Esclusivo. L’on. Andrea Ruggieri: “gli omosessuali non sono dei panda”
“MI SONO RITROVATO AD ESSERE INTERVISTATO DA RUDOLPH GIULIANI, IO CHE A 18 ANNI, QUANDO LUI ERA SINDACO DI NEW YORK, NELLA GRANDE MELA FACEVO IL CAMERIERE. GIULIANI HA RIVOLTATA LA CITTÀ COME UN CALZINO, RESA ECCEZIONALE E GESTITO IL POST 11 SETTEMBRE”
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Di Matteo Orlando
“Tasse, burocrazia e giustizia male amministrata sono i tre cancri da curare di corsa in Italia. Altrimenti non si va da nessuna parte”. A dirlo ad Informazione Cattolica è il deputato di Forza Italia Andrea Ruggieri.
Classe 1975, avvocato e giornalista professionista, l’onorevole Ruggieri è stato inviato di diversi programmi televisivi su Raiuno e su Raidue e nell’aprile del 2015 è stato nominato dal Presidente Silvio Berlusconi come responsabile dei rapporti con le TV di Forza Italia.
Eletto alla Camera dei deputati nel 2018 (Collegio plurinominale Lazio 1 – 01), Ruggieri fa parte della Commissione di vigilanza parlamentare Rai.
Onorevole, lei è noto per essere in guerra contro le tasse, la burocrazia e mala-giustizia. Ci ricorda come si sta muovendo politicamente su queste tre tematiche?
“Cerco di contribuire con proposte di legge come l’abolizione dell’obbligo di versare contributi previdenziali per le partite iva: rimettiamo loro in tasca i soldi che faticosamente guadagnano, e lasciamo che gestiscano i loro soldi e il loro futuro. Lo fanno molto meglio di quanto non faccia lo Stato per loro; o con la proposta di istituire una commissione parlamentare d’inchiesta sull’uso politico della giustizia. La magistratura è una cosa seria, e va difesa da chi l’ha resa un corpo politico e impunito. Appena possibile, organizzerò una giornata nazionale alle vittime di errori giudiziari perché ne raccontino gli orrori. C’è da avere i brividi. Sulla burocrazia, cercando di convincere più persone possibile, anche sui media, che se per aprire un bar, un’officina o un salone estetico devi attendere anni e 70 autorizzazioni, o se per ampliare un hotel e assumere gente devi spendere due anni per avere l’ok a buttare giù un tramezzo, specie i meno abbienti rimarranno poveri, senza chance di lavorare e migliorare la propria condizione. L’Italia deve diventare una nazione facile e fare più soldi possibile. Conviene a tutti, specie a chi oggi ha meno, e dopo il Covidrichia di non avere niente”.
Da avvocato ci spiega come essere contrari a provvedimenti come il confinamento (lockdown) senza essere accusati di “negazionismo”?
“Non vedo cosa c’entri il no al lockdown col negazionismo, che -diciamo la verità- sostanzialmente non esiste: riguarda quattro scemi. Una nazione seria, specie se chiede ai suoi cittadini il 50% di tasse, deve saper organizzare, consentire, controllare e sanzionare. Ma deve fidarsi dei suoi cittadini; non abrogare, senza nemmeno un dibattito parlamentare, le libertà costituzionali che ci distinguono orgogliosamente da stati canaglia come la Cina, perché incapace di assolvere i suoi minimi compiti, ignorando oltretutto che a casa ci si contagia molto più che in giro, se si usano misure di prudenza. Il lockdown è il fallimento di un Governo, ed è stato scelto solo da parte dell’Europa, più o meno 200 milioni di persone amministrate con una mentalità vecchia, da aggiornare. America, Brasile, Giappone, Korea, India, persino Cina (lo hanno fatto solo a Wuhan, cioè l’1% del territorio), lo hanno invece rifiutato. E parliamo di più o meno 3,5 miliardi di persone. Risultati? Meno morti su abitanti dei nostri, ed economie che hanno rallentato ma stanno riprendendosi molto velocemente, mentre da noi il peggio deve ancora venire, e le prossime cene fuori rischiano di consumarsi alla Caritas, altro che ristorante. Intanto, lo Stato, che diffida degli italiani giudicandoli sudditi indisciplinati da educare, ha fallito su tutto: mascherine, ventilatori, terapie intensive, tracciamento, trasporti (questi sì vero luogo di contagio), distribuzione veloce della cassa integrazione. E, a differenza persino di chi ha scelto il lockdown in Europa, Conte ha rinchiuso tutti in casa senza risarcire adeguatamente chi veniva obbligato a non lavorare, anche se poteva farlo in sicurezza. Tutto sbagliato: più morti su abitanti di tutto il mondo civilizzato, un milione di posti di lavoro sfumati malgrado i licenziamenti siano bloccati (pensiamo quando si sbloccheranno…), 420 miliardi di ricavi in meno, 300mila imprese chiuse e centinaia di migliaia a rischio analogo. In politica oggi bisogna avere mentalità nuova, coraggio, visione e ragionevole determinazione, ma anche rispetto per chi si suda la vita col lavoro. Sono convinto che Draghi ce l’abbia”.
