Shemà. Commento al Vangelo del 30 ottobre della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà. Commento al Vangelo del 30 ottobre della teologa Giuliva Di Berardino

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

 

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IL COMMENTO TESTUALE

IL VANGELO DEL GIORNO: venerdì 30 ottobre 2020

La liturgia di oggi ci provoca sulla libera iniziativa di Gesù che desidera sempre guarire, liberare, salvare questa umanità. Gesù viene invitato a pranzo in casa di uno dei capi dei farisei in un  giorno di Shabbat, il giorno che “il Signore ha santificato“, così lo definisce la liturgia ebraica dello yom Shabbat, cioè del giorno di sabato, nelle preghiere e nelle invocazioni. Lo Shabbat è il giorno del Signore, perciò certe azioni, secondo la Legge ebraica, non si possono compiere, perché il giorno dello Shabbat è il giorno fatto per vivere la pace. Ogni lavoro deve essere finito o interrotto prima del tramonto del sole del venerdì, e questa interruzione è un comandamento di Dio, che rende lo Shabbat “tempo santificato” da Dio stesso. Nel giorno di Shabbat, dunque, Gesù si trova a pranzo con i farisei però, non si sa come mai, in quella casa si mette davanti a Gesù un idropico. L’idropisia non è una vera e propria malattia, ma un disturbo, diremo così, che accompagna altre malattie, perché di fatto consiste nell’accumulo di liquidi tra i tessuti. Gesù capisce subito che la comparsa nel mezzo del banchetto di quest’uomo idropico è una trappola: sicuramente il capo dei farisei l’aveva invitato per vedere se lui, in quanto Rabbi Nazareno, osservava le prescrizioni della legge. La domanda di Gesù, È lecito o no guarire di sabato?, ci fa capire che in effetti la trappola era stata scoperta perché in realtà questa domanda così posta, rispecchia l’ambiguità della relazione dei farisei con Dio. Un’ambiguità che possiamo riscontrare anche nella nostra modalità di vivere la fede. Quante volte ci chiediamo: “ma questa cosa per il Signore si può o non si può?“. E quì il testo del Vangelo ci racconta che i farisei non rispondono a questa domanda: non dicono nè si può guarire, nè dicono il contrario! Essi tacciono, rimangono in silenzio. Ed è questo silenzio che offre a Gesù la possibilità di guarire l’uomo idropico. Certo, dopo aver guarito quell’uomo, Gesù spiega il motivo di quella guarigione tanto ambigua per i dottori e i farisei, facendo notare che la salvezza dell’uomo è perfettamente in linea con il tempo di Dio e che perciò ogni azione di salvezza avviene nel giorno di Shabbat. Tuttavia è stato necessario provocare il silenzio dei farisei per permettere a Gesù di manifestare la sua azione salvifica di fronte a tutti. Gesù provoca il silenzio con una domanda: “è lecito o no?“. Allora comprendiamo una verità importante che il Vangelo ci suggerisce: quando noi ci chiediamo “si può o non si può fare questo?” è perché in fondo non sappiamo cosa fare, siamo fortemente condizionati da fattori esterni e non siamo liberi. Ecco allora che il silenzio di questi uomini religiosi testimonia la loro mancanza di libertà, è un silenzio di dispersione, di divisione interiore, un silenzio che lascia emergere il profondo tormento della loro soggezione a Dio. La domanda che emerge dal cuore credente, invece, non dovrebbe essere “si può o non si può fare questo o quello?” ma “quale cosa tra queste mi fa amare di più, mi allarga il cuore, mi apre agli altri?“. Noi possiamo tutto, ma solo alcune azioni ci realizzano nella nostra umanità, rendendoci migliori, facendoci capaci di amare di più. Allora consegniamo oggi al Signore tutti quei silenzi ambigui ed inquietanti che ci bloccano la libertà, questi pensieri che ci disperdono e ci frammentano interiormente, costringendoci dentro sistemi rigidi. Mettiamoci oggi di fronte ai limiti che noi stessi ci mettiamo e che ostacolano la nostra libertà nella relazione con Dio. Consegniamo tutto al Signore e accogliamo con fiducia, nel silenzio, l’azione salvifica di Gesù su di noi perché anche oggi Lui ci guarisce, ci riconcilia e ci risana nel profondo, finché verrà il giorno del Signore, in cui questo nostro mondo sarà guarito e liberato dalle tante malattie che lo affliggono. Con fiducia e libertà di cuore lasciamoci salvare da Gesù! Buona giornata!

Lc 14,1-6

Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Ed ecco, davanti a lui vi era un uomo malato di idropisìa. Rivolgendosi ai dottori della Legge e ai farisei, Gesù disse: «È lecito o no guarire di sabato?». Ma essi tacquero. Egli lo prese per mano, lo guarì e lo congedò. Poi disse loro: «Chi di voi, se un figlio o un bue gli cade nel pozzo, non lo tirerà fuori subito in giorno di sabato?». E non potevano rispondere nulla a queste parole.

IL COMMENTO IN VIDEOhttps://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

 

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