Decine di associazioni a Conte: “si metta al centro del bilancio l’educazione!”
A cura di Angelica La Rosa
Con una lettera indirizzata in primis al governo Conte, ma anche alle alte cariche dello Stato, diverse associazioni italiane, molte cattoliche, hanno chiesto di dare priorità, nella legge di bilancio, all’educazione.
“La situazione pandemica si presenta con tutta la sua virulenza e mette in discussione quelle sicurezze che avevamo acquisito qualche mese fa. Le responsabilità, a qualunque livello istituzionale, diventano sempre più rilevanti ed esigono chiarezza e lungimiranza perché non si generi uno stato sociale inquieto, un diritto alla salute che rischia di dover scegliere chi garantire, un diritto all’istruzione che penalizza gli ultimi e i più disagiati. La realtà del nostro Paese è ancora una volta poco chiara ma, come cittadini di uno Stato di diritto, esigiamo risposte certe, almeno su lavoro, istruzione e salute”, hanno sottoscritto Unione Superiori Maggiori (U.S.M.I.), Conferenza Italiana Superiori Maggiori (C.I.S.M.), Alleanza Cattolica, Amici di Lazzaro, Cuore Azzurro, Cerchiamo il Tuo volto, Collatio.it, Convergenza Cristiana, Costruire Insieme, Culturale Zammeru Masil, Difendere la vita con Maria, Donum Vitae, Esserci, Etica & Democrazia, FamigliaSI, Family Day- Difendiamo I Nostri Figli, Il Crocevia, Aippc – Associazione Italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici, L’albero, Liberi e Forti, Associazioni Medici Cattolici Italiani, Nuova Generazione, Associazione Pier Giorgio Frassati, Nonni 2.0, Non si tocca la famiglia, Politicainsieme, Progetto culturale, Proposte per Roma, Pro Vita & Famiglia, Generazione Famiglia, Radici, Rete Popolare, Risveglio, Umanitaria Padana, Vita Nuova – Rete Italia Insieme, Vivere Salendo, Volontariato Opera Baldo, Avvocatura In Missione, Associazione Nazionale Autonoma Professionisti (A.N.A.P.S.), Associazione Vita Consacrata per la Lombardia (AVCL), Associazione Nazionale Istituti Non Statali di Educazione e di Istruzione (ANINSEI) – Confindustria, Associazione genitori scuole statali – A.Ge. LAZIO, Centro Nazionale Economi di Comunità (C.N.E.C.), Centro Italiano di Promozione e di Assistenza per la Famiglia, Centro internazionale Giovanni Paolo II e per il magistero sociale della Chiesa, Centro Studi Livatino, Circoli insieme, Comitato SALE per la dottrina sociale, Comitato Articolo 26, Confederazione internazionale del clero, CulturaCattolica.it, Confapi Scuole Paritarie della Campania, Comitato Nazionale per il riconoscimento del servizio nella paritaria, Federazione Italiana Istituti Non Statali di Educazione ed Istruzione (F.I.I.N.S.E.I.), Federazione Italiana Licei Linguistici e Istituti Scolastici Non Statali (F.I.L.I.N.S), Forum Cultura Pace e Vita Ets, Forum delle Associazioni sociosanitarie, Giuristi per la Vita, International Family News, Movimento Italiano Genitori (Moige), Movimento Per: Politica, Etica, Responsabilità, Movimento per la Vita, Movimento Regina dell’amore, Osservatorio di bioetica di Siena, Osservatorio parlamentare “Vera lex?”, Presidenza Comitato scientifico UCID, Presidenza onoraria Società italiana di bioetica e comitati etici, Rete Liberi di educare, Scuola di Cultura Cattolica, Steadfast, InformazioneCattolica.it
“Quest’anno, rispetto al precedente c’è – secondo il seppur parziale Rapporto annuale del Centro Studi Scuola Cattolica – una perdita di ben 143 scuole pubbliche paritarie, che hanno finora pagato il prezzo più elevato per il Paese, con la sottrazione di più di 2.000 posti di lavoro e di iscritti (-27.896). I portoni di tutte scuole italiane che hanno riaperto, lo scorso settembre 2020 sono stati spalancati in sicurezza e con efficienza, sono state attuate scrupolosamente strategie di ridistribuzione degli spazi, protocolli, investimenti, piani di ripartenza, scaglionamenti ma, purtroppo, in alcune Regioni, dinanzi ad una inadeguatezza sanitaria che richiama responsabilità soggettive, si sceglie di chiudere nuovamente le scuole e di mettere gli allievi al riparo con la didattica a distanza. L’impatto del COVID19 sull’istruzione ha confermato che lo scenario del sistema scolastico europeo è differente rispetto a quello italiano; la differenza si gioca soprattutto sull’integrazione e la collaborazione tra Scuole Pubbliche Statali e Scuole Pubbliche Paritarie, sulla mobilitazione dell’intera società nell’assicurare il servizio scolastico ai minori, sulla visione globale della ‘casa comune’ come bene di tutti, come bene da tutelare”.