Abbiamo notato un interesse dell’ex sindaco di New York e avvocato di Trump Rudolph Giuliani nei suoi confronti. Ce ne può parlare?
“Giuliani ha origini italiane, e cercava un politico italiano scettico sul lockdown del marzo 2020 come risposta alla pandemia cinese, metodo che tutti i media sostenevano all’unisono, e che in America hanno adottato solo California e New York (da cui infatti la gente oggi scappa, direzione Florida, che come tutta l’America non ha mai chiuso). Una sua assistente, italiana, gli propone allora alcuni profili, e lui sceglie il mio. Mi contatta, e mi intervista per mezz’ora nel suo show di politica. Io, che a 18 anni, quando lui era sindaco di New York, a New York facevo il cameriere, mi ritrovo a essere intervistato da lui, che New York l’ha rivoltata come un calzino, resa eccezionale e gestito l’11 settembre. Mi sembrava incredibile. Giuliani, prima che ‘macchiasse’ un pò la sua fedina politica con una gestione esasperata del post elezioni presidenziali di Trump (il quale secondo me è stato peraltro un ottimo presidente) è stato un mito, un eroe della politica americana e dunque di quella mondiale. E per me è stato un onore, un’emozione, essere scelto da lui, e semplicemente per le cose che autonomamente pubblicavo sulla libertà da difendere anche in pandemia”.
Come giudica, “uno normale” come Lei (così si è definito infatti in una recente intervista a il Giornale) il DDL Zan che molti, in Forza Italia, giudicano illiberale?
“Il Ddl Zan è il classico esempio di mezzo sbagliato e fanatico per una causa giusta. E’ illiberale perché limita la libertà di espressione, e inutile perché la legge italiana punisce già, giustamente, ogni possibile aggressione a un omosessuale. Il famoso video, che tutti abbiamo visto, dell’energumeno che attraversa i binari per assalire due fidanzati, è già oggi un reato aggravato. Non serve introdurre altre fattispecie, e gli omosessuali non sono dei panda. E poi, questa mania di praticare il panpenalismo, normando penalmente ogni comportamento umano, persino quello di raccontare una barzelletta, è superficiale come il politicamente corretto. Io non vedo un’omofobia dilagante in Italia, nel senso che vedo tutti avere giustamente le stesse possibilità di lavoro ed emancipazione sociale, e a me interessa che non ci sia discriminazione nella vita sociale quotidiana delle persone. Al riguardo è superfluo -credo- chiarire che siamo tutti uguali, ma proprio per questo io devo essere libero di non assumere o di licenziare un incapace anche se è omosessuale, senza che questo diventi un problema, tantomeno penale. Io la paura dell’Italia razzista non ce l’ho, mi spiace. Basta vedere una partita di calcio di bambini o ragazzi: bianchi, neri, asiatici, si abbracciano e sostengono tutti l’un l’altro. Il colore della pelle o il gusto sessuale per loro è come una peculiarità, come distinguere tra essere biondo o bruno, non certo una differenza tra normali e anormali. E’ ovvio che il problema razzismo abbia i giorni contati: i bambini e i ragazzi hanno già deciso dove va il mondo. Per fortuna, nella direzione giusta. Lasciate fare loro”.
Non sarebbe ora, considerando anche la debolezza strutturale emersa durante la “pandemia” della scuola statale, di introdurre a livello nazionale la libertà di scelta, superando la “doppia tassazione” per i genitori che mandano i loro figli nelle paritarie?
“Certo che sarebbe ora. Da un pezzo. Ma ahimè in questa nazione quando dici ‘privato’, la sinistra storce il naso. Non capirò mai l’ossessione, la pia illusione che tutto debba essere pubblico, quando è evidente a tutti che non ci sia paragone tra pubblico e privato, e che il pubblico sia sinonimo, spesso, di totale inefficienza. Si figuri che a marzo del 2020 abbiamo chiuso l’Italia intera con soli 7mila contagi, perché avevamo difficoltà a fare tamponi e capire quanti fossero davvero gli infetti. Ma quando Forza Italia diceva: ‘Facciamoli fare anche ai privati, allora, i tamponi, cosi avremo più chiara la situazione epidemiologica’, la sinistra diceva: ‘No, non deve diventare un business’. Cosi, pur di impedire a qualcuno di far -giustamente- due soldi, si condannavano gli italiani a non potersi tamponare. Capisce la demenzialità? Il futuro della politica è concretezza e ammodernamento, contro revanscismo ideologico e conservazione dello status quo. Io sono della prima scuola, ovviamente”.