Vivo a stretto contatto con gli islamici e vi dico che…
IN MERITO ALL’INTERVISTA DI ANDREA ROSSI AL PRESIDENTE DEL “CENTRO DI CULTURA ISLAMICA” DI FERRARA
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Di Gabriella Dallera
Dopo aver letto le dichiarazioni del capo del Centro islamico di Ferrara (Vedi QUI), desidero condividere alcune riflessioni.
Vivo in un quartiere di una ricca città del Nord, a stretto contatto con gli islamici e, pur rispettando le opinioni di tutti, penso che sia rischioso chiamarli in causa quando difendono alcuni valori che sono anche cristiani.
Dalla mia diretta esperienza, infatti, mi sembra di poter dire che, anche se i musulmani condividono alcuni aspetti morali dell’esistenza con i cristiani, non credo ne potranno fare facilmente questione pubblica a difesa di chi non è musulmano.
Anche se l’indottrinamento LGBT arriva nelle scuole frequentate anche dai loro ragazzi, è quantomeno debole la presa di posizione a livello pubblico (e per quanto ne sappia, nemmeno a livello individuale).
Temo che le questioni sensibili potranno essere usate per una svolta islamista quando i numeri saranno sufficienti a pretenderla.
Non stupisce che l’espressione di voto degli immigrati – anche e soprattutto islamici – protenda per l’area di sinistra, non tanto per la condivisione dei cosiddetti valori (che stridono con le dichiarazioni dell’imam di Ferrara) ma ritengo, sperando di essere smentita, per tutta quella politica a favore dell’immigrazione.
In democrazia, dopotutto, si vince coi numeri e in un momento di forte crisi demografica e culturale del popolo italiano, prendersi uno spazio politico diviene un obiettivo strategico: nei consigli di quartiere è già presente una rappresentanza musulmana; a breve potremo vedere anche partiti a rappresentare quei cittadini islamici divenuti italiani ma che resteranno legati alla loro religione, che nei loro paesi è anche legge civile. E allora forse rimpiangeremo, ahimè, persino il ddl Zan.
Se la risposta degli italiani ad una così grande crisi continuerà ad essere la proposta della sinistra, non sarà lontano un prossimo futuro dove, avendo rifiutato da una parte e diluito abbondantemente dall’altra la proposta del Vangelo, i cristiani dovranno affrontare tempi di persecuzione, se vorranno restare fedeli a Gesù Cristo.
L’Italia non è più un paese cattolico. Facciamocene una ragione.