Unione Europea e URSS: analogie ed “affinità elettive” secondo Vladimir Bukovskij

Unione Europea e URSS: analogie ed “affinità elettive” secondo Vladimir Bukovskij

Di Gianluca Agostini 

Il russo Vladimir Bukovskij, nato a Belebej nel 1942, è stato tra i primi prigionieri politici ad esser stato rinchiuso in una psikhushka, cioè un ospedale psichiatrico per dissidenti dell’Unione Sovietica. Ha trascorso in tutto 12 anni tra prigioni, campi di lavoro e gulag psichiatrico e, nel dicembre 1976, grazie ad uno scambio di prigionieri con l’Occidente fu finalmente liberato e, d’allora,risiede a Londra, città dalla quale da quasi quarant’anni sta portando avanti una documentazione e denuncia sistematica delle atrocità del comunismo. Per questo è diventato un punto di riferimento per la numerosa comunità di esuli russi e dell’ex URSS.

Fra i vari fronti su cui è impegnato, in questo caso assieme ad uno degli autori del Libro nero del comunismo, Stéphane Courtois, c’è quello della promozione di una giornata annuale di commemorazione delle vittime dei Gulag, denominata Memento Gulag (è stata scelta la data del 7 novembre, ricorrenza della “rivoluzione d’ottobre”).

Con il suo libro Gli archivi segreti di Mosca, Bukovskij ha pubblicato una sintesi di una mole immensa di documentazione, raccolta in 48 volumi che, dopo una serie di tentativi infruttuosi di accedere ufficialmente al materiale d’archivio sovietico esperiti all’indomani della dissoluzione dell’URSS, riuscì in barba alle proibizioni a copiare, con un portatile dotato di scanner, nell’ambito del processo contro la messa al bando del PCUS al quale fu chiamato dalla Corte costituzionale russa in qualità di testimone ed esperto.

Tali documenti affluirono durante il dibattimento (luglio – dicembre 1991) e nessuno si accorse dell’operazione se non alla fine del processo.Dopo di ciò, come scrive nel libro, gli archivi segreti del Cremlino vennero nuovamente sigillati.

La documentazione messa a disposizione concerneva però solo il PCUS, perché era escluso l’accesso a qualsiasi tipo di materiale riguardante il KGB. Scrive infatti Bukovskij: «Gli archivi erano il cuore del KGB, l’anima del drago, protetta da sette sigilli…a tutt’oggi nemmeno un documento, non un singolo pezzo di carta, è stato ancora reso pubblico» (op. cit., p. 85).

Ma di quale “complotto” sovieto-eurocratico parla Bukovskij nella sua magistrale opera di denuncia, URSS-EURSS. Ovvero il complotto dei rossi? «Stando ai documenti – scrive –, l’idea del progetto è nata dalle conversazioni intercorse a Mosca fra i leader della sinistra europea verso la metà degli anni Ottanta. Prima di allora, sia Mosca sia la sinistra europea erano contrarie all’integrazione europea: Mosca la interpretava come un progetto indirizzato contro di essa, la sinistra come un complotto ordito dai capitalisti contro il proletariato[…].L’atteggiamento cambiò, appunto, verso la metà degli anni Ottanta, quando i dirigenti sovietici si resero conto che il sistema sovietico vacillava, e la sinistra europea temeva i cambiamenti che si stavano verificando» (op. cit., pp. 31-32).I leader occidentali di sinistra dicevano insomma a Gorbaciov che il crollo del socialismo a Oriente avrebbe provocato la crisi dell’idea socialista in Occidente, mentre se avessero lavorato insieme, avrebbero potuto assumere il controllo del progetto europeo e trasformarlo radicalmente, «facendo convergere i due sistemi, con un ammorbidimento del regime a Est e con il passaggio da un regime politico socialdemocratico a uno più spiccatamente socialista a Ovest»(op. cit., p. 32).

Il primo a recarsi a Mosca fu l’allora segretario del PCI Alessandro Natta, seguito dai socialdemocratici tedeschi. Dalla trascrizione dei colloqui appare chiara una cospirazione fra il Cremlino e i leader della sinistra europea, interessati entrambi a salvarsi politicamente la pelle. Gorbaciov lanciò lo slogan della “casa comune europea” e in Occidente si pianificò la trasformazione dell’area di libero scambio in uno “Stato federale. Lo scopo ultimo era di far combaciare perfettamente i due sistemi, «cosa che avrebbe fatto comodo sia alla sinistra occidentale sia al regista comunista orientale»(op. cit., pp. 32-33).

