La famiglia è il luogo della fecondità e dei collaboratori del Creatore
LA FAMIGLIA, CELLULA VITALE PER LA SOCIETA’
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Di Don Gian Maria Comolli*
Fra le varie realtà sociali con le quali l’uomo entra in contatto, la prima è la famiglia, della quale il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa tratta ai nn. 209-254, evidenziandone l’importanza per il singolo e per la società oltre.
Ma perché la famiglia è un’istituzione di grande rilevanza per ogni uomo? Perché è la prima forma di comunione di persone che l’individuo incontra!
La famiglia educa uomo e donna a stimare e apprezzare le differenze, pur detenendo “eguale dignità” e alcune “caratteristiche comuni”. Ma maschi e femmine si distinguono per delle diversità che arricchiscono entrambi.
“Quando parliamo di complementarietà tra uomo e donna – ha affermato San Giovanni Paolo II -, non dobbiamo confondere tale termine con l’idea semplicistica che tutti i ruoli e le relazioni di entrambi i sessi sono rinchiusi in un modello unico e statico. La complementarietà assume molte forme, poiché ogni uomo e ogni donna apporta il proprio contributo personale al matrimonio e all’educazione dei figli. La propria ricchezza personale, il proprio carisma personale, e la complementarietà diviene così di una grande ricchezza. E non solo è un bene, ma anche è bellezza” (Discorso ai partecipanti al Colloquio internazionale sulla complementarietà tra uomo e donna, promosso in Vaticano dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, 28 ottobre 1999).
La famiglia è il luogo della fecondità che rende la donna è l’uomo collaboratori del Creatore. Al sorgere della storia, quando Dio plasmò l’uomo e la donna a “Sua immagine e somiglianza”, il Creatore agì in “prima persona” (Gn 1,27). In seguito, si avvalse della cooperazione dell’uomo e della donna mediante determinate leggi naturali: “Siate fecondi e moltiplicatevi” (Gn 1,28).
La famiglia è il contesto in cui si impara ad amare Dio. Questo significa che l’Assoluto chiede di essere “l’ospite fisso” nella famiglia. Un “ospite” che si ascolta, al quale ci si rivolge e che si prega.
La famiglia è inoltre l’ambiente ideale per crescere nella sapienza e nelle virtù. Una comunità nella quale ci si forma alla “vita buona” e alla “bontà della vita”. Non a caso “Gesù nacque e visse in una famiglia concreta accogliendone tutte le caratteristiche proprie e conferì eccelsa dignità all’istituto matrimoniale, costituendolo come sacramento della nuova alleanza (cfr. Mt 19,3-9). In tale prospettiva, la coppia trova tutta la sua dignità e la famiglia la saldezza sua propria” (Compendio DSC, n. 211).
Di fronte a queste sublimi caratteristiche, “illuminata dalla luce del messaggio biblico, la Chiesa considera la famiglia come la prima società naturale, titolare di diritti propri e originari, e la pone al centro della vita sociale […]; possiede una sua specifica e originaria dimensione sociale, in quanto luogo primario di relazioni interpersonali, prima e vitale cellula della società: essa è un’istituzione divina che sta a fondamento della vita delle persone, come prototipo di ogni ordinamento sociale” (Compendio DSC, n. 211).
La famiglia è importante e centrale in riferimento alla persona. In questa culla della vita e dell’amore, infatti, “l’uomo nasce e cresce… e trova un ambiente di vita nel quale può ‘sviluppare le sue potenzialità, diventare consapevole della sua dignità e prepararsi ad affrontare il suo unico ed irripetibile destino” (Compendio DSC, n. 212).
Ciò significa che a ogni creatura Dio affida una vocazione e una missione da realizzare a servizio dell’umanità. Qualunque uomo, malato o sano, ricco o povero, colto o analfabeta, è una parte o meglio una “tesserina” insostituibile del mosaico che il Creatore ha progettato di realizzare nella storia. Non importa la dimensione, la colorazione o la sfumatura di questa; fondamentale è vivere convinti che l’esistenza è un dono ricevuto per essere donato.
Nella famiglia, aggiunge il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, “i membri sono riconosciuti e responsabilizzati nella loro integralità. Per questo si può affermare che la famiglia è ‘la prima e fondamentale struttura a favore dell’ecologia umana (tema oggi molto attuale) […]. In famiglia l’uomo riceve le prime e determinanti nozioni intorno alla verità ed al bene, apprende che cosa vuol dire amare ed essere amati e, quindi, che cosa vuol dire in concreto essere una persona […]. Gli obblighi dei suoi membri, infatti, non sono limitati dai termini di un contratto, ma derivano dall’essenza stessa della famiglia, fondata su un patto coniugale irrevocabile e strutturata dai rapporti che ne derivano in seguito alla generazione o all’adozione dei figli” (n. 212).
