La più grande sventura di un popolo è non saper discernere i “segni” di Dio
Di Padre Giuseppe Tagliareni
Dio si compiace di dare “segni” che facciano capire la Sua volontà agli uomini, da Lui creati liberi, perché possano rendersi conto di errori e gravi deviazioni nelle loro scelte collettive e rimettersi sulla strada buona, onde evitare giusti e severi castighi dell’unico Signore e Creatore, che tutto governa con potenza e sapienza. Noè e la sua arca furono un “segno” per i suoi contemporanei in cui regnava la malizia e la violenza; essi furono ciechi e sordi ad ogni richiamo e il diluvio li colse impreparati e li spazzò via.
Giona profeta fu un segno per quelli di Ninive, anch’essi immersi nella condotta malvagia; ma questi si convertirono alla sua predicazione e cambiarono condotta. Dio ritirò il castigo minacciato e li salvò. Ezechiele in tanti suoi gesti fu un “segno” per gli abitanti di Gerusalemme e come Geremia predisse tante volte la sventura della città santa; ma nessuno credette a questi profeti e presto la città fu devastata da Nabucodonosor e ridotta in schiavitù per tanti anni. Gesù stesso fu il grande “segno” per i suoi contemporanei, ma fu rigettato dai capi e da tutto il popolo. L’esito fu la grande distruzione di Gerusalemme, la diaspora, la maledizione su quel popolo, che cessò di essere l’eletto e dopo due mila anni rimane ancora sotto quella maledizione.
La più grande sventura di un popolo è quella di non saper discernere i “segni” che Iddio dà per ravvedersi. Superati un certo numero di “segni”, la giustizia divina decreta il castigo di quel popolo o di quella generazione perversa, perché tutti gli uomini imparino la lezione e si ravvedino prima che Iddio dica il Suo “Basta!”. Il giudizio divino infatti, non è solo nell’eternità, ma anche durante la storia. Mentre la singola persona viene giudicata alla morte, la nazione viene giudicata nel tempo, all’ora decisa da Dio. Le nazioni, infatti, e le loro culture sono storiche e non varcano la soglia dell’ eternità. Perciò il loro giudizio deve compiersi durante il tempo. Quel popolo che non sa cogliere i “segni” di Dio va dritto verso la sua rovina.
Vogliamo passare in rassegna alcuni di questi “segni” dati da Dio all’umanità di oggi e all’Italia in particolare, per saperne trarre salutari ammonimenti. Ci riferiamo in particolare all’attacco terroristico delle Tween Towers di New York dell’11 settembre 2001; al terribile maremoto nell’oceano indiano del 26.12.2005; al terremoto di Assisi prima e dell’Aquila poi in Italia; alla recessione mondiale in atto; alla recente alluvione di alcuni paesini presso Messina. Se ne potrebbero citare tanti altri, ma questi bastano. Vediamoli in breve e in sintesi.
a) L’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 all’America fu scatenato dagli uomini, ma fu permesso da Dio per dare un forte richiamo a questa generazione e far capire a tutti che:
–“Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode” (Sal 127,1); togliere Dio dalla città significa consegnarla ai suoi nemici;
-una città o un impero costruito sull’ingiustizia è destinato a crollare (cfr. Nahum 3,1: “Guai alla città sanguinaria, piena di menzogne, colma di rapine, che non cessa di depredare!”; oppure Sofonia 3,1-8: “Guai alla città ribelle e contaminata, alla città prepotente! Non ha ascoltato la voce, non ha accettato la correzione. Non ha confidato nel Signore, non si è rivolta al suo Dio. I suoi capi in mezzo ad essa sono leoni ruggenti, i suoi giudici sono lupi della sera, che non hanno rosicchiato dal mattino. I suoi profeti sono boriosi, uomini fraudolenti. I suoi sacerdoti profanano le cose sacre, violano la legge. In mezzo ad essa il Signore è giusto, non commette iniquità; ogni mattino dà il suo giudizio, come la luce che non viene mai meno. Ho sterminato le nazioni, le loro torri d’angolo sono state distrutte; ho reso deserte le loro strade sì che non c’è alcun passante; sono state depredate le loro città e nessuno più le abita. Io pensavo: «Almeno ora mi temerà! Accoglierà la correzione. Non si cancelleranno dai suoi occhi tutte le punizioni che le ho inflitte». Ma invece si sono affrettati a pervertire di nuovo ogni loro azione. Perciò aspettatemi – parola del Signore – quando mi leverò per accusare, perché ho decretato di adunare le genti, di convocare i regni, per riversare su di essi la mia collera, tutta la mia ira ardente: poiché dal fuoco della mia gelosia sarà consumata tutta la terra”.
