Germania, turchi minacciano di morte gli armeni con messaggi nelle cassette postali
MONS. ISAKHANYAN: “OGNI VOLTA CHE SI DISCUTE LA QUESTIONE DEL RICONOSCIMENTO UFFICIALE DEL GENOCIDIO ARMENO O IL CONFLITTO DEL NAGORNO-KARABAKH SI INTENSIFICA, SI ATTIVANO, ANCHE IN GERMANIA, CIRCOLI DI ESTREMISTI AZERI E TURCHI, COME I LUPI GRIGI”…
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Di Angelica La Rosa
Il vescovo della Chiesa armena in Germania, Serovpé Isakhanyan, ha espresso la sua preoccupazione per la situazione degli armeni nel Paese di Angela Merkel.
Il motivo sono gli attacchi degli estremisti turchi del movimento Ülkücü contro i cristiani armeni che abitano in Germania, come è avvenuto recentemente a Hanau (nell’Assia).
Infatti, a Hanau, una città di quasi 100.000 abitanti nello stato federale dell’Assia, i membri del movimento, popolarmente noto come “lupi grigi”, hanno inviato minacce di morte alle cassette postali delle famiglie armene.
“Ogni volta che si discute la questione del riconoscimento ufficiale del genocidio armeno o si prendono decisioni, o il conflitto del Nagorno-Karabakh si intensifica, si attivano circoli di estremisti azeri e turchi, come i lupi grigi” , ha detto il vescovo al Die Tagespot. “Minacciano tutti i cristiani, minacciano la nostra società democratica e l’ordine di base, i nostri valori”.
L’alto prelato armeno ha espresso le sue preoccupazioni per iscritto rivolgendosi alle autorità e ai politici, sia al ministero dell’Interno del Nord Reno-Westfalia che al ministro federale dell’interno, Horst Seehofer, ed ancora al commissario del governo federale per la migrazione, i rifugiati e l’integrazione Anette Widmann-Mauz.
Secondo il prelato il ministero dell’Interno dovrebbe organizzare un incontro tra le organizzazioni azere e armene per indirizzare congiuntamente un appello per la pace alle comunità rivali. Ma non c’è stata risposta da parte delle autorità tedesche.
In Germania gli attacchi contro gli armeni, in relazione al conflitto del Nagorno-Karabakh, si sono intensificati dalla fine dello scorso mese di novembre.
“Questi estremisti islamici chiamano generalmente tutti i cristiani ‘infedeli’, ‘Gyavurs’. Noi armeni eravamo già ‘Gyavurs’ all’epoca del genocidio del 1915 ed è per questo che siamo stati massacrati”, ha spiegato monsignor Serovpé Isakhanyan.
“Gyavur era anche il giornalista e pubblicista turco-armeno Hrant Dink, ucciso per strada anni fa da un minore estremista vicino ai Lupi Grigi – davanti alla redazione del suo quotidiano Agos. Per questo abbiamo comunicato la nostra preoccupazione ai ministri dell’Interno (locale e federale) e abbiamo chiesto loro di agire”.
Intanto in Artsakh (come è chiamata la regione dagli armeni (Nagorno-Karabakh per gli azeri) arriva una delle tante brutte notizie che di tanto in tanto riescono ad arrivare anche sulla nostra stampa.
Della signora Alvard Tovmasyan, invalida di 58 anni, non si era saputo più nulla da quando le forze azere andarono alla conquista del suo villaggio, Karin Tak, a maggioranza armena.
I suoi parenti avevano lasciato le proprie abitazioni il 29 ottobre, mentre lei aveva deciso di restare. L’ultima telefonata risaliva al 5 Novembre.
I media locali riferiscono che il 13 gennaio i parenti hanno identificato il suo corpo trovato nel cortile della sua casa.
Suo fratello Samvel l’ha potuta riconoscere solo dai vestiti perché a questa povera signora durante la tortura hanno tra l’altro tagliato i piedi, le mani e le orecchie, prima di lasciarla morire affogata nel suo sangue.
“Atrocità che ricordano quelle commesse durante i precedenti pogrom e genocidi contro le comunità greche, assire e cristiana armena. Se non impareremo dalla storia essa è destinata a ripetersi”, scrive Lorenzo Capellini Mion. “Almeno ricordiamo il suo nome”.