Ecco come Erdogan si prepara a conquistare l’Europa
ARRIVANO I NUOVI DRONI TURCHI
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Di Umberto Spiniello
«I droni militari turchi stanno rivoluzionando le regole del gioco nelle guerre in Libia e in Siria» ha recentemente dichiarato Ben Wallace, il segretario alla Difesa britannico, probabilmente avendo in testa le immagini dei micidiali Bayraktar TB-2 i super-tecnologici droni turchi che abbattono sistematicamente i missili Pantsir di fabbricazione russa in Siria.
La Turchia si sta distinguendo per la produzione di queste armi, che oltre ad essere di ultima generazione hanno anche il vantaggio di essere meno costose di quelle ordinarie. Inoltre queste potenti armi risultano adatte sia alla ricognizione che alla difesa. Un massiccio investimento militare che va avanti da anni e che ha piazzato la Turchia fra i leader del settore imponendo la sua predominanza geopolitica.
Tuttavia, queste sono delle “buone” notizie non solo per la Turchia, ma per tutta la famiglia del presidente turco, Erdogan. Il produttore di queste micidiali armi da guerra è infatti, è Selçuk Bayraktar (proprietario dell’industria Baykar), figlio del patron Ozdemir, è niente meno che il genero di Erdogan avendo sposato, nel 2016, Summeyye, considerata la figlia prediletta del presidente.
Oltre alla stessa Ankara, i primi Paesi che hanno ordinato i micidiali droni turchi, sono stati il Qatar dei Fratelli Musulmani, con cui la Turchia ha rapporti molto stretti, nonché l’Ucraina e l’Azerbaigian (impegnato nelle operazioni militari ai danni dell’Armenia). Queste forniture destano non poca preoccupazione a Mosca proprio per il mutevole quadro internazionale dove la Turchia aumenterebbe il proprio peso militare.
Anche Washington si dichiara preoccupata per la massiccia produzione turca di queste nuovi armi. Il TB2 turco ha fatto la sua comparsa già nel 2020, ed è in grado di competere per prestazioni con l’americano MQ-9, con la differenza che costa meno della metà. I migliori “risultati” del suo valore sono gli attacchi condotti nel nord della Siria ai danni dei curdi, durante l’operazione Scudo dell’Eufrate e quelli durante la guerra civile libica.
Altri Stati hanno preso misure nette nei confronti della crescita militare turca. A ottobre, dopo il conflitto nel Nagorno, il Canada ha sospeso l’esportazione verso la Turchia di componenti che possano essere utilizzati per fare i droni. La Germania si è invece opposta a un embargo totale delle forniture di armi alla Turchia che era stato chiesto dalla Grecia dopo le tensioni nel Mediterraneo Orientale.
La giustificazione a tale decisione è da ricercarsi nei rapporti sempre tesi con la Russia, già in passato la Turchia, quale membro della Nato, ha acquistato missili dalla Russia perché non li riceveva più dagli Stati Uniti. In realtà è poco realistico promuovere delle “ingerenze” governative sul commercio estero di armi, nonostante il paese in questione sia la Turchia, certamente risulterebbe maggiormente proficuo un dialogo dell’UE scevro da preconcetti ideologici con la Russia di Putin, l’unica forza oltre gli Stati Uniti, in grado di arginare il crescente potere di Erdogan.