Shemà: “rompere col peccato per accogliere pienamente la conversione di cuore e vita”

Shemà: “rompere col peccato per accogliere pienamente la conversione di cuore e vita”

Shemà (in ebraico “Ascolta”), un commento al Vangelo del Giorno di Giuliva Di Berardino.

Anche a noi, uomini e donne del terzo millennio, Nostro Signore Gesù Cristo dice: “Shemà”. Ascoltiamolo!

 

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IL COMMENTO TESTUALE

domenica 27 settembre 2020

XXVI domenica del Tempo ordinario

In questa domenica XXVI del tempo ordinario siamo richiamati tutti dal Signore alla conversione del cuore e della mente.

Il Vangelo, in questa parabola di Gesù, ci mette davanti due atteggiamenti attribuiti a due figli, a dire che ci possono essere due modi di accogliere l’invito alla conversione: c’è chi risponde subito no, ma poi si pente e accoglie la conversione, ma c’è anche chi, dall’altra parte, dice subito sì, ma in realtà non si converte.

Il Vangelo ci mostra anche il fattore discriminante che è alla base di queste due reazioni alla grazia di Dio: l’aver provato su di sè l’esperienza del pentimento. In greco il verbo pentirsi, in questo testo, è metamhlomai, cioè cambiamento di opinione, cambiamento di intenzione, e questo termine, nel testo latino della Vulgata, è tradotto con “poenitentia“.

Il vangelo allora oggi ci fa comprendere che i pentimento è la conseguenza diretta della fede, perché è ciò che ci spinge ad agire secondo il desiderio di Dio e non secondo il nostro tornaconto, o il nostro comodo. Pentirsi è allontanarsi dal peccato e rivolgersi a Dio per avere perdono. Solo quando ci pentiamo, ci affidiamo alla Sua grazia salvifica, ci viene il desiderio di cambiare e diventare migliori. Pentirsi è un atto di innamoramento verso Dio, prendere il coraggio dall’amore per trasformare il no, detto a parole, in un sì detto con la vita. Ecco perché quì Gesù ci fa intuire con queste sue parole che non ci può mai essere perdono da parte di Dio, se prima non proviamo nel nostro cuore il pentimento, non ci può essere annuncio del Vangelo, se prima non proviamo nella nostra carne la tristezza di essere lontani da Dio e la decisione di non allontanarci mai più da Lui.

Ecco allora la grazia che possiamo chiedere oggi per noi e per tutti i nostri fratelli e sorelle nella fede sparsi nel mondo, ma riuniti nella celebrazione di questa santa domenica: chiediamo gli uni per gli altri il pentimento che ci fa decidere fermamente di rompere col peccato per accogliere pienamente la conversione del cuore e della vita. Certamente si tratta di una richiesta ardua,  perché entrare nel pentimento è sempre un cammino duro, che richiede grande coraggio, molta forza, molte lacrime, preghiere incessanti e sforzi continui, però il Signore ci assicura la gioia della conversione. E non lo fa a parole, ma dandoci grandi esempi di fratelli e sorelle che ci hanno preceduto.

Sì, oggi il vangelo ci dà una bella notizia e Gesù stesso ci dice che siamo preceduti!! Ci sono persone che possono farci da maestri, che possiamo avere come modelli affinché possiamo imparare a vivere il pentimento: le prostitute e i pubblicani che hanno creduto e accolto il Vangelo. Accogliamo allora, oggi, la gioia di lasciarci innamorare di Dio e di decidere una volta per tutte che è possibile dire sì a Dio senza tornare indietro, è possibile imparare a vivere non da ciò che è stato, ma da ciò che sarà. Buona domenica!

IL COMMENTO IN VIDEO: https://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g/videos

 

LE LETTURE DEL GIORNO

 

Prima Lettura
Dal libro del profeta Ezechièle 18, 25-28

Così dice il Signore:
«Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra?
Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso.
E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà».

Salmo Responsoriale
Sal. 23

RIT: Ricòrdati, Signore, della tua misericordia.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua verità e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza,
in te ho sempre sperato.

Ricordati della tua fedeltà che è da sempre.
Non ricordare i peccati della mia giovinezza:
ricordati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Buono e retto è il Signore,
la via giusta addita ai peccatori;
guida gli umili secondo giustizia,
insegna ai poveri le sue vie.

Seconda Lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési 2, 1-11

Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi.
Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

 

Vangelo
Dal Vangelo secondo Matteo 21, 28-32

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

 

GIULIVA DI BERARDINO*

 

* Giuliva Di Berardino, laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la “Licenza ad docendum” in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Dopo aver vissuto alcuni anni in Francia,insegna danza di lode e di adorazione. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia” (ed. dell’Immacolata), in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. Insegnante Religione Cattolica nella scuola pubblica ed è Pedagogista del movimento e liturgista.

 

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