Riflettiamo sul Paradiso per tenere lontani Satana, la tentazione e il peccato
IL PARADISO È LA CONDIZIONE DI BEATITUDINE ETERNA DEGLI ELETTI, CHE AMMESSI ALLA VISIONE DI DIO, NE GODRANNO LA PIENA COMUNIONE PER LA QUALE SIAMO STATI CREATI
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Di Teofilo Siculo
Il Paradiso è la condizione di Beatitudine eterna degli eletti, che ammessi alla visione di Dio, ne godranno la piena comunione per la quale siamo stati creati. Tutta l’azione di Dio mira a questo: comunicare la Sua gioia infinita a coloro che Lo amano e trarne gloria eterna.
Chi avrà superato le innumerevoli prove della vita amando Iddio sopra ogni cosa e il prossimo come se stessi, vedrà Dio e godrà in eterno della Sua Beatitudine. Questo rivelano tutte le Scritture e questa è la volontà di Dio: che gli uomini, purificati dai loro difetti e peccati, possano entrare nel Paradiso di Dio. Per questo è venuto Gesù, Dio fatto uomo: “Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono Io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché Tu mi hai amato prima della creazione del mondo” (Gv 17,24). Compiuta la redenzione dell’umanità col mistero della sua Pasqua, egli ha riaperto la porta del Cielo per tutti coloro che hanno fede in Lui e Lo seguono, accettando il suo Vangelo. Su di Lui il Padre ha messo il Suo sigillo (cfr. Gv 6,27).
Chi Lo accoglie avrà la vita eterna (cfr. Mt 19,29; Gv 3,15-16, etc.)
Lasciamoci guidare dalle Scritture per comprendere meglio com’è il Paradiso e quindi cosa possiamo sperare.
«Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio» (Mt 22,2). È Gesù stesso che fa questo paragone. Lo Sposo è lui; la Sposa è la Chiesa; tutta l’umanità è invitata a queste speciali nozze eterne. Ma pochi saranno gli eletti, perché molti avranno preferito i loro beni a quelli del Cielo.
“Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone” (Mt 25,21): la bontà e la fedeltà a Dio fa meritare di entrare nella gioia del Signore, cioè nel suo Cielo.
“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo” (Mt 25,34): per entrare nel Regno bisogna aver esercitato la carità col prossimo. In questo Regno non c’è alcun male neanche piccolo, ma gioia eterna, disposta da Dio fin dall’inizio della creazione. Gli eletti vi regneranno con Gesù.
«Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo santuario; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro. Non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpirà il sole, né arsura di sorta, perché l’Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita. E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi» (Ap 7,14-17). Il Paradiso è la patria degli eletti, i quali saranno consolati di tutte le loro pene e tribolazioni patite per la loro fedeltà a Dio e al Vangelo di Cristo, dal cui Sangue sono stati purificati.
«Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: «Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro”. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate». E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose»; e soggiunse: «Scrivi, perché queste parole sono certe e veraci. Ecco sono compiute! Io sono l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine. A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita. Chi sarà vittorioso erediterà questi beni; io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio” (Ap 21,2-6). La vita terrena è prova e lotta per conquistare il Cielo. Nella città santa è Dio che vi regna e gli eletti vi troveranno la propria cittadinanza e la pienezza di vita.
«Al vincitore darò da mangiare dell’albero della vita, che sta nel paradiso di Dio» (Ap 2,7): quell’accesso che era stato negato ai progenitori dopo il peccato, sarà finalmente aperto ai redenti.
“Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita. …Il vincitore non sarà colpito dalla seconda morte” (Ap 2,10-11). La seconda morte è la maledizione eterna nell’Inferno, che è morte eterna. L’eletto invece godrà della vita divina ed eterna.
“Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all’infuori di chi la riceve” (Ap 2,17): avrà il nutrimento divino, l’ammissione alla gioia eterna, un nuovo essere: quello di figlio di Dio.
“Al vincitore che persevera sino alla fine nelle mie opere, darò autorità sopra le nazioni; le pascolerà con bastone di ferro e le frantumerà come vasi di terracotta, con la stessa autorità che a me fu data dal Padre mio e darò a lui la stella del mattino” (Ap 2, 26-28): l’eletto riceverà la potenza e la gloria che nessuno potrà togliere od oscurare.
“Il vincitore sarà dunque vestito di bianche vesti, non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli” (Ap 3,5): avrà la dignità divina e la grazia della vita eterna, che non saranno mai perdute.
“Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, da presso il mio Dio, insieme con il mio nome nuovo” (Ap 3,12): sarà come un elemento portante del Regno, uno che avrà residenza stabile nella Città santa e un’appartenenza unica al Verbo incarnato, come suo prediletto.
“Il vincitore lo farò sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono” (Ap 3, 21): dopo aver servito gli interessi del Signore, godrà di una eccelsa regalità, che nessuno potrà togliergli, data da Dio stesso.
Non è possibile dire perfettamente quello che è il Paradiso: la sua realtà supera qualunque paragone e qualunque realtà terrena (cfr. 1 Cor 2,9). È godere Dio, cioè l’infinito Essere eterno di ogni perfezione, sapienza e amore; è possedere senza possibilità di perderla mai l’infinita beatitudine che viene dalla comunione con Dio e con i Santi. Egli sarà “tutto in tutti” (1 Cor 15,28).
Nel Cielo ritroveremo tutti i salvati e tra questi i nostri cari, con i quali non ci separeremo più. Risorti godremo della vita piena e perfetta, senza più conoscere né lutto, né malattia, né privazione, né furti, né menzogne, né guerre, né carestie, né rivoluzioni, né alcuna cosa che possa diminuire la nostra gioia.
Non vi sarà possibilità che entri il male, Satana, la tentazione, il peccato. Gli eletti saranno confermati nella Grazia, come loro dote eterna, non più soggetta a perdita ma piuttosto ad aumentare senza fine; riceveranno il “lumen gloriae”, la luce che li divinizza.
Conosceranno le infinite bellezze di Dio, la Sua fantasia, la Sua musica, le invenzioni inesauribili del Suo Amore per noi, amati singolarmente uno per uno. Sarà “banchetto di nozze” e festa senza fine. Sarà il trionfo dell’amore, perché Dio è Amore.