Shemà. Commento al Vangelo del 20 novembre della teologa Giuliva Di Berardino
Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.
Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!
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IL COMMENTO TESTUALE
IL VANGELO DEL GIORNO: Lc 19,45-48
venerdì 20 novembre 2020
Oggi il Vangelo ci fa contemplare Gesù che, arrivato a Gerusalemme, entra nel tempio e realizza un vero e proprio insediamento in questo luogo, cacciando via i mercanti e provocando l’ira dei capi dei sacerdoti e degli scribi. Ciò che infatti si vuole mettere in evidenza nella liturgia odierna è proprio l’opera di trasformazione, di santificazione, che Gesù realizza entrando nel tempio. Infatti quello di Gesù non è solo un atto profetico che realizza la profezia di Is 56,7: «La mia casa sarà casa di preghiera», e di Ger 7,11 «Forse per voi è un covo di ladri questo tempio sul quale è invocato il mio nome?», ma quì Gesù è egli stesso la profezia che opera in noi cambiamento, conversione, autenticità di vita. Al tempo di Gesù, i mercanti davanti al tempio erano necessari per compiere i sacrifici, perché ogni sacrificio offerto comportava un determinato animale da sacrificare e una determinata suppellettile per poter compiere quel sacrificio. Ma è evidente che per Gesù il tempio assume un valore più profondo rispetto al rispetto della purità rituale praticata nel tempio. E’ questa radicalità che fa scaturire dal popolo un’adesione totale alla sua persona. E com’è bella l’immagine che oggi il Vangelo ci mostra: “il popolo pendeva dalle sue labbra”: non i sapienti, non i potenti, che sanno già da soli cosa fare e come fare, ma il popolo, cioè tutte quelle persone che accettano di vivere con l’atteggiamento dei piccoli, che scelgono di non fare da soli, di abbassarsi per stare con gli altri, radunati attorno a Gesù. Questo significa contemplare Gesù nel tempio: stringersi insieme, intorno a Gesù. E’ Lui il vero tempio, non fatto di mura, di commerci e di norme da rispettare, ma di tenerezza, di servizio, di dono, di amore. Un grande filosofo, Kierkeegard ce lo mostra bene con le sue parole: “Cristo Gesù è il segno dello scandalo e l’oggetto della fede. Solo nell’eternità egli si siede nella gloria: quì in terra deve essere sempre rappresentato dal suo abbassamento, perché ciascuno possa scandalizzarsene e credere..Se nell’essere cristiani non vi è, in ogni momento, come al principio, il più grande pericolo umano possibile, il cristianesimo risulta abolito“. Buona giornata!
Lc 19,45-48
In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.
IL COMMENTO IN VIDEO: https://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos