“Liberi perché poveri, ricchi perché liberi. Questo è il mio castello di sabbia”

“Liberi perché poveri, ricchi perché liberi. Questo è il mio castello di sabbia”

Di Nicola Sajeva

Una fragilità che può nascondere un sogno, una provvisorietà che, staccandoci dalle realtà circostanti, può permettere agli occhi della nostra anima di intravedere nuove e migliori condizioni esistenziali.

Impostare su basi molto solide la nostra quotidianità, tentare di attrezzare la nostra ricerca, avere la possibilità di raggiungere mete che possano acquietare il nostro anelito di una vera pace spirituale, sono percorsi da intraprendere sempre con molta determinazione.

Felicità, serenità, equilibrio, fiducia nel domani sono le varie sfaccettature del sogno che, da sempre, continua a sbocciare nel cuore dell’uomo. Tutte le costruzioni più ardite della nostra capacità progettuale si identificano spesso nei castelli di sabbia che, da bambini, abbiamo imparato a costruire, ignari che un’onda, inconsapevolmente nemica potesse da un momento all’altro farli crollare.

Liberi perché poveri, ricchi perché liberi. Questo è il mio castello di sabbia che desidero affidare alla vostra attenzione curiosa, alla vostra fugace ammirazione. Sono qui per invitarvi a visitarlo e, possibilmente, farvi prendere in considerazione la voglia di renderlo più solido accogliendolo nel vostro cuore dove nessuna onda, inconsapevolmente nemica, riuscirà a raggiungerlo.

Povertà e ricchezza giocano sempre l’importante partita dove la posta in palio è rappresentata dalla conquista di una condizione di benessere psico-fisico. Nel tempo la speculazione dell’uomo continua a proporci accezioni spesso contraddittorie. Se diversi sono i punti di partenza altrettanto diversi saranno i traguardi raggiunti. La nostra saggezza è chiamata ad individuare tra mille luci ammalianti e accecanti l’umile e incerta lucerna in grado di farci scoprire la strada più conveniente per tutti. Proporre una ricchezza ricercata nella povertà fa saltare tutti gli schemi che, oggi, vanno per la maggiore e, conseguentemente, tutti i registri di cassa più in voga avranno difficoltà a far quadrare decentemente i conti. Utopia è la sola definizione che tutti mi invitano a sistemare tra i merli di questo castello di sabbia che mi vede tra i progettisti.

Questa indicazione rimane valida se della povertà e della ricchezza continuiamo ad ignorare le profonde valenze spirituali. Utopia se i teoremi vengono dettati da quel pragmatismo considerato erede universale del materialismo, oggi tristemente dilagante; realtà possibile se il copione che scegliamo di interpretare evidenzia, proponendoli, i germi rivoluzionari di quell’amore senza limiti che un certo Gesù di Nazaret, oltre duemila anni fa, iniziò a spargere per migliorare la convivenza umana.

I poveri in spirito, “coloro che si distaccano dai beni e dalle speranze terrene per mantenere intatta la fede e riporre in Dio tutta la loro fiducia” (Cfr. commento al capitolo 5,3 del Vangelo di Matteo), diventano gli astuti conquistatori della vera libertà che coincide, in ultima analisi, con la vera ricchezza.

Solo liberandoci da tutte le zavorre che rappresentano le conquiste più ambite così affannosamente ricercate, possiamo riuscire a raggiungere quelle altezze spirituali dove la nostra anima riuscirà a trovare gli umori corroboranti, i supporti sicuri su cui stabilmente costruire la dimora di una pace che non sarà compromessa da nessun evento, più o meno, contingente.

“Se non vi cambiate e diventate come i bambini….” (Mt. 18,3) è sempre quel figlio del carpentiere a metterci sulla strada maestra se desideriamo sentirci liberi e quindi ricchi; strada seguita da tutti i santi che, ancora oggi, continuano a dimostrarne la percorribilità.

Diventare bambini per continuare a proporre con i nostri castelli di sabbia le varie realtà in grado di travolgere tutte le corazzate, tutti gli impianti produttori di quell’egoismo che partorisce continuamente chiusura, isolamento, scontro, guerra, distruzione, morte.

La pace, la convivenza, l’amore del prossimo, la gioia di vivere possono conoscere la fragilità dei castelli di sabbia, possono essere considerate realtà utopiche; a smentire tutto ciò la nostra volontà di ignorare tutte le offerte, tutti gli sconti, tutte le subdole promozioni. Saremo liberi e beati se riusciremo ad essere poveri; saremo ricchi se riusciremo ad essere liberi.

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