Le elezioni negli Stati Uniti e la posta in gioco su famiglia e vita
Di Gian Piero Bonfanti
Molto spesso siamo convinti che quanto accade in un altro Paese non ci riguardi, quasi come se fosse valido il detto “occhio non vede, cuore non duole“. Sappiamo tuttavia che gli equilibri e le politiche nazionali dipendono anche da eventi esterni, da accadimenti storicamente determinanti. L’abbiamo toccato con mano alle elezioni europee del 2019, quando l’irruente cavalcata del sovranismo europeo è stata frenata dalla vittoria del PPE (Partito Popolare Europeo) e dall’elezione a Presidente della Commissione Europea di personaggi come Ursula von der Leyen.
Da quel momento in poi è innegabile che in Europa ed in particolare in Italia si è notato un evidente cambio di direzione anche in politica ed abbiamo assistito ad un repentino cambio di strategie, le stesse che hanno modificato le nostre vite tramite programmi studiati a tavolino e giochi di Palazzo. Ma in questi ultimi giorni oltreoceano è accaduto qualcosa di altrettanto importante e in controtendenza rispetto all’imperante pensiero unico delle élites europee.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato la nomina a giudice della Corte Suprema di un personaggio che può essere determinante negli equilibri delle politiche americane e di ricaduta anche sulle nostre.
In seguito alla scomparsa di Ruth Bader Ginsburg, giudice nominata da Bill Clinton e in carica dal 1993, protagonista negli scorsi decenni di numerose battaglie individualistiche per i diritti delle donne e portavoce della componente liberal della Corte Suprema, il presidente Trump ha scelto come successore Amy Coney Barrett, 48 anni, madre di 7 figli, conservatrice e fervente cristiana.
L’audizione di Barrett davanti alla commissione giustizia del Senato è prevista per il 12 ottobre e la sua conferma potrebbe arrivare quindi prima della conclusione della campagna elettorale per le presidenziali, che si terranno come noto il 3 novembre 2020. In questo caso la coalizione dei giudici conservatori all’interno della Corte Suprema degli Stati Uniti si rafforzerebbe favorendo la posizione dell’attuale presidente Trump, il quale sta cercando di accorciare i tempi per poter portare l’attenzione su temi etici durante queste ultime battute della campagna elettorale più importante al mondo.
Chiaramente il candidato democratico Joe Biden oppositore di Donald Trump ha già lanciato il suo appello alla Corte Suprema affinché la conferma di Amy Coney Barrett non avvenga prima delle presidenziali.
Amy Coney Barrett si è contraddistinta in passato per le sue posizioni ferme contro l’aborto e, la sua nomina come nuovo giudice della Corte Suprema, potrebbe costituire per i liberal una vera spina nel fianco.
Il tema “divisivo” dell’aborto è stato infatti determinante per l’elezione nel 2016 di Trump contro la democratica Hillary Clinton, allora supportata da quasi tutte le lobbies pro-choice (cioè abortiste).
Ricordiamo che la moglie dell’ex presidente Clinton, legata alla catena di cliniche abortive “Planned Parenthood Federation”, era sostenitrice del Partial Birth Abortion (aborto a nascita parziale) ovvero aborto consentito sino al nono mese con pratiche abominevoli ma che permettono di riutilizzare i tessuti dei bimbi non nati per essere commercializzati.
Quando gli elettori americani realizzarono quello che l’antagonista di Trump voleva supportare, molte preferenze si spostarono verso il candidato che sino ad allora era dato nei sondaggi per perso. Durante questi anni di presidenza Trump si è molto speso nella lotta pro-life e chiaramente questo aspetto lo caratterizzerà anche in questa fine di campagna elettorale. Se la sua mossa di nominare un nuovo giudice chiaramente in favore della vita e della famiglia risulterà vincente, resterà in piedi uno degli ultimi e più importanti baluardi in difesa della società e dei più deboli.
In caso contrario, la scelta degli americani determinerà una sicura ricaduta nel nostro Paese, ed influirà non poco sulle nostre vite.
È importante sapere che in Italia si effettuano di media circa 80.000 aborti chirurgici “legali” ogni anno (senza calcolare gli aborti chimici tramite RU 486) ed è altrettanto necessario essere consapevoli che questa strage di innocenti potrebbe aumentare a dismisura se alle elezioni ci sarà un cambio di presidenza.