Matteo e la sorpresa di un cambiamento che scandalizza i benestanti
di Giuliva di Berardino
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FESTA DI SAN MATTEO, APOSTOLO ED EVANGELISTA
La festa di oggi è in onore dell’apostolo Matteo, l’apostolo che ha ricevuto una chiamata tutta particolare. Matteo è stato chiamato nel mezzo del suo lavoro, tra le ricevute dei conti, in mezzo alle imposte che doveva far quadrare. Gesù vede un uomo seduto al banco delle imposte e gli dice solo una parola: “seguimi”, che in greco suona “akolutheimi”, il verbo che indica l’azione del discepolo, quella di camminare dietro, seguire il passo. E l’uomo chiamato Matteo si alzò, verbo greco anistemi, verbo che nel Vangelo evoca la realtà della risurrezione. Si segue il Signore da risorti, non da seduti! Si segue il Signore nella libertà, non nei raggiri di potere che costringono al sospetto dell’altro.
Matteo è l’apostolo che ha saputo accogliere la sorpresa di un cambiamento che scandalizza i benestanti, è l’apostolo che per sempre ci insegnerà che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. E oggi questo apostolo della libertà interiore ci ricorda che ciascuno di noi può accogliere Gesù nel suo lavoro, ciascuno di noi è invitato da Gesù a risorgere per seguire il cammino della libertà, dietro il Maestro Gesù.
Nella lettera di agli Efesìni 4,1-7.11-13 leggiamo chiaramente che “a ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo”. E noi lo sappiamo che il dono di Cristo non ha misura, perché la testimonianza di Matteo nel Vangelo è così semplice che non può essere che la verità, l’unica verità che possiamo tutti toccare con la vita: proprio quando pensiamo di essere lontani da Dio per come viviamo, per il lavoro che facciamo o per i peccati che abbiamo commesso o che commettiamo continuamente, allora Gesù passa, ci vede e ci dice “seguimi”. A noi la libertà di continuare a stare seduti come se non fosse successo nulla, oppure fare come Matteo: risorgere, per cominciare a vivere davvero.