Le chiese vuote, le spiagge piene e l’inevitabilità della morte

Le chiese vuote, le spiagge piene e l’inevitabilità della morte

COME NEL BEL MEZZO DEL MESE DI AGOSTO SIA NECESSARIO RICORDARCI CHE TUTTI DOBBIAMO MORIRE… SOPRATTUTTO COLORO CHE NON CI CREDONO!

Di Enzo Vitale

Un prete di mia conoscenza era solito, ogni anno, il 15 agosto, ripetere, durante l’omelia, una frase: “le chiese sono vuote… le spiagge sono piene…” ed io, bonariamente, ma anche con la consapevolezza che quanto affermavo fosse corretto, gli dicevo: «Non puoi dire questa cosa durante l’omelia per due ragioni: la chiesa in cui stai predicando è piena e le persone che sono oggi a Messa sono persone che certamente partecipano regolarmente alla Celebrazione Eucaristica».

In effetti, andare a Messa a Ferragosto, con il caldo di questi giorni, invece di ritirarsi su un cocuzzolo di montagna o inabissarsi nelle fresche acque del Mediterraneo, non può passare inosservato.

Eppure, la Chiesa, proprio al centro delle “ferie di Augusto”, solennizza il ricordo dell’ultimo e, magari poco compreso, dei dogmi mariani: l’Assunzione di Maria Santissima al Cielo in Anima e Corpo.

Un dogma che tocca la vita, quella vera … ed evita la morte, alla Vergine Maria, almeno.

Gli orientali parlavano di Dormitio della Vergine (quasi a dire che la Madre di Dio si fosse addormentata, stanca dei giorni e di una vita imparagonabilmente piena di Bene) sfuggendo, in questo modo, a Colei che non è mai sazia… ed è inevitabile. Sì, proprio così “inevitabile”.

Questo è l’aggettivo che ha colpito la mia attenzione mentre ero a colazione, con la tv da sottofondo che trasmetteva un telefilm in cui c’era un personaggio (che rappresentava la morte) pronunciante queste parole: «Io sono la Morte. Io non sono né buona, né cattiva… Io sono semplicemente inevitabile».

Ci potremmo chiedere se la morte sia giusta oppure no e, magari, discutere sul modo di agire della nera Signora spesso presentata con una falce in mano e in abiti scuri. Comunque, nel telefilm che distrattamente seguivo, essa era rappresentata nelle sembianze di un uomo distinto, sulla cinquantina, per niente brutto e cattivo, ma calmo, equilibrato, senza affezione alcuna. Unica evidente “qualità”, che lui stesso si preoccupava di mostrare, era l’esser presente nel momento in cui doveva esser presente.

Alcuni (la morte) la desiderano, per sé o per altri, anche se “morte cercata non arriva”.

Fatto è che tutti, prima o poi, “godremo” del suo abbraccio, dolce o devastante.

Anche Cristo morì (in Croce).

La Vergine Madre, invece, no! L’unica creatura a non essere divorata da Colei che è sì inevitabile, ma anche insaziabile.

Suo Figlio non l’ha permesso e per questo l’ha preservata.

Leggiamo, ancora una volta, la definizione del dogma di Pio XII: 

«Pertanto, dopo avere innalzato ancora a Dio supplici istanze, e avere invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio onnipotente, che ha riversato in Maria vergine la sua speciale benevolenza a onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre e a gioia ed esultanza di tutta la chiesa, per l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei santi apostoli Pietro e Paolo e Nostra, pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo» (Costituzione Apostolica del 1 novembre 1950, Munificentissimus Deus).

Essa non fu mangiata dai vermi, il Suo corpo non si consumò nel freddo della terra ma fu assunta alla gloria celeste.

Oggi molti mediteranno sulla bellezza e la santità del corpo, magari faranno cenno al fatto che anche i nostri corpi un giorno risorgeranno e per questo devono essere trattati con molta attenzione, mai mercificati, mai strumentalizzati… e via dicendo.

Ma la nostra attenzione sia posta anche sul fatto che la morte, strano e contraddittorio, tutto è tranne che “essere”, perché la morte è il non-essere, il contrario della vita.

Chissà quanti, invece, noteranno che tra la morte e l’insaziabilità del peccato ci sia un nesso profondissimo. Non si coglierà con facilità, infine, il fatto che se la Vergine non ha subito corruzione nel corpo è perché non ha fatto esperienza di peccato a differenza di chi, invece, sembra essere assatanato di peccato al punto che, se proprio non riesce a compierlo da sé stesso (il peccato!), non può fare a meno di immaginarlo per gli altri.

La sempre Pura, invece, poté essere assunta perché priva di ogni bramosia e insaziabilità.

Senza accorgercene in noi, alcune volte, potrebbe esserci questa insaziabilità, avidità, di “cose di peccato” che ci accomunano, familiarizzano, con la morte. Perché nella sua “inevitabilità” c’è anche l’insaziabilità.

Peccato davvero per coloro che avidi di morte, non si rendano conto di quanto male facciano a sé stessi e agli altri, invece di godere della vita che hanno e così arrivare, sull’esempio della Beata Vergine Maria, alla fine dei propri giorni, sazi di Bene e non consumati dalla brama della cattiveria.

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