I tre boss dal 41 bis agli arresti domiciliari e quello strano caso di Giovanni Brusca
di Carlo Giovanardi*
–
QUALCHE RIFLESSIONE…
Giovanni Brusca, soprannominato in lingua siciliana u verru, oppure lo scannacristiani per la ferocia con cui si è macchiato di più di cento omicidi, è stato condannato all’ergastolo oltre che per la strage di Capaci, in cui perse la vita Giovanni Falcone, anche per la uccisione e lo scioglimento nell’acido del piccolo Giuseppe Di Matteo.
La Procura Nazionale Antimafia nell’ottobre del 2019 aveva dato parere favorevole agli arresti domiciliari ma la Cassazione ha respinto la richiesta degli Avvocati scrivendo che “il suo passato criminale, l’efferatezza, la spietatezza delle sue condotte ed il controverso percorso nel collaborare con la giustizia lo rendono un personaggio ancora ambiguo e non meritevole di uteriori benefici”, riferendosi evidentemente ai permessi periodici per buona condotta di cui sta già godendo.
Mi piacerebbe allora capire dai solerti polemisti che hanno invocato l’intervento delle Procure Antimafia ed attaccato duramente i giudici di sorveglianza per aver messo agli arresti domiciliari al tempo del coronavirus tre boss detenuti al 41 bis, per delitti certamente meno gravi di quelli commessi da Brusca, i motivi per i quali invece la scarcerazione di u verru sarebbe stata opportuna.
* Senatore