Da queste affermazioni deduciamo che nessun’altra comunità è più profonda, unifica le persone, rende l’uomo felice come la famiglia. Ma allo stesso tempo nessuna altra comunità è esigente come la famiglia! Ciò richiede un ingente impegno sia dei genitori che dei figli a far bene la propria parte, ricordando, come già accennato, che lo sposo è diverso dalla sposa ed essere genitori è differente dall’essere figli… ma sposo e sposa, genitori e figli sono “un’unica cosa” nell’unità della casa.
La famiglia è la comunità naturale in cui si sperimenta meglio che altrove la socialità umana. Essa “contribuisce in modo unico e insostituibile al bene della società. La comunità familiare, infatti, nasce dalla comunione delle persone: ‘La comunione riguarda la relazione personale tra l’ io e il tu. La comunità invece supera questo schema nella direzione di una società, di un noi. La famiglia, comunità di persone, è pertanto la prima società umana’ (Catechismo Chiesa Cattolica, 2206). Di conseguenza: il bene delle persone e il buon funzionamento della società sono strettamente connessi ‘con una felice collocazione della comunità coniugale e familiare’ (Gaudium et spes 47). Senza famiglie forti nella comunione e stabili nell’impegno, i popoli si indeboliscono. Nella famiglia vengono inculcati fin dai primi anni di vita i valori morali, si trasmette il patrimonio spirituale della comunità religiosa e quello culturale della Nazione. In essa si fa l’apprendistato delle responsabilità sociali e della solidarietà (Compendio DSC, n. 213).
A questo punto avanziamo due osservazioni.
La prima è che il ruolo della famiglia fra un uomo e una donna sancita dal vincolo del matrimonio è un bene riconosciuto primario anche dalla Costituzione Italiana.
La Carta fondamentale riserva infatti alla famiglia alcuni articoli, purtroppo poco o male applicati finora (cfr.: artt. 29-31 e 37). E’ quindi opportuno superare un convincimento sempre più diffuso, quello per cui la relazione di coppia costituisce un “fatto privato”, disgiunto dalla dimensione istituzionale e sociale. Anzi, come spiega il Compendio, fra società e Stato la priorità andrebbe riconosciuta alla famiglia.
Quest’ultima, infatti, “trova la sua legittimazione nella natura umana e non nel riconoscimento dello Stato. Essa non è, quindi, per la società e per lo Stato, bensì la società e lo Stato sono per la famiglia” (Compendio DSC, n. 214). Di conseguenza, le autorità pubbliche non dovrebbero “sottrarre alla famiglia quei compiti che essa può svolgere bene da sola o liberamente associata con altre famiglie; d’altra parte, le stesse autorità hanno il dovere di sostenere la famiglia assicurandole tutti gli aiuti di cui essa ha bisogno per assumere in modo adeguato tutte le sue responsabilità” (Compendio DSC, n. 214).
Ma purtroppo, come detto, la politica italiana, e men che meno quella dell’Unione europea, non ha sostenuto a livello valoriale la famiglia ma neppure economicamente. Anzi, in alcuni casi l’ha fortemente penalizzata, con gli effetti devastanti, in particolare “l’inverno demografico”, che sono sotto gli occhi di tutti. Generare dei figli, in Italia, espone realmente la famiglia al rischio povertà; una famiglia su quattro con tre o più figli vive nella pressocché nell’indigenza o subisce rilevanti ristrettezze economiche.
La conclusione di tutto la lasciamo a Papa Francesco: “La famiglia rimane al fondamento della convivenza e la garanzia contro lo sfaldamento sociale. I bambini hanno il diritto di crescere in una famiglia, con un papà e una mamma, capaci di creare un ambiente idoneo al loro sviluppo e alla loro maturazione affettiva. Per questa ragione, nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, ho posto l’accento sul contributo ‘indispensabile’ del matrimonio alla società, contributo che ‘supera il livello dell’emotività e delle necessità contingenti della coppia’” (Discorso al “Colloquio internazionale sulla complementarietà tra uomo e donna”, 20 novembre 2014).
*Don Gian Maria Comolli, ordinato sacerdote nel 1986, da trent’anni è cappellano ospedaliero. Dopo aver conseguito un dottorato in Teologia, una laurea in Sociologia ed aver frequentato diversi master e corsi di perfezionamento universitari, attualmente collabora con l’Ufficio della Pastorale della Salute dell’arcidiocesi di Milano ed è segretario della Consulta per la Pastorale della Salute della Regione Lombardia.
Testo pubblicato per gentile concessione dell’autore (tratto dal blog: www.gianmariacomolli.it).