Ciò che è avvenuto a New York è emblematico per tutti i popoli: quando si edifica sulle ingiustizie, quando si fa del denaro il proprio Dio, allora si scatena la gelosia divina e viene la rovina.
b) Lo tsunami dell’oceano indiano nel giorno di Santo Stefano 2004: colpì una dozzina di nazioni diverse, facendo tanti morti (circa trecentomila) e distruzioni incalcolabili. Tutti sanno che in queste terre si fanno tanti delitti (ingiustizie, violenze, sprechi e soprattutto turismo sessuale con prostitute anche ragazzine e incentivo alla pedofilia, alla vendita di bambini. E questo lì dove lo tsunami è stato più furioso e distruttivo. Al contrario, il santuario mariano di Vailankanni nel sud-est dell’India fu miracolosamente preservato e così furono salvate oltre due mila persone all’interno di esso.
c) Il terremoto d’Assisi (26 settembre 1997) colpì il cuore religioso e culturale d’Italia: i monumenti che indicano il genio religioso e artistico che fa dell’Italia una nazione veramente peculiare, che trova in San Francesco la sua punta di diamante e l’indiscusso corifeo. Per lui Assisi è nota e ricercata; in lui tutti vedono l’italiano più santo e più esemplare. Con quei crolli, l’Italia è stata colpita al cuore. È un segno per tutti: indica che la religiosità degli italiani e la loro genialità va a rotoli. Se non si curano le radici (come la santità della famiglia e il vero culto da dare a Dio) avremo presto il crollo definitivo.
d) Similmente il terremoto dell’Aquila (6 aprile 2009): distrusse tante case, la Casa dello studente, il palazzo della prefettura e tante chiese. È resa all’evidenza la debolezza degli edifici e delle istituzioni civili e religiose. Basta poco per farle crollare. Ma ciò si verifica in tutta l’Italia. “Credete voi che gli abitanti… fossero più colpevoli di tutti gli altri?… No vi dico. Ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo” (Lc 13,4.5). Non basta certo fare costruzioni antisismiche. Se in tutta Italia si continua a delinquere, ad uccidere i bambini nel seno materno, a rompere la fede matrimoniale, a frodare e ingannare, etc. le case crolleranno ancora e le città saranno lasciate deserte.
e) La recessione mondiale che ha colpito tutte le nazioni, dove più e dove meno, è causata dagli uomini ma permessa da Dio per dire a tutti che se si sceglie “mammona”, si mette fuori porta Dio. E un mondo senza Dio va alla rovina. Non basterà certo aggiustare qualche regola finanziaria o moltiplicare gli interventi statali a favore dell’ economia. Un mondo dove non si rispetta la parola data, l’onestà, la proprietà altrui, l’aiuto al povero, lo sviluppo dei popoli oppressi, la gratuità, il bene comune, ma invece si cerca di arricchirsi sempre più a spese degli altri… si sta scavando la fossa, che tutti inghiottirà, buoni e cattivi.
f) L’alluvione di alcuni paesini del Messinese del 1 ottobre 2009. Gesù ha sentenziato che chi costruisce la sua casa sulla sabbia è uno stolto (cfr. Mt 7,24-27). Alla casa devono darsi solide fondamenta, fatte sulla roccia e la roccia è la Parola di Dio. Egli non parla tanto per le cose materiali, perché tutti lo sanno che è così, anche se poi non sempre lo fanno, per colpa, per dolo, per miseria, per interessi contrastanti. Egli parla per le cose spirituali, quali la famiglia, la par-rocchia, la scuola, la società in genere. Costruire una cosa non basandosi sulla Parola di Dio, ma sull’interesse del momento, sul piacere, sull’emozione, sulla fame di denaro o di vanagloria, etc. significa avviarsi a sicuro fallimento e distruzione. “La casa cadde e la sua rovina fu grande!” (Mt 7,27).
E adesso la pandemia da Coronavirus…