Una nuova tragedia nazionale: lo stupro di gruppo
MECCANICHE E RESPONSABILITA’
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Di Diego Torre
Nuovo sport nazionale? Forma di intrattenimento? Facile passatempo? L’ennesima notizia, arrivata da Roma conferma che lo stupro va di moda, soprattutto fra i giovanissimi.
Gli ingredienti sono quasi sempre gli stessi. Ragazze sole o quasi; alcool e/o droghe; branco di ragazzi assatanati; festicciole che iniziano in modo innocuo (ammiccamenti, doppi sensi, dichiarazioni esplicite, palpeggiamenti di preavviso: niente?) e finiscono in modo tragico e vergognoso.
LO STUPRO A SERVIZIO DELLA PASSIONE
I miti e la storia del mondo pagano ce ne tramandano di stupri; si trattava di “slanci passionali” imposti con la violenza da “innamorati” focosi ed intemperanti; uomini e dei.
LO STUPRO AL SERVIZIO DEL POTERE
Autentica ricompensa per soldataglie vittoriose (vedi nella seconda guerra mondiale i marocchini in Italia o i sovietici in Germania), ultimamente, durante i conflitti, esso “è usato” massicciamente per umiliare le popolazioni sottomesse e fiaccarne la resistenza psicologica, nonché a disgregare le famiglie ed il corrispettivo tessuto sociale.
LO STUPRO A SERVIZIO DEL CONSUMISMO
Nel tempo dell’individualismo e del permessivismo il fine è quello del puro “divertimento”. Cosa c’è di più bello che abusare di una ragazza, magari minorenne, deridendola e disprezzandola, usarla come un giocattolo, che può essere al limite anche distrutto dopo l’uso? E cosa c’è di più allegro di socializzare tanto piacere girando il tutto su internet, per continuare l’opera di distruzione psicologica della vittima, anche a rischio di essere incriminati?
La modalità di gruppo rende ancora più orrida la descrizione della violenza; fisica e psicologica. Ma ciò che più colpisce è la banalizzazione di tanto male. Cosa è rimasto della coscienza dei violentatori? E della loro capacità di controllo? E del rispetto della persona umana che è alla base della convivenza civile? Non è il sesso che porta alla violenza, ma esattamente il contrario.
In questi casi si alzano (ma sempre più flebili) le proteste femministe. La colpa è del maschio, che in quanto tale, non può che essere violento e sopraffattore! La colpa è della cultura maschilista che vede nella donna un oggetto!
Sarebbe il caso forse di far notare che simili orrori avvengono nel tempo della crisi di ogni valore, naturale e sovrannaturale, in contesti (solitamente ma non sempre) “bene”, dove “divertirsi” in questo modo è l’ultima spiaggia per vincere la noia. Si potrebbe anche aggiungere la carica criminale di un pansessualismo che occupa la comunicazione massmediatica, la pubblicità e lo spettacolo, riducendo l’uomo alla sua dimensione animale e spingendo in tal senso le coscienze più deboli. Si potrebbe ancora dire che tutto ciò (e tanto altro ancora) avviene sempre più spesso perché il mondo si allontana progressivamente da Dio, e quindi dalla legge naturale, e quindi dal rispetto della dignità della persona umana.
Si potrebbe, ma non si dice; perché simili affermazioni sono politicamente scorrette e rinviano ad altre verità inaccettabili: che Dio c’è ed è il supremo legislatore, che l’uomo è Sua immagine e somiglianza, che il peccato è la cosa peggiore che può avvenire nella storia etc etc..
Di questi silenzi sulla radici profonde degli orrori di cui soprattutto i giovani si macchiano, risponderanno tutte le agenzie educative: famiglia, scuola, società; in primis noi cristiani. Che nel giorno ultimo il Signore non debba ricordarci la mancata obbedienza al suo comando: “Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna (Mt 11,27)”.Sentiamo rivolto a noi l’ammonimento di Isaia (56,10) a tutti coloro che hanno responsabilità: “I suoi guardiani sono tutti ciechi, non capiscono nulla. Sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare; sonnecchiano accovacciati, amano appisolarsi. Ma questi cani avidi, che non sanno saziarsi, sono i pastori che non capiscono nulla”.