Nel gennaio del 1989 Gorbaciov ricevette la visita di una delegazione trilaterale composta da Henry Kissinger, David Rockfeller, Yashuiro Nakasone, ex premier giapponese, e Valery Giscard d’Estaing, ex presidente francese il quale, stando ai verbali di Mosca riportati da Bukovskij «A un certo punto, intervenne per dire che non sapeva quando questo sarebbe avvenuto, se entro dieci o quindici anni, ma  l’Europa sarebbe diventata un organismo statale unitario, uno stato federale. Non disse “forse diventerà”, disse categoricamente “diventerà”[…]Leggendo il documento io e Pavel [Stroilov, co-autore di URSS-EURSS] ci siamo messi a riflettere: nel 1989 nessuno sapeva nulla dell’integrazione allargata, dei futuri Trattati di Maastricht, di Amsterdam e di Nizza. Ma Giscard d’Estaing mostra di sapere con esattezza che nel giro di dieci, quindici anni, l’Unione Europea si sarebbe costituita, e senza che nessuno ci avesse interpellati, senza referendum di sorta. Ed ecco che a distanza di quindici anni troviamo Giscard d’Estaing a presiedere la commissione per la stesura della Costituzione Europea» (op. cit., pp. 33-35).

Nel luglio 1990 anche il presidente della Commissione europea Jacques Delors, socialista francese, giunse a Mosca, ed espose in questi termini a Gorbacev i suoi progetti “architettonici!: «Nell’architettura dell’Europa vedo tre piani. Il primo piano è l’Europa dei dodici.  A coloro che temono la Germania unita e lo strapotere del marco, io dico: se la Germania si trova fra i “dodici”, non vincerà il marco tedesco ma l’ECU [oggi “euro”!], la moneta comune europea. Il secondo piano è l’Europa intera, inclusa l’Unione Sovietica[…] Ma quando arriverà il momento in cui le economia dei paesi europei convergeranno, sarà possibile passare a ciò di cui parla Mitterrand, ovvero della Confederazione Europea» (op. cit., pp. 64-65).

Oggi, nota quindi Bukovskij, si fa una grande confusione sul concetto di Unione Europea, a causa della propaganda che continua a provenirci dagli eurocrati di Bruxelles. Il Mercato Europeo, infatti, è nato con i Trattati di Roma nel 1957, come«meccanismo molto utile ed efficace, che ha contribuito alla crescita dei Paesi membri […] ma non ha nulla a che vedere con l’UE. L’idea dell’Unione europea, ovvero di un unico superstato conglobante i Paesi membri, nasce con il Trattato di Maastricht del 1992, un trattato la cui formulazione, per altro, rimane alquanto oscura. Inoltre, il concetto di Unione europea contraddice in linea di principio quello di Mercato Comune Europeo, che prevedeva la libera circolazione delle merci, dei capitali e della forza lavoro, senza particolari riserve. Al contrario, l’UE, con le sue ottantamila pagine di regolamentazione, introduce continuamente nuove limitazioni, direttive e meccanismi burocratici» (op. cit., pp. 10-11).

Da queste citazioni comprendiamo l’origine di certe “affinità elettive” constatabili oggi nell’UE rispetto all’URSS. Quest’ultima era governata dal Politburo, un gruppo di vegliardi che nessuno eleggeva, che non dovevano rendere conto a nessuno e che noi non potevamo rimuovere.Aveva un parlamento sui generis che si chiamava “Soviet Supremo”, il cui unico compito era quello di ratificare con un timbro le decisioni del Politburo. Ma l’Europarlamento non è l’esatta copia del “Soviet Supremo”, si domanda giustamente Bukovskij. Infatti, di norma si limita a ratificare i provvedimenti adottati dalla Commissione Europea, e se discute qualcosa, lo fa per stabilire la dettagli risibili come la percentuale di grasso nello yogurt o le dimensioni dei cetrioli

Il compito dell’Unione Sovietica era quello di creare una nuova entità storica, l’homo sovieticus, facendo sparire tutte le tradizioni culturali, religiose e etniche delle nazioni facenti parte della federazione, ma anche l’Unione Europea intende cancellare le diversità nazionali, e lo sta facendo sempre di più in un’epoca di crisi come quella globale che stiamo vivendo. Leggere la Gazzetta ufficiale dell’UE per credere.

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Bibliografia su Vladimir Bukovskij ed il “Terrore russo”

a cura di Omar Ebrahime

 

Bukovskij,Vladimir,Gli archivi segreti di Mosca, Spirali, Milano 1999;

Bykov, Vasil’-Suvorov, Viktor-Bukovskij,Vladimir, La mentalità comunista, Spirali, Milano 2001;

Bukovskij,Vladimir-Stroilov,Pavel, EURSS, Unione Europea delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, Spirali, Milano 2007

Bukovskij,Vladimir-Stroilov,Pavel, URSS-EURSS. Ovvero il complotto dei rossi, Spirali, Milano 2007;

Civiletti, Carlo, L’Atto Finale di Helsinki e l’eterogenesi dei fini. Come il regime sovietico accettò i germi del proprio disfacimento, in Nuova Storia Contemporanea, anno XI, n. 2, marzo-aprile 2007, pp. 109-116;

Maffei, Riccardo, Crollo e fenomenologia del Terrore russo. L’Urss negli scritti e nelle corrispondenze di Tomaso Napolitano (1938-42), in Nuova Storia Contemporanea, anno XIII, n. 4, luglio-agosto 2009, pp. 101-132;

Robertas Pukenis, La politica antireligiosa nell’Unione Sovietica, in Nova Historica, anno III, n. 10, Roma luglio-settembre 2004 , pp. 85-94.

 

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