Ddl Zan, sguainate le spade perché non è ancora finita!

Ddl Zan, sguainate le spade perché non è ancora finita!

QUANDO LA FURIA IDEOLOGICA INCONTRA GLI INTERESSI COMMERCIALI, NESSUNO PUÒ METTERSI IN MEZZO: CHIUNQUE SI OPPONGA, CHIUNQUE DISSENTA, CHIUNQUE PROVI AD ALZARE IL DITINO PER DIRE CHE NON È PROPRIO COME DICONO LORO È UN OMOFOBO IGNORANTE

Di Dalila Di Dio

Ci siamo: il 13 luglio il DDL delle meraviglie, quello che tutto il mondo ci invidia, quello che il Paese attende da oltre 30 anni, approderà in Senato per la discussione.

Finalmente il terribile ostruzionismo delle destre omofobe che hanno tenuto questa legge di civiltà in ostaggio per mesi è stato battuto: il testo – così com’è, senza se e senza ma, Enrico ha parlato – sarà posto alla votazione dell’assemblea.

Grida di giubilo si sono levate in lungo e largo per la nazione all’annuncio della notizia che tutti, proprio tutti, stavano aspettando. Potremo finalmente porre fine alla persecuzione omobilesbotransfobica in atto e i cittadini LGBTQ+ potranno nuovamente tornare a circolare senza la paura che gli sparino addosso appena varcato l’uscio di casa.

D’altronde, appena il 136% della popolazione italiana è favorevole al DDL Zan. Alcuni, addirittura, ritengono il provvedimento troppo timido: nessuna fustigazione per chi sostiene teorie omobilesbotransfobiche come quelle secondo cui “Luxuria non è una donna” o “due uomini non possono generare la vita”.

Fortunatamente, il nostro Paese è a pochi passi dal vincere una battaglia per #IDiritti che ci porterà al livello dei paesi avanzati: quelli in cui, per dirne una, si pratica l’eutanasia sui minorenni.

L’Europa che ha sancito che l’aborto è un diritto umano, finalmente potrà dirsi fiera di noi.

No, non stiamo esagerando.

Da mesi siamo bombardati da questo tipo di propaganda che non lascia scampo.

Il vessillo arcobaleno viene posto su ogni cosa o persona – persino bare –  e la narrazione LGBTQ+ sovrasta senza alcun pudore la verità.

Pazienza se nel Paese non è in atto alcuna emergenza omofobia. Non importa che il nostro sistema penale offra già adeguate tutele, non importa che la proposta di legge sia un obbrobrio giuridico.

Bisogna collocarsi dalla parte giusta altrimenti si rischia di soccombere: bisogna sventolare la bandiera arcobaleno, mostrare la manina asservita, fare le dirette in cui si spiega il DDL anche se non si ha idea di ciò di cui si parla.

Il DDL delle meraviglie è assurto a oggetto di moda: la borsetta Gucci, il braccialetto Damiani e il DDL Zan.

Quando la furia ideologica incontra gli interessi commerciali, nessuno può mettersi in mezzo: chiunque si opponga, chiunque dissenta, chiunque provi ad alzare il ditino per dire che non è proprio come dicono loro è un omofobo ignorante.

D’altronde, è lo stesso Deputato Zan, padre – o madre, a seconda del genere percepito – della proposta di legge a definire “sfilata di omofobi” le audizioni in Commissione Giustizia al Senato: omofobe le donne di arcilesbica, omofoba Marina Terragni, omofoba Platinette, omofobi fior di giuristi ed intellettuali.

Omofobo pure Renzi e, ça va sans dire, Ivan Scalfarotto: intendiamoci, la proposta Scalfarotto non è meno pericolosa ed insidiosa di quella Zan. È solo meglio vestita e pettinata.

Ma la reazione che i progressisti, arcobalenati sacerdoti dell’amore dei diritti e delle libertà, hanno avuto nei confronti dell’ex sottosegretario di Italia Viva – insultato, offeso ed attaccato in maniera indegna da colleghi ed esponenti del modo LGBTQ – denuncia tutti i rischi che deriverebbero dall’approvazione del DDL Zan.

Non è ancora legge ma è già assurto a dogma: non se ne può discutere – è ostruzionismo – non si può modificare – è affossamento – non si può dissentire – è omofobia – ma si può solo prestare supina e incondizionata acquiescenza.

Beh, qui non abbiamo smalti da vendere né followers da compiacere, quindi ci permettiamo il lusso di dire che no, il DDL Zan non è un dogma ma una sciagura da evitare ad ogni costo: qui possiamo permetterci di dire che è inaccettabile anche solo pensare che si debbano “aiutare i bambini a compiere un percorso di transizione” – così Alessandro Zan, sotto lo sguardo adorante di Fedez che annuiva compiaciuto – e che per quanto alcuni possano trovare appagante accoppiarsi coi castori – ce ne compiacciamo, per loro e per i castori- gli esseri umani sono maschi e femmine e la vita stessa, per venire ad esistenza, ha bisogno di un maschio e di una femmina.

Qui possiamo permetterci di affermare, senza tema di defollowing, che le donne – e solo le donne – partoriscono e che non esistono uomini con le mestruazioni.

Perché ci sono cose che non sono opinabili. Perché non tutto è relativo. Perché esistono ancora cose giuste e sbagliate. Esistono verità e menzogna.

E la battaglia contro il DDL Zan è, primariamente, una battaglia per un mondo in cui ciò che è reale, tangibile, oggettivo, non venga spazzato via da ciò che è percepito, disordinato e senza limiti.

È la battaglia – cruciale – per affermare che le foglie sono verdi d’estate.

Sguainate le spade, non è ancora finita.

 

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