George MacDonald: compie 200 anni il maestro della fantasia

George MacDonald: compie 200 anni il maestro della fantasia

di Paolo Gulisano

IL GRANDE SCRITTORE SCOZZESE E’ IL MAESTRO INDISCUSSO DEL FANTASTICO “NOBILE” OTTOCENTESCO

Tutti conoscono il grande scrittore John Reuel Ronald Tolkien, l’autore del romanzo II Signore degli Anelli , così come è ben noto il grande Gilbert Chesterton apologeta, giallista, fondatore del Movimento Distributista e tanto altro ancora. Così come una grande fama ha anche C.S. Lewis, autore delle Cronache di Narnia, delle Lettere di Berlicche, di Diario di un dolore, uno dei maggiori intellettuali cristiani del ‘900.

Tutti e tra questi grandi autori britannici hanno avuto un maestro in comune, che in modi diversi ispirò la loro opera. Si tratta dello scrittore scozzese George McDonald, maestro indiscusso del fantastico “nobile” ottocentesco inglese, sontuoso cantore del “mondo intermedio” delle fate, dei giganti, degli gnomi.

Nacque esattamente duecento anni fa, nel dicembre del 1824, ad Huntly, nelle Highlands orientali, a poca distanza da Aberdeen. Dietro a Tolkien, Chesterrton e Lewis c’è dunque questo personaggio, purtroppo oggi dimenticato, che di fatto fu colui che generò la scintilla originaria di questi mondi e di questo tipo di letteratura, un vero e proprio maestro e capostipite.

Quest’uomo nel 1858, scosse il mondo letterario pubblicando un volume, Phantastes, che può a ragione essere considerato l’avanguardia della moderna letteratura fantasy. Questo singolare maestro visse attraverso buona parte dell’Ottocento: era nato in Scozia, dove le Highlands brumose degradano fino a incontrare il Mare del Nord, ma visse poi gran parte della sua vita in Liguria, cercando nel tepore della Riviera salute per il corpo e per lo spirito.

Fu pastore evangelico, ma dovette soffrire a causa dei suoi confratelli che lo allontanarono dal ministero, poiché aveva cercato di mitigare il rigore calvinista della propria confessione con una teologia della Speranza e della Misericordia. Coniugò la fede cristiana con lo spirito celtico visionario del popolo scozzese, custode di antichissime leggende e saghe tra reale e soprannaturale. Fu amico di diversi protagonisti della vita culturale del suo tempo, tra cui Lewis Carroll, l’autore di Alice nel Paese delle Meraviglie, e senza MacDonald questo libro, capolavoro della letteratura per l’infanzia, non sarebbe mai stato pubblicato.

Primo di una lunga lista di scrittori del ‘900 egli si fece portavoce della Fantasia nella misura in cui essa significa “far vedere” e insegna, con una voce particolare ma vera, la bellezza della realtà. I romanzi e le fiabe di MacDonald sono pervase dallo stupore per il vento che come la mano di una presenza più grande accarezza e sconvolge le creature; nei suoi racconti ci nutriamo della bellezza di un arcobaleno e dove la morte pare tiranna non possiamo che percepire quell’ultima parola che vibra d’amore per la vita  .

E’ solo per questa passione struggente per le cose che si diventa capaci di seguire il volo di una fata o la risata di uno gnomo e abili nel percepire quel “di più” che è nascosto nelle cose create da Dio e delle quali Egli si compiacque. La Fantasia non è altro che questo.

MacDonald visse per circa venticinque anni a Bordighera, vicino a Imperia, dove si era trasferito con la famiglia in cerca di un clima più salubre di quello britannico per la sua salute compromessa dalla tubercolosi. MacDonald costruì una casa che chiamò Casa Coraggio, che prendeva spunto dal suo motto: “Coraggio, Dio sistema tutto”.  Attività centrale di Casa Coraggio fu l’arte: la letteratura, la musica, il teatro.

Si sentiva un “pellegrino”, non solo nel senso fisico – il giovane George sarà sempre in viaggio per motivi di lavoro e di salute – ma soprattutto nel senso spirituale. Il carattere proprio della vita e dell’opera di MacDonald, che scaturì proprio dalla sua forte esperienza religiosa – fu quello della “concretezza”, la sua attenzione nel cogliere l’uomo nel suo dramma, cioè nelle sue azioni particolari, uniche e irripetibili, mentre si svolgono.

È una straordinaria lezione di realismo, che si avvale – paradossalmente – del linguaggio della fantasia e del fantastico. La sua spiritualità non è mai disincarnata, ma si fa azione. MacDonald vive anche una grande passione per le persone, per la gente concreta, in cui si imbatte quotidianamente. Le amicizie gli procurano grande conforto e grande gioia. MacDonald ebbe tantissimi amici, alcuni anche molto famosi come John Ruskin, Lady Byron, Mark Twain e soprattutto il timido reverendo Dogdson, che lui aiutò a pubblicare una favola che aveva scritto per i suoi figli: Alice nel Paese delle Meraviglie con lo pseudonimo di Lewis Carroll.

Chi meglio di tutti comprese la lezione di MacDonald fu Clive Staples Lewis,  che inserì lo scrittore scozzese in un suo romanzo, Il grande divorzio, in un ruolo che ricorda chiaramente quello di Virgilio nella Commedia:  “Voi non potete conoscere la verità eterna per definizione” fa dire Lewis a MacDonald.

L’amore, come il bene e il male, lo si verifica in azione, non bastano le teorie e le belle parole. George MacDonald non fu solo un grande maestro della letteratura fantastica, il grande precursore, ma anche un autentico maestro di vita.

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