Quando l’ordine sociale fa a meno di Dio

Quando l’ordine sociale fa a meno di Dio

LE SOCIETA’ LAICISTE E LIBERALI SARANNO SEMPRE MENO CAPACI DI GARANTIRE L’ORDINE E LA CONVIVENZA ESSENDO SEMPRE PIÙ OSTAGGIO DELLE PASSIONI E DEI VIZI DELLE MOLTITUDINI E SOPRATTUTTO DEI RAPPRESENTANTI INVIATI NEI PARLAMENTI INCARICATI, ORMAI SOLO NOMINALMENTE, DI ESPRIMERE LA LORO VOLONTÀ.

A cura di Pietro Licciardi

Quando nel 1925 Pio XI istituì la festività di Cristo Re egli intese apportare «un rimedio efficacissimo a quella peste che pervade l’umana società. La peste della età nostra é il così detto laicismo coi suoi errori e i suoi empi incentivi (…) si cominciò a negare l’impero di Cristo su tutte le genti; si negò alla Chiesa il diritto – che scaturisce dal diritto di Gesù Cristo – di ammaestrare le genti, di far leggi, di governare i popoli per condurli alla eterna felicità . E a poco a poco la religione cristiana fu uguagliata con altre religioni false e indecorosamente abbassata al livello di queste; quindi la si sottomise al potere civile e fu lasciata quasi all’arbitrio dei principi e dei magistrati. Si andò più innanzi ancora: vi furono di quelli che pensarono di sostituire alla religione di Cristo un certo sentimento religioso naturale. Né mancarono Stati i quali opinarono di poter fare a meno di Dio, riposero la loro religione nell’irreligione e nel disprezzo di Dio stesso» (Enciclica Quas primas).

Parole profetiche, se si guarda a come sono ridotte la società e la stessa Chiesa oggi, i cui sacerdoti portano in processione dentro San Pietro un idolo pagano, prendono ordini da uno Stato ateo e laicista sui tempi e sui modi con i quali celebrare le proprie liturgie e chiedono di benedire le unioni omosessuali. Del resto quando si dubita o si nega l’esistenza della Verità non può più esserci l’errore e dunque non può più esserci il bene e il male mentre il diritto e la giustizia diventano transitori e soggettivi, sottoposti all’arbitrio dell’individuo o del potere.

Un tempo nell’organizzazione sociale e presso l’individuo Dio era il principio e il termine di tutto. Alla base delle Costituzioni dei popoli si trovavano Dio e Gesù Cristo e perfino i Re e gli Imperatori  riconoscevano la Sua regalità lasciando che fosse la Chiesa a porre sul loro capo la corona dopo essere stati unti col sacro crisma ma ormai tutti gli organismi sociali hanno adottato a fondamento delle Costituzioni degli stati e dei popoli la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo del 1789 sopprimendo in tal modo, e di colpo, la Verità divina e i diritti di Dio.

Tutto ciò è consacrato dalla teoria delle grandi libertà moderne che servono di base alle costituzioni di tutti i paesi. C’è la libertà di coscienza, la libertà di insegnamento, la libertà di stampa, la libertà di associazione e la libertà di culti. Queste libertà sono moderate dalla legge, espressione della volontà generale. Ma il liberalismo moderno ha compreso e applicato in maniera completamente diversa queste libertà intendendo che ciascuno è libero di vivere come vuole e di insegnare ciò che vuole, di scrivere e di pubblicare secondo i suoi capricci; di associarsi per uno scopo, buono o cattivo. Ciascuno infine è libero di rendere un culto a chi vuole, a Dio, a Gesù Cristo, a Maometto e anche a Satana, se gli va. 

Ciascuno ha il diritto di concepire e nutrire i pensieri che vuole e con essi dirigere la propria vita. È la prova manifesta che l’uomo è il dio di sé stesso e che fuori da lui la verità non esiste. E’ questa la ragione per cui la legge stessa che dirige le nazioni non vale nella misura nella quale esprime la Verità e la Volontà divina ma nella misura in cui è espressione della volontà generale conosciuta attraverso l’elezione e il voto. In breve, il diritto moderno non riconosce e non professa nessuna verità; si inchina unicamente davanti al pensiero e alla volontà umana. Ecco dunque che qualsiasi delitto o perversione, se i tempi sono maturi e le masse manipolate a puntino, trova cittadinanza: aborto, eutanasia, pedofilia, omosessualità… E ogni libertà è transitoria, come è facile costatare nell’attuale stato di cattività e controllo sanitario.  

La stessa Dichiarazione dei Diritti non rappresenta più un limite all’azione dell’uomo in quanto se essa pone dei paletti nella misura in cui i diritti collidono con quelli del proprio simile l’attuale assolutizzazione dei diritti fa decadere ogni limite e ogni restrizione eventualmente posta dalla legge, soprattutto se la missione dell’autorità non è più proteggere la Verità ma il pensiero dell’uomo. Di conseguenza se anche in ogni società organizzata è necessaria una legislazione per evitare i conflitti e gli abusi che sarebbero inevitabili, essa – basandosi non su Dio e la legge Eterna ma sulla volontà generale degli uomini appartenenti a tale società – sarà sempre meno capace di garantire l’ordine e la convivenza divenendo sempre più ostaggio delle passioni e dei vizi delle moltitudini e soprattutto dei rappresentanti inviati nei parlamenti incaricati, ormai solo nominalmente, di esprimere la loro volontà.

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