L’attacco a Magdeburgo e i problemi con l’Islam
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GERMANIA E PRESENZA MUSULMANA
Nella serata di venerdì 20 dicembre 2024 un arabo a bordo di una Bmw scura ha percorso circa 400 metri in mezzo alle persone che affollavano il mercatino di Natale a Magdeburgo, in Germania, a circa due ore di macchina a ovest di Berlino.
II bilancio provvisorio dell’attacco terroristico, al momento in cui scriviamo, è di due morti e 68 feriti di cui 15 gravi. La polizia ha arrestato il conducente dell’auto, un uomo nato in Arabia Saudita nel 1974, e sta perquisendo l’area transennata del mercatino alla ricerca di esplosivi. Gli ospedali della zona si stanno preparando ad accogliere i feriti.
L’episodio ha risollevato l’attenzione su quanti problemi creano il terrorismo, la sempre crescente carenza di ordine pubblico e la mancanza di efficaci politiche di integrazione, in Germania come in altri paesi europei.
La presenza musulmana, sempre più forte, rappresenta una sfida per l’integrazione e la sicurezza. Infatti, la Germania ha una delle comunità musulmane più numerose in Europa. Con una stima di circa 5 milioni di musulmani, pari al 5-6% della popolazione totale, questo gruppo include sia immigrati che discendenti di immigrati provenienti principalmente dalla Turchia, dal Medio Oriente e da Paesi del Nord Africa.
L’immigrazione di musulmani in Germania ha radici che risalgono agli anni ’60, quando la Germania, in qualità di paese economicamente prospero, ha attratto lavoratori “ospiti” principalmente dalla Turchia. Negli anni successivi, molti di questi lavoratori e le loro famiglie si sono stabiliti permanentemente nel Paese, facendo crescere la comunità musulmana.
Questa crescita ha contribuito a plasmare una società sempre più multiculturale, ma ha anche sollevato questioni relative all’integrazione. La difficoltà di alcuni musulmani nel trovare lavoro, nella scuola e nell’integrazione sociale è un tema ricorrente nelle discussioni politiche tedesche. Le differenze culturali e religiose hanno spesso creato una barriera invisibile tra la comunità musulmana e la società tedesca, alimentando sospetti reciproci.
L’integrazione della comunità musulmana in Germania ha sempre rappresentato una sfida complessa. Sebbene il Paese abbia adottato politiche di integrazione, come programmi di lingua e educazione civica, molti musulmani continuano a vivere in una sorta di emarginazione sociale ed economica. Questo fenomeno è particolarmente evidente nelle grandi città, dove si trovano quartieri con una concentrazione significativa di persone di origine musulmana. In questi quartieri, l’accesso a opportunità economiche e sociali rimane limitato, e la disoccupazione tra i giovani musulmani è più alta rispetto alla media nazionale.
L’integrazione religiosa è un altro aspetto complicato. Nonostante la libertà religiosa garantita dalla Costituzione tedesca, la pratica dell’Islam in Germania è spesso stata vista con diffidenza. La costruzione di moschee, la visibilità del velo e le discussioni sul ruolo della Sharia hanno sollevato dibattiti sulla compatibilità della religione musulmana con i valori della democrazia liberale tedesca.
Un altro elemento che ha caratterizzato il dibattito sulla presenza musulmana in Germania è l’emergere del terrorismo jihadista. A partire dalla fine degli anni 2000, la Germania è diventata un obiettivo per gruppi terroristici come al-Qaeda e, successivamente, lo Stato Islamico (ISIS).
Diversi attacchi terroristici, tra cui l’attentato di Monaco nel 2016 e l’attacco al mercatino di Natale di Berlino nel 2016, hanno alimentato la paura e la diffidenza verso la comunità musulmana.
Il fenomeno del terrorismo jihadista ha messo in luce la necessità di una risposta coordinata tra le autorità tedesche e le comunità musulmane. Molti dei terroristi coinvolti in questi attacchi provenivano da ambienti marginalizzati, dove la radicalizzazione era alimentata dalla mancanza di opportunità e dal senso di alienazione.
La Germania ha avviato misure di sicurezza più rigorose, con un potenziamento dei servizi di intelligence e il rafforzamento della cooperazione internazionale contro il terrorismo. Tuttavia, la sfida è aperta, come dimostra l’attacco a Magdeburgo.
Negli ultimi anni le preoccupazioni legate al terrorismo e alla mancata integrazione hanno anche alimentato il consenso politico di partiti come Alternativa per la Germania (AfD, in tedesco Alternative für Deutschland) che promuove un’agenda politica che mette in discussione il multiculturalismo e propone politiche più restrittive sull’immigrazione e sulla sicurezza.
Non a caso, nei giorni scorsi, la co-presidente del partito Alice Weidel ha sottolineato che la “crisi migratoria rende le donne un bersaglio”. Secondo gli ultimi dati disponibili, infatti, nel 2023 in Germania più di 52.000 donne e ragazze sono state vittime di crimini sessuali come lo stupro, mentre ben 360 donne sono state uccise.
La portavoce federale dell’AfD Alice Weidel ha spiegato che “le dimensioni spaventose e l’elevata percentuale di sospettati stranieri di crimini sessuali contro le donne sono un segnale di allarme. Da quando nel 2015 l’Unione ha aperto le sue porte principalmente agli uomini provenienti da società arcaiche e misogine, le donne sono diventate un bersaglio. Un’inchiesta dell’AfD ha rivelato che almeno 6.897 persone in Germania sono state vittime di stupri di gruppo negli ultimi dieci anni. Solo a Berlino lo scorso anno si sono verificati 111 crimini di questo tipo. Quasi la metà degli autori di reati, ovvero il 48%, sono stranieri, mentre la percentuale di stranieri in Germania è del 16,4%. Le cose non possono e non devono continuare così. La Germania ha bisogno di una transizione migratoria per proteggere meglio le donne dagli attacchi basati sul genere”.
La stessa Alice Weidel, commentando l’attacco ai mercatini di Natale di Magdeburgo ha scritto: “Le immagini di Magdeburgo sono scioccanti! I miei pensieri vanno alle persone in lutto e ai feriti. Quando finirà questa follia?”.
È la stessa domanda che ci poniamo anche noi.