporre dappertutto. E’ uno sbaglio già fatto (involontariamente ?) da Obama in Tunisia, Libia, Egitto, che doveva assicurare democrazia per tutti e ci ha dato un Mediterraneo assolutamente instabile con la crescente influenza della Turchia di Erdogan. Dovremmo forse chiederci perché questo sistema attecchisce in nazioni di tradizioni cristiane e quasi mai altrove.

Si è ritenuto che il sacerdote di questa impareggiabile dea sia il denaro e che armando, stipendiando, corrompendo e foraggiando alcuni “indigeni” sia realizzabile l’incontrastata affermazione del suo culto.

Oggi i talebani ci dimostrano per l’ennesima volta il contrario. L’hanno già fatto  gli afgani contro inglesi e sovietici, come l’avevano fatto i viet contro gli americani. E’ la loro rabbia e determinazione a farli vincenti. E’ la loro motivazione “ideale”, religiosa, che li porta ad affrontare sacrifici e morte, contro nemici più armati e più potenti, e che consegna loro la vittoria finale. Ma, ancor più,  è la mancanza di tali idee-forza  sul fronte opposto che spiega il velocissimo dissolvimento di quello stato afgano che gli occidentali in 20 anni avevano messo in piedi con grande dispendio di uomini e denari.

Dove sono gli afgani ben armati ed addestrati che dovevano difendere la democrazia a cui si erano convertiti? Alzano le braccia e consegnano le armi o scappano per salvare la pelle.

Non intendiamo certo fare l’apologia degli studenti (?) coranici, ma una lezione dovremmo trarlo una volta per  tutte. Il fattore decisivo di una guerra rimane l’uomo e la sua capacità di dare la vita per un ideale. E’ qualcosa di cui l’occidente dovrebbe ricordarsi e cominciare a chiedersi perché questa preziosissima merce sia ormai così rara dalla nostre parti. E’ un’analisi che ci porterebbe lontano ma senza la quale la trama storia, anche quella ancora da scrivere, rimane incomprensibile.

 

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