Per tanti la paura del Covid-19 è più forte della fede
Di Diego Torre
Il Segretario di Stato, card. Parolin, ha messo a fuoco in un’intervista del 30 agosto “alcuni pericoli apparsi nella lotta contro la pandemia”… “il prevalere di approcci antropologici riduttivi che, concentrandosi sulla salute corporea, rischiano di considerare di fatto trascurabili le dimensioni spirituali“… “si è palesato il limite di un’interpretazione delle questioni sanitarie secondo paradigmi esclusivamente tecnici che ha praticamente negato alcuni bisogni fondamentali, ad esempio ostacolando la prossimità dei familiari e l’accompagnamento spirituale dei malati e dei moribondi”.
Tale analisi doveva essere la bandiera degli episcopati nei confronti delle autorità politiche e un magistero coraggioso per i fedeli smarriti.
La ripresa delle funzioni coram populo dopo il lockdown non ha realizzato quanto auspicato dal cardinale, ovvero “una maggiore consapevolezza della vita sacramentale, unitamente al desiderio e all’attesa di una più viva partecipazione alla liturgia, culmine e fonte di tutta quanta la vita della Chiesa”.
E allora prendiamone atto: per tanti la paura è più forte della fede. Per troppo tempo abbiamo pensato di sconfiggere la morte, esorcizzandola con gli applausi ai funerali, ritenendo iettatoria la sua evocazione, nascondendo i morti ai bambini.
E la fede che doveva combatterla? Ridotta ad assistenza sociale, consolazione psicologica, buonismo smidollato. Ma la natura ha ancora una volta presentato il conto e ce ne siamo accorti SOLTANTO perché i padroni dell’informazione ci stanno riempendo il cuore di paura.
Se la paura prevale sulla fede non è vera fede, chi ha una fede incrollabile si affida alla misericordia di Dio perche sa c he Gesù è sempre al nostro fianco e ci tiene per mano, tanto più in momenti bui come quelli che stiamo attraversando. Ica tetti