Visto il calo dei fedeli dopo il lockdown ci chiediamo: per tanti la Messa che cos’è?

Visto il calo dei fedeli dopo il lockdown ci chiediamo: per tanti la Messa che cos’è?

Di Diego Torre

Il calo dei fedeli dopo il lockdown fa emergere una domanda: per tanti la Messa che cos’è? Assemblea condominiale dei parrocchiani, festa che non deve finire, catechesi elaborata e noiosa, luogo della raccolta delle offerte? Quanti, pastori e pecore, ricordano che l’Eucaristia è trovarsi ai piedi della Croce, presenti e partecipi all’immolazione dell’Agnello, dalla quale deriva ogni salvezza? Quanto viene ancora ricordato e adeguatamente solennizzato tutto ciò? Persa la sacralità del Santo Sacrificio non se ne coglie più l’indispensabilità , la grandezza e l’unicità. Non si tratta di una devozione fra le altre, non è la somma delle preghiere dei cristiani presenti, ma il sacrificio che la Chiesa universale offre attraverso il suo Capo, che è Dio, sacerdote e vittima, all’Eterno Padre. Chi ne è più consapevole? Il calo dei fedeli è una conseguenza del calo della fede e della riduzione del messaggio cristiano ad un orizzontalismo sociologico che non spinge certo all’impegno e al  sacrificio. Quanti cristiani si sono fatti (e nelle terre di missione si fanno) uccidere per partecipare alla Messa?

Dio si è fatto carne, cibo, materia. E’ per questo che il prefetto della Congregazione per il Culto Divino, card. Sarah, nella lettera inviata ai presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo ha ricordato : «E’ urgente tornare alla normalità della vita cristiana con la presenza fisica alla messa, dove le circostanze lo consentano: nessuna trasmissione è equiparabile alla partecipazione personale o può sostituirla …queste trasmissioni, da sole, rischiano di allontanarci da un incontro personale e intimo con il Dio incarnato che si è consegnato a noi non in modo virtuale, ma realmente. Questo contatto fisico con il Signore è vitale, indispensabile, insostituibile».

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Si sono d’accordo, è necessario il rapporto con
Dio non in modo virtuale, ma sentendo profondamente la necessità di cibarsi di Gesù, non se ne può fare a meno, se vogliamo nutrire la nostra anima come ci preoccupiamo di nutrire il corpo,