L’Unione Superiore Maggiori d’Italia (USMI) e la Conferenza Italiana Superiori Maggiori (CISM), così come tanto mondo associativo scolastico e no profit “desiderano avviare processi generativi di collaborazione e di integrazione, da sempre sanciti dalla legislazione del nostro Paese, ma che nella realtà stentano a concretizzarsi perché permangono resistenze ideologiche e interessi di parte. In questi mesi è stato rilanciato il Patto educativo di Comunità, per dare attuazione ‘a quei principi e valori costituzionali, per i quali tutte le componenti della Repubblica sono impegnate nell’assicurare la realizzazione dell’istruzione e dell’educazione, fortificando l’alleanza educativa, civile e sociale di cui le istituzioni scolastiche sono interpreti necessari, ma non unici’ (Decreto Ministeriale 39/2020), ma i riscontri nei territori sono stati pochi, proporzionali alla volontà politica che li ha accompagnati e sono mancati adeguati sostegni economici e organizzativi da parte delle istituzioni, ad ogni livello. In questa situazione si impone il dovere di intervenire per invertire la curva della deprivazione culturale. L’osservazione della realtà impone senso di responsabilità affinché la scuola non resti un privilegio che esclude le fasce più deboli e più povere. Le premesse odierne rendono quanto mai reale il pericolo di trasformare il diritto all’istruzione in un privilegio di classe”.
Anche dalle prime bozze della manovra di bilancio, infatti, non si intravvede quel cambio di passo che urge per considerare davvero prioritarie – proprio nell’attuale crisi economica, occupazionale e sociale – la questione educativa e l’effettiva pluralità dell’offerta scolastica.
“Non possiamo restare a guardare”, scrivono le associazioni firmatarie, e per questo chiedono:
“1. l’intervento congiunto del Governo e del Parlamento perché approvino, con voto trasversale agli schieramenti politici, una mozione che abbia questi orientamenti:
a) la priorità assoluta al dovere costituzionale di assicurare sempre e in ogni luogo i diritti alla salute, al lavoro e all’istruzione, mobilitando tutte le “componenti della Repubblica” atte allo scopo;
b) la stipula di convenzioni tra enti pubblici e privati per far viaggiare ragazzi e cittadini in sicurezza;
c) l’opzione di patti educativi di Comunità che coinvolgano Ministero, Regioni e Comuni generando un’alleanza tra fra le 40 mila scuole statali e le 12 mila paritarie, al fine di reperire locali e trasporti che permettano a tutti gli allievi di frequentare in pari condizioni una scuola statale o una scuola paritaria prescelta, con particolare attenzione alle famiglie che vivono una difficoltà a causa della pandemia Covid19 o che condividono l’esperienza della disabilità.
2. La legge di BILANCIO sta per approdare alle Camere: il Parlamento intervenga:
a) sulla qualità e continuità del servizio scolastico ed educativo offerto dalle scuole paritarie, di cui alla legge 10 marzo 2000, n. 62, incrementando le risorse per il pluralismo scolastico e prevedendo, a partire dell’esercizio fiscale 2021, la deducibilità della retta versata per alunno o per studente alle scuole pubbliche paritarie dei cicli primario e secondario, per un importo non superiore a 5.500,00 euro ad alunno;
b) eliminando, comunque, ogni inaccettabile discriminazione fra la scuola pubblica statale e le scuole pubbliche paritarie che non vogliono incrementare le rette, pena un grave peggioramento di una già impari accessibilità, in tema di erogazione di fondi, dotazioni e risorse specie se legate alle criticità e agli oneri determinati dalla pandemia, per garantire la migliore funzionalità dell’apprendimento e la sicurezza sanitaria negli edifici;
c) incrementando il fondo, di cui all’art. 1 comma 616 della legge 232/2016, destinato alle scuole paritarie che accolgono alunni con disabilità allo scopo di riconoscere a ciascuno allievo disabile la copertura del docente di sostegno. E’ una grave discriminazione, infatti, negare il docente di sostegno ad allievi svantaggiati imponendo il costo alla famiglia o alle scuole paritarie che, chiaramente, non possono sostenerlo. Le scuole pubbliche paritarie, inoltre, ricordano la più assoluta disponibilità alla rendicontazione dei contributi;
d) accogliendo gli annunciati finanziamenti europei (attraverso Sure, Bei, Mes, e Recovery Fund), che possono diventare la risorsa preziosa per realizzare e qualificare anche il sistema scolastico integrato: “Autonomia, Parità scolastica e Libertà di scelta educativa”;
e) rivedendo le linee di finanziamento del sistema scolastico italiano attraverso l’introduzione dei costi standard di sostenibilità da declinare in convenzioni, voucher, buono scuola, deduzione. La fase 2 del Covid19 ha reso evidente che la scuola statale, che costa 8.500,00 euro, non è riuscita a ripartire per tutti, mentre le scuole paritarie sopravvissute alla pandemia, con rette da 3.800 per l’infanzia ai 5.000 per il liceo, sono ripartite. Tutto questo a conferma che una sana collaborazione fra scuole pubbliche statali e paritaria innalza il livello di qualità, rende il sistema scolastico più equo e, a fronte di un servizio migliore, si risparmiano tanti danari pubblici”.
Le varie associazioni firmatarie si appellano al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla seconda carica dello Stato, la Sen. Maria Elisabetta Alberti Casellati e al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte “affinché si rendano registi della più ampia trasversalità politica e porti a compimento questa riforma ventennale della scuola. La Nazione può uscire da questa tragedia se non vanifichiamo il lavoro eroico dei medici e degli infermieri, se non deprezziamo il lavoro degli insegnanti, di tutti quei docenti che sono disponibili a fare gli straordinari per recuperare una situazione culturale che rischia di divenire la prima fonte della povertà del nostro Paese”.