Le Nuove Brigate Rosse minacciano un Sindaco: solidarietà a chiacchiere!
Di Andrea Rossi
Il sindaco di Ferrara Alan Fabbri ha ricevuto una delirante lettera di minacce, indirizzata alla sua segreteria.
La missiva, riportava una intestazione tragica e inquietante: “Nuove Brigate Rosse” e anche se il contenuto appariva totalmente incongruo con la sigla (lo scritto è incentrato sul lockdown anti COVID) e in più parti di non semplice comprensione, l’atto intimidatorio è stato giudicato preoccupante dagli inquirenti, i quali hanno immediatamente iniziato le indagini.
Fabbri guida dal giugno 2019 una giunta di centro destra, la prima dopo settantacinque anni di dominio incontrastato della sinistra, e anche se non sono mancate le attestazioni di solidarietà di tutto il mondo politico locale, gli umori della “base” post comunista rivelano ben altri sentimenti; non mancano infatti esplicite insinuazioni sul fatto che la lettera possa essere stata “fabbricata in casa” dal primo cittadino o dal suo staff, per aumentare il proprio consenso (che è comunque elevato).
Niente di nuovo sotto al sole purtroppo: Negli anni del terrorismo di ispirazione marxista, quello vero e sanguinoso degli anni ’70, le Brigate Rosse erano definite “sedicenti” da giornalisti di spicco come Giorgio Bocca, i militanti del MSI morivano bruciati (come i fratelli Mattei a Roma) o sprangati (come Sergio Ramelli a Milano) per “faide fra fascisti” e i terroristi di sinistra erano “provocatori” assoldati dai servizi segreti.
Rileggere oggi queste teorie, senza che nessuno, nella sinistra ferrarese, intervenga a mettere un punto fermo su queste ipotesi offensive per il senso comune, e per la semplice realtà dei fatti, appare grave.
Ma, secondo chi scrive, non inatteso; alcuni vecchi vizi della sinistra, come l’incapacità di fare i conti con sé stessa, appaiono irrisolti. Ed evidentemente non risolvibili.