Il “giornalismo divino” di un martire perseguitato dai comunisti: il Beato Lozano Garrido

Il “giornalismo divino” di un martire perseguitato dai comunisti: il Beato Lozano Garrido

NELL’ULTIMO MESSAGGIO PER LA “GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI” PAPA FRANCESCO RITORNA SULLA GRANDE TESTIMONIANZA DEL PRIMO GIORNALISTA LAICO CHE, NEL GIUGNO DEL 2010, È STATO PROCLAMATO BEATO: MANUEL LOZANO GARRIDO, DETTO “LOLO”, PERSEGUITATO DAI COMUNISTI DURANTE LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA

Di Giuseppe Brienza

 

«Apri con stupore gli occhi a ciò che vedrai, e lascia le tue mani riempirsi della freschezza della linfa, in modo che gli altri, quando ti leggeranno, toccheranno con mano il miracolo palpitante della vita”, consigliava il Beato Manuel Lozano Garrido [(1920-1971)] ai suoi colleghi giornalisti. Desidero quindi dedicare il Messaggio, quest’anno, alla chiamata a “venire e vedere”, come suggerimento per ogni espressione comunicativa che voglia essere limpida e onesta: nella redazione di un giornale come nel mondo del web, nella predicazione ordinaria della Chiesa come nella comunicazione politica o sociale».

Parto da quest’importante citazione del Messaggio di Papa Francesco per la 55ma “Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali”, pubblicato lo scorso 23 gennaio, per richiamare la grande testimonianza per tutti i giornalisti cattolici di Manuel Lozano Garrido, più conosciuto come Lolo, il primo giornalista laico che il 12 giugno2010 è stato proclamato Beato e della penna del quale, unico esempio nella storia, la Chiesa ha tratto un testo (è un suo un articolo giornalistico particolarmente ispirato dal punto di vista spirituale) come seconda lettura della Liturgia delle Ore.

Il Santo Padre l’aveva già citato nel discorso che il 23 settembre 2019 rivolse all’Unione Cattolica Stampa Italiana (Ucsi), ricordando come nel suo “decalogo del giornalista” Lolo raccomandava di «pagare con la moneta della franchezza», di «lavorare il pane dell’informazione pulita con il sale dello stile e il lievito dell’eternità» e di non servire «né pasticceria né piatti piccanti, piuttosto il buon boccone della vita pulita e speranzosa».

Una comunicazione quindi che dovrebbe essere chiara e sobria, fatta di poche parole, capaci però di restituire «il peso della realtà». Sempre parlando ai giornalisti cattolici il Papa ritornò sul celebre ammonimento di Gesù a tutti i comunicatori: «essere liberi di fronte all’audience: parlare con lo stile evangelico: “sì, sì”, “no, no”, perché il di più viene dal maligno (cfr. Mt 5, 37). La comunicazione ha bisogno di parole vere in mezzo a tante parole vuote».

Da giovane Lozano Garrido ha vissuto una vita travagliata a causa della guerra civile spagnola, durante la quale fu pure incarcerato, poi nell’età matura ha sofferto non poco per la grave e dolorosa malattia degenerativa che l’ha costretto a vivere ventotto anni sulla sedia a rotelle. Nonostante la malattia, però, Lolo non smesso mai praticare e di amare la sua professione.

Quando nel 1936 scoppiò la Guerra Civile Spagnola, Lolo si incaricò di portare segretamente la Comunione agli abitanti di vari villaggi. Aveva appena 16 anni… Portò avanti questo ministero segreto finché venne arrestato e, fra l’altro, dovette trascorrere la notte del Giovedì Santo in prigione, ma avendo nascosto l’Eucaristia in un piccolo mazzo di fiori, poté fare la comunione di Pasqua nella sua cella. Trascorse quella notte adorando il Signore che aveva trascorso il Giovedì Santo in una cella. Venne rilasciato il giorno dopo, il Venerdì Santo, e trascorse la Pasqua con i fratelli e la sorella.

Era nato a Linares, in Spagna, il 9 agosto 1920 in una famiglia con sette figli.

La Unión Católica de Informadores y Periodistas de España conferisce ancora oggi, ogni anno (o quasi), un premio a lui dedicato in favore di quei giovani giornalisti spagnoli che, nello svolgimento della professione, hanno saputo testimoniare con serietà e franchezza i valori cristiani. Il riconoscimento – arrivato alla sua undicesima edizione – porta il nome di “Premio Lolo” e, non di rado, è conferito con la lettura di queste sue splendide parole: «Portate la macchina da scrivere, mettetela sotto il tavolo, in modo che il tronco della croce si conficchi nella tastiera e lì faccia radici».

Uno dei “seguaci” contemporanei di Lozano Garrido, il vincitore del “Premio Lolo” 2016 José Beltrán, direttore del settimanale Vida Nueva, ha dichiarato in proposito: «Come diceva Lolo, in quanto giornalisti siamo chiamati a insegnare dalla cattedra della verità. Sento la mia professione come una vocazione». Davvero un bell’insegnamento da seguire!

 

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