LGBT e abortisti vogliono censurare “The Voice”

LGBT e abortisti vogliono censurare “The Voice”

UNA FAMIGLIA HA VINTO UNO SHOW TELEVISIVO CANTANDO CANZONI SACRE MA E’ STATA INSULTATA DAI PROGRESSISTI E DEFINITA “TROPPO CATTOLICA”, “TROPPO PICCOLO-BORGHESE”, TROPPO BIANCA E ANCHE … TROPPO FRANCESE”

Di Angelica La Rosa

In Francia il popolare programma di intrattenimento “The Voice”, in onda su TF1 dal 2012, è finito sotto la scure censoria dei gruppi Lgbt e degli abortisti.

In particolare due canzoni sono finite nell’occhio del ciclone dopo che alcuni circoli “progressisti” le hanno considerate scandalose

Di che cosa trattano?

Una canzone è contro l’uccisione dei bambini non ancora nati, un altro testo musicale è una presa in giro della dittatura Lgtb.

Apriti cielo!

A Tarik, uno studente di fisioterapia di 21 anni, è stato chiesto di cantare una sua composizione durante il programma. Ha scelto la canzone “Mon Cheri”. Nella canzone, interpreta il ruolo di una donna che esegue un aborto. “Sì, non sei nato e non ti vedrò mai (…) Figlio, non biasimarmi, (…) Tesoro, sono io, vorrei parlarti. Sei mio figlio, il mio sangue, la carne del mio corpo. […] Sono vuoto senza di te, ho paura di salutarti”.

Dopo che la canzone è stata eseguita, ci sono stati molti applausi e uno dei giurati, Marc Lavoine, ha pianto a lungo.

Ma per il pensiero unico francese uccidere bambini non ancora nati è un “dogma”, è una “legge fondamentale”, e quindi un testo del genere è inaudito.

I circoli abortisti, naturalmente, non hanno perso tempo ed hanno reagito. Un simile spettacolo, di rispetto per la vita, su uno dei principali canali televisivi è stato percepito come un attacco ai “diritti delle donne”. Le femministe hanno scritto che era “un testo pericoloso perché ci sono voluti anni per ottenere certi diritti, e ragazzi che non sanno nulla della vita cercano di farci sentire in colpa”.

Da parte loro le associazione pro-vita hanno ricordato che “l’aborto di un figlio è un momento doloroso, terribile e terrificante. Ci sono altre soluzioni”.

Pochi giorni dopo è scoppiato un altro “scandalo”. Uno dei candidati ha recitato una canzone del rapper Orelsan intitolata “Addio a un suicidio”. Un testo un cui c’è anche un passaggio sull’ideologia Lgtb che viene dichiarata “omofobica”: “Addio a chi vive la tua sessualità / Ballare sulle piattaforme è il tuo orgoglio?” (…) Chi mi convincerà che essere una persona semplice è fuori moda”.

L’intera canzone di Orelsan parla di un uomo disperato sull’orlo del suicidio, che decide di regolare i suoi conti con il mondo.

Ma denunciare gli impulsi totalitari dei movimenti Lgbt è, evidentemente vietato, perché si rivela “un abuso della libertà di parola”.

Nonostante la canzone, tratta dall’album “Le chant des sirènes”, è stata pubblicata nel 2011, non sono tardate le reazioni scatenate e la frenesia da parte delle comunità LGBT francesi.

Non è la prima volta che nella cultura popolare e nei gusti di massa del pubblico televisivo francese, e anche dei giurati, non si rispetti il politically correct. Recentemente un programma sulla TV francese è stato vinto dalla famiglia Lefevre di Versailles che cantava canzoni sacre. La famiglia, però è stata etichettata come “troppo cattolica”, “troppo piccolo-borghese”, “troppo bianca” e anche “troppo francese”.